Hyundai e il futuro dell’auto: dalle elettriche al car sharing con Andreas-Christoph Hofmann

Intervista speciale con il Vice Presidente Marketing e Prodotto di Hyundai Motor Europe

Il futuro del mondo dell’auto è sotto molti aspetti ancora incerto. In questi ultimi anni abbiamo visto la nascita di nuove tecnologie, come l’elettrificazione e la guida semi-autonoma, che hanno trasformato quelle che un tempo erano semplicemente delle macchine in veri e propri gioielli di tecnologia e questo quasi su tutti i settori. È vero che al giorno d’oggi le auto costano sempre di più, ma è anche vero che parliamo di vetture che, nel caso un bambino attraversi improvvisamente la strada, sono capaci di fermarsi automaticamente con una velocità irraggiungibile da qualsiasi essere umano. Questo, però, ha comportato dei cambiamenti persino nei modelli di acquisto delle vetture. Come si potrà evolvere la situazione? Lo abbiamo chiesto ad Andreas-Christoph Hofmann, Vice Presidente Marketing e Prodotto di Hyundai Motor Europe.

Hyundai è cambiata molto rispetto ai suoi primi anni in Italia, quando era percepita come un marchio “smart”. Oggi la tecnologia si è evoluta molto e le vostre auto sono anche molto avanzate e ricche. Qual è la percezione del marchio oggi in Europa dopo tanti anni di lavoro?

È cambiato molto dai primi anni. Oggi veniamo percepiti come un marchio moderno. La gente ha riconosciuto come ora sia possibile avere accesso alla tecnologia in modi sconosciuti in precedenza. Coloro che entrano nel mondo di Hyundai ammettono che prima non sapessero che la tecnologia fosse così alla portata. A volte sembra che i brand lottino fra di loro per poter dire di essere i primi ad aver introdotto una particolare tecnologia, piuttosto che per aumentare la soddisfazione del cliente. I compratori, seppur lentamente, si stanno accorgendo di come questi sistemi siano sempre più alla portata. Se ci confrontate con gli altri nel mercato mainstream, noi ci piazziamo già ad un livello molto alto. Ma se vi mettete ad osservare tutto il pacchetto nel suo insieme, allora vi renderete conto dei grandi benefici [delle auto Hyundai].

A volte è difficile spiegare che esiste un motivo preciso per cui le auto di oggi siano più costose di quelle di un tempo. Tra l’altro il vostro futuro risiede nell’elettrificazione, un’altra grande rivoluzione, soprattutto con il puro elettrico. Il pubblico è preoccupato per l’autonomia e la vita della batteria. Abbiamo bisogno di cambiare il nostro atteggiamento verso la vita quotidiana in auto. Che cosa ne pensate di questa diffidenza?

Hai ragione, il pubblico è ancora spaventato nei confronti dell’elettrificazione. Noi puntiamo ovviamente a superare questa diffidenza. Prima di tutto con la nuova piattaforma E-GMP, che non renderà più l’autonomia un problema. La nuova “normalità” saranno percorrenze da oltre 500 km, così che il pubblico non debba più essere spaventato da questo aspetto. Per quanto riguarda le opportunità di ricarica, dobbiamo sperare in tutta Europa nel supporto dei governi. Come già sapete, abbiamo alcuni mercati, specialmente nel nord Europa, che hanno iniziato ad investire nel loro network per rendere la mobilità elettrica accessibile. In più stanno spingendo molto sui benefit e sugli sconti. Quindi io credo che, grazie alla tecnologia da una parte e al network dall’altra, sia solo una questione di tempo prima che l’elettrico divenga comune. Comunque noi [di Hyundai] non ci appoggiamo solamente alle batterie elettriche, perché magari questa è solamente una tecnologia di passaggio. C’è chi ritiene che l’idrogeno sia un sistema più utile per il futuro e anche per le elettrificate. Le problematiche sono ancora di meno se si possiede il network adeguato, eliminando le preoccupazioni per l’autonomia ad esempio. Si possono percorrere comodamente 600-700 km, ma non è necessario avere una stazione di ricarica a casa. I governi sono molto ottimisti verso l’idrogeno come la principale fonte futura di energia e per questo ci appoggiamo molto su questa tecnologia. Nonostante sia molto costosa da sviluppare. Se considerate il livello raggiunto dal 48 V e dall’idrogeno, potete ben immaginare come la nostra spesa per la ricerca e sviluppo sia molto alta rispetto a chi invece ha scelto di non appoggiarsi anche su questa tecnologia.

