Corvette Travel Experience: in viaggio verso 24 Ore di Le Mans con una Chevrolet Corvette C8 Stingray [FOTO]

Il racconto della nostra esperienza

Se un qualsiasi mio amico avesse scherzato sul fatto che nel futuro prossimo avrei vissuto l’atmosfera della 24 Ore di Le Mans a fianco di un plurivincitore della gara endurance, io non gli avrei mai dato credito alle sue parole. E, invece, eccoci qui a raccontare un’avventura dal sapore esotico, affascinante e incredibile. Un viaggio dalla Germania alla Francia con una Chevrolet Corvette C8 Stingray per ammirare la Grande Corsa, dalla posizione privilegiata del team ufficiale Corvette Racing: questa è la Corvette Travel Experience.

L’inizio del viaggio verso la 24 Ore di Le Mans

La storia comincia un mese prima, a maggio: il sottoscritto, che si pregusta una settimana di riposo a giugno per godersi dal divano la 24 Ore di Le Mans, riceve l’invito dal direttore: «Ti va di andare a Le Mans con Chevrolet?». Le valigie son già pronte sull’uscio della porta, e per questo non possiamo che ringraziare il gruppo Cavauto – unica società in Italia con mandato ufficiale di vendita dei modelli del gruppo General Motors – per l’incredibile opportunità concessa.

Dunque, la partenza da Milano Linate è fissata nel tardo pomeriggio di mercoledì 8 giugno, destinazione Francoforte. Arriviamo più tardi del previsto per lo sciopero dei voli, ma non mi preoccupo più di troppo perché il nostro (vero) viaggio scatterà la mattina seguente. Nostro perché non saremo gli unici, accompagnati da un paio di colleghi stranieri e diversi influencer.

Alla scoperta della Chevrolet Corvette C8 Stingray

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La mattina di giovedì, dopo una veloce colazione, finalmente vediamo lei: la Chevrolet Corvette C8 Stingray. Il nostro Lorenzo Bellini l’aveva già provata in anteprima alla fine dello scorso anno, ma per me si tratta del primissimo contatto con la vettura americana. Una “muscle car” che, per lo step all’ottava generazione, ha deciso di diventare una “supercar”, spostando il motore dall’anteriore al centro-posteriore e adottando linee più aggressive.

Una scelta che forse fa storcere il naso a qualche appassionato di vecchia data, però quanto è bella! Rossa fiammante, pronta a farmi divertire con il suo motore V8 aspirato da 6.2 litri e una potenza di 482 CV. Sulla carta i dati delle performance ci fanno brillare gli occhi: velocità massima di 296 km/h, accelerazione 0-100 km/h in 3,5 secondi.

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Quello che mi aspetta, però, è un viaggio di circa 800 km, quasi 8 ore di (auto)strada. E farlo con una bestia come la Chevrolet Corvette C8 Stingray potrebbe non essere una passeggiata per uno degli aspetti più importanti nei road trip: il comfort. Eppure, a sorpresa, dopo un estenuante viaggio mi alzo dal sedile bello fresco e riposato. Ed è questo il punto di forza della “C8”: essere la compagna ideale per macinare chilometri su chilometri anche con la sua indole frenetica e racing.

Merito soprattutto dei sedili, del cambio automatico a otto rapporti con doppia frizione, del volante sportivo ben realizzato, dell’infotainment e delle casse marchiate Bose (sulle quali abbiamo pompato della buona French Touch alla Daft Punk, visto che stiamo andando in Francia…), del ponte centrale con tutti i tasti per l’aria condizionata (e non solo) e, piccolo dettaglio, dei due vani portaborracce ideali per la nostra bottiglia di Coca Cola e il tubetto di patatine.

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In più, se vogliamo divertirci ancor di più, abbiamo la possibilità di personalizzare la nostra guida con diverse modalità. A partire dalla Tour (quella base), passando per la Sport e la Pista. Tuttavia – e viene qui il bello – abbiamo la MyMode e la Z-Mode, quest’ultima attivabile solo da un comodo pulsante sul volante. Possiamo cambiare il sound del motore, la rigidità del volante e delle sospensioni, la risposta del cambio, il feeling del pedale del freno, diminuire il controllo di trazione… Sembra di essere nella modalità Personalizzazione dell’ultimo Need For Speed.

