Emmanuel Macron difende lo stop ai motori termici nel 2035: “Senza non ci saranno più fabbriche di batterie in Europa”

Per Macron senza lo stop ai motori termici l'Europa dovrà dire addio alle GigaFactory

Emmanuel Macron difende lo stop ai motori termici nel 2035: “Senza non ci saranno più fabbriche di batterie in Europa”

Emmanuel Macron collega direttamente il futuro delle auto elettriche in Europa alla data del 2035, difendendo con forza la scadenza che vieta la vendita di nuove auto con motore a combustione interna a partire da quell’anno. Il presidente francese ha lanciato un chiaro avvertimento ai partner europei: “Se abbandoniamo l’obiettivo del 2035, dimenticatevi le fabbriche di batterie in Europa”.

Per Macron senza lo stop ai motori termici l’Europa dovrà dire addio alle Gigafactory

Secondo Macron, il traguardo del 2035 è diventato il segnale che ha attratto miliardi di euro di investimenti in gigafactory sul continente. “Quando sono arrivato all’Eliseo otto anni fa, non c’era una sola fabbrica di batterie in Europa”, ha ricordato, evidenziando l’importanza della continuità normativa per sostenere l’industria europea. Abbandonare l’obiettivo, ha avvertito, significherebbe “disfare tutto ciò che abbiamo costruito”.

Le normative europee stabiliscono che dal 2035 tutte le nuove auto e i nuovi furgoni venduti nell’UE dovranno emettere 0 grammi di CO2 per chilometro, aprendo la strada esclusivamente a veicoli elettrici a batteria, a idrogeno o altre tecnologie a zero emissioni. Francia e Spagna hanno chiesto di mantenere questa scadenza, mentre Germania, Italia e altri Stati spingono per una transizione più graduale, includendo ibridi plug-in e carburanti sintetici.

Macron ha ribadito l’allineamento con l’obiettivo del 2035, sottolineando che esso incoraggia cambiamenti nelle pratiche industriali, conferisce credibilità agli investimenti e protegge posti di lavoro, pur prevedendo “flessibilità” nella transizione per settori vulnerabili e incentivi per veicoli prodotti in Europa.

L’industria automobilistica ha chiesto una revisione del calendario, citando difficoltà tecnologiche e di mercato, ma oltre 150 aziende del settore elettrico e organizzazioni ambientaliste insistono per mantenere il percorso originale, avvertendo che ogni indebolimento favorirebbe i competitor cinesi e americani.

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