Una delle critiche maggiori rivolte al mondo dell’auto elettrica riguarda la produzione stessa dell’energia che serve per alimentarle e costruirle. Come risponde a chi punta il dito verso questo problema? State lavorando con le amministrazioni anche per quanto riguarda le infrastrutture?

Sì, questi sono tutti problemi che dobbiamo superare. In questo momento il focus rimane più sulla produzione e la vendita piuttosto che su un futuro riciclaggio. Ci sono ancora degli aspetti da sistemare. Se ci fate caso, ricordando quando altre tecnologie arrivarono sul mercato, come ad esempio l’uso dell’alluminio nell’industria automobilistica o la fibra di carbonio, è sempre stata presente una curva molto ripida in ascesa per gli investimenti e per la produzione di vetture. Lo stesso avviene per le batterie. Stiamo comunque già discutendo molto non solo sulla produzione, ma anche sul riciclo dell’energia e delle batterie. Penso che questo sia l’unico modo per portare la questione sotto la luce dei riflettori. Sia per quanto riguarda il riciclo, che la sicurezza e la garanzia. Per questo abbiamo già fornito ai nostri clienti una garanzia di 5 anni su ogni auto e sulle batterie delle elettrificate addirittura di 8 anni. Dobbiamo costruire la fiducia del pubblico e così i volumi aumenteranno, i prezzi si abbasseranno e anche le possibilità di riciclare cresceranno. È solo questione di tempo. La tecnologia già esiste, ma è ancora molto costosa. I clienti cominciano a chiedere risposte a queste domande, ma bisogna fare un passo per volta.

In un mondo sempre più attento all’aspetto ecologico dell’auto, quanto è importante il motorsport?

Per essere onesti, ce lo chiediamo noi stessi tutti gli anni. Nel WRC siamo campioni del mondo in carica con la possibilità di esserlo ancora per molti anni e questo spiega efficacemente quale sia la nostra strategia in questo senso. Ovviamente anche qui l’elettrificazione prima o poi farà il suo debutto. In generale ci aiuta molto sulle nostre auto sportive, come quelle della gamma N. Motorsport e gamma N hanno uno stretto legame reciproco e quest’ultima è rivolta ad un piccolo gruppo di appassionati che amano il motorsport. Per cui se abbiamo successo nelle gare, forse questi fan penseranno ad acquistare una N. Personalmente, comunque, non penso che sul lungo periodo le competizioni possano continuare se non verranno date risposte adeguate dal punto di vista ambientale. Abbiamo visto com’è stato difficile per la Formula 1 con il processo di ibridizzazione. Si può pensare alla Formula E, ma poi manca davvero tanto il suono. Come vedete, è davvero difficile scegliere la giusta direzione. Prima o poi, però, dovremo chiederci se il motorsport è davvero un campo a sé oppure se è anche una piattaforma marketing. E in quel caso ci dovremmo chiedere se non esistano altre piattaforme più efficaci. Non dobbiamo ancora rispondere a queste domande in questo momento, ma prima o poi dovremo.

Parliamo dell’atto di “acquistare un’auto”. Per molti anni le uniche soluzioni percorribili sono state l’acquisto della vettura nella sua interezza o al massimo il pagamento rateale. Ora, però, si stanno aprendo per i privati nuove soluzioni, come il leasing e il noleggio, che in passato erano riservate unicamente ai professionisti. Come pensa che si svilupperà il mercato in futuro? Pensa che questi due sistemi, che consentono di avere in pochi anni auto sempre più nuove e moderne, prenderanno il sopravvento oppure l’acquisto dell’auto e il mantenimento a lungo termine sarà ancora preponderante?

Io credo che ci saranno entrambe queste soluzioni. La tendenza è ovviamente questa (verso il noleggio e il leasing, n.d.r.) e dobbiamo per forza offrire queste soluzioni. Io però credo che tutto avvenga a “ondate”. Soprattutto con i più giovani, che potrebbero essere non troppo interessati a “possedere” un’auto e sarebbero invece più interessati ad un modello nel quale condividono una vettura. Quindi dobbiamo ideare una soluzione che sia attraente e che metta a disposizione del cliente una vettura e che possa sentirsi libero di usarla. Dall’altra parte, però, stiamo anche rilevando come la futura generazione sembrerebbe più interessata a possedere veramente un’auto. Non