Le corse in salsa francese

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Prima di arrivare a Le Mans, dobbiamo fare alcune tappe: due obbligatorie per il rifornimento di carburante (con lo sguardo di qualche curioso di vedere quattro Corvette assetate dallo stesso benzinaio) e una di piacere, in un antico tempio della velocità: il circuito di Reims. Attivo dal 1925 fino al 1972, ospitò la Formula 1 e il Motomondiale, oltre ad essere stata sede della prestigiosa 12 Ore di Reims, considerata una gara importante nel calendario sportivo degli anni Cinquanta assieme proprio alla 24 Ore di Le Mans.

Tra quelle rovine culla della storia del motorsport (comunque restaurate pochi anni fa da alcuni appassionati), non posso che constatare la bellezza della nostra Chevrolet Corvette C8 Stingray nel suo ambiente più naturale: quello delle corse. Ed è proprio qui che mi viene naturale condividere un primo video in diretta per parlare della vettura, che già mi ha conquistato.

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Solo verso il tardo pomeriggio raggiungiamo la nostra meta e procediamo a far riposare tutti i cavalli della nostra auto nella scuderia. Già, avete intuito bene: alloggeremo all’Ippodromo di Hunaudieres, situato all’interno del Circuit de la Sarthe. Ci sono dei container – ognuno nominato con il nome di un punto della pista francese – adibiti a piccole stanze con letto e bagno, l’indispensabile per vivere la 24 Ore di Le Mans in serenità.

L’accompagnatore “speciale” di nome Oliver Gavin

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Questa è solo la prima piccola parte della Corvette Travel Experience. Infatti, questa esperienza – appunto – porta lo spettatore all’interno di Corvette Racing e a vivere da vicino una gara. Con la squadra americana impegnata nel FIA World Endurance Championship è nata anche questa opportunità, ma a guidarci e ad accompagnarci per tutti i giorni nei meandri delle corse di durata c’è una persona in particolare.

Prima di rivelare il suo nome, elenco solo parte di ciò che ha vinto nella sua oltre ventennale carriera con Chevrolet: cinque vittorie alla 24 Ore di Le Mans, altrettante alla 12 Ore di Sebring e alla Petit Le Mans, quattro volte campione dell’American Le Mans Series e una volta titolato dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship. Roba da far venire la pelle d’oca solo a sentire nominare. Lui è Oliver Gavin, oggi brand ambassador per Corvette e colui che ha sviluppato in pista la “C8”.

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Ritorniamo quindi alla nostra avventura in terra francese. Poco dopo l’arrivo, ci catapultiamo subito in pista per vedere la sessione dell’Hyperpole – quella che determina le migliori posizioni sullo schieramento di partenza – e l’ultima sessione di prove libere in notturna. Il nostro hub sarà il lounge di Corvette, posto proprio sopra al box del team ufficiale: una postazione privilegiata per osservare la corsa, con schermi tv che mostrano la diretta in pista, i tempi e le posizioni in pista.

Il giorno più succoso è il venerdì, quello seguente al nostro arrivo in Francia. Non tanto per l’attività in pista – perché tradizionalmente non sono programmate attività in pista – quanto per la nostra Experience. Oliver ci illustra gli spazi del box, assistendo con la sua guida all’allenamento dei meccanici nel cambio gomme-freni dell’auto, e ci coinvolge in una chiacchierata con Tommy Milner e Nicky Catsburg, due dei sei piloti ufficiali.

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La grande sorpresa arriva poco dopo, quando ritorniamo al lounge Corvette. In maniera del tutto casuale, si crea una sorta di tavola rotonda con al centro della discussione Tadge Juechter, Executive Chief Engineer di Corvette e presente anche lui per la Experience con sua moglie, che inizia a raccontarci com’è nata la Chevrolet Corvette C8 Stingray, le sfide affrontate per spostare il motore alle spalle del guidatore e tutto ciò che ne comporta a livello di guida e tecnica. Non ci rendiamo conto che, in un battito di ciglia, rimaniamo ad ascoltarlo per un’ora e senza prenderci degli appunti, proprio perché è stata “un’improvvisata” meravigliosa.

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Suggestiva anche la classica parata dei piloti, ritornata più viva che mai quest’anno dopo i due anni bui a causa del COVID-19, con diversi gioielli del passato e del presente dell’automobilismo – tra cui una lunga cordata di Corvette – nel centro città a Le Mans, dove noi siamo in prima fila. Non vi nascondiamo che siamo riusciti anche a sgattaiolare nel paddock VIP pre-parata, dove abbiamo ammirato tutte le auto da vicino e visto un certo Henri Pescarolo (quattro volte vincitore assoluto a Le Mans, protagonista anche con un suo team negli anni Duemila).

“Signori, accedente i motori”

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Il sabato è il grande giorno. Abbiamo la possibilità di effettuare la grid walk sul rettilineo di partenza e di vedere ancor più da vicino le protagoniste della gara. Ovviamente scatta anche la foto di gruppo con le Chevrolet Corvette C8.R, le armi da battaglia del marchio di General Motors. La partenza è qualcosa d’indescrivibile: oltre 60 auto che rombano e già in battaglia per la vittoria, con oltre 40.000 persone ad assistere dagli spalti.

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Nel corso della gara, riusciamo a osservare le auto all’interno della prima chicane del rettilineo che porta a Mulsanne e all’esterno della curva Indianapolis. Qui abbiamo modo di approfondire con Oliver tutti i segreti di questi due punti del tracciato: come affrontarli al meglio, come gestire le frenate, qual è la velocità d’ingresso richiesta, quando e dove sorpassare. È meraviglioso poter chiacchierare con una leggenda come lui, inimmaginabile senza questa opportunità. Soprattutto, scoprire che davanti a noi abbiamo – e passateci il termine – una persona qualunque, che ama alla follia le corse, è una sensazione indescrivibile.

L’ultimo momento con Oliver è un pit-stop notturno, a mezzanotte, dove vediamo da vicino l’impegno dei meccanici nell’essere efficienti nonostante l’ora indichi, piuttosto, che è tempo di andare a dormire. Ed è questa la sfida di Le Mans: spingersi oltre il limite, non solo in pista.

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Il sottoscritto decide di rimanere sveglio per tutta la gara – anche se mi concedo un pisolino di due ore – e di vivere l’atmosfera che la circonda. Infatti, la 24 Ore non solo dei motori che rombano incessantemente in 13 chilometri di pista, ma è anche un momento di festa nel paddock, dove la gente (specialmente i giovani) ballano con la musica da discoteca a tutto volume, beve birra e mangia senza limiti, si diverte con la compagnia dei propri amici… È una sorta di grande festival, che accoglie anche i più piccoli in un’area a loro dedicata.

Purtroppo, parlando della corsa in sé, Corvette Racing sarà bersaglio facile della sfortuna: un problema tecnico costringe il ritiro della Chevrolet Corvette C8.R #63, mentre un incidente causato da un prototipo LMP2, molto più veloce e dunque in fase di doppiaggio, mette KO la #64 che si stava giocando la vittoria. Entrambe le auto erano partite dalla prima fila nella propria categoria, la LMGTE Pro.

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Con questa nota amara si conclude la gara, ma non la nostra esperienza. L’ultima sera, con i nostri compagni di viaggio, con Oliver e con tutta la crew del Corvette Travel Experience, ci gustiamo una piccola grigliata, con il sole al tramonto che ci regala dei colori caldi e soffici e delle fresche birre a sugellare la nascita di un rapporto speciale e d’amicizia tra tutti i presenti. E proprio in quel momento non realizzo ancora quanto sia stata straordinaria avventura che ho vissuto, che rimane viva più che mani nella mia testa anche dopo oltre tre settimane – con una quarantena obbligatoria in casa per positività al COVID-19.

Quando il lunedì sera, a Francoforte, salgo sul mio aereo diretto a Milano, ho una sensazione di nostalgia di quella magica settimana. Perché con Oliver, sua moglie Helen, il “Team OG” formato da Alok, Borre, Jan, e Sebastian, lo staff di Chevrolet Europe, i nostri colleghi e i nostri compagni di viaggio abbiamo stretto un’intesa vincente in brevissimo tempo, nonostante le barriere linguiste e culturali. Ed è proprio questo il potere di una passione comune per l’automobilismo: riunire tutti sotto un’unica tenda.

Infine, parlando della mia – beh, dopo oltre 1.400 chilometri posso dirlo – Chevrolet Corvette C8 Stingray ho la certezza di essermene perdutamente innamorato. Della sua velocità. Della sua eleganza sportiva. Del suo eccezionale ambiente interno. Del suo rombante motore. «L’automobilismo fa parte di me, del mio corpo. Quattro ruote, un sedile, un volante. È questa la mia vita» diceva un certo Ayrton Senna. E vale lo stesso per il sottoscritto con la “C8”.

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Le bellissime foto dell’articolo sono state scattate da Lena Willgalis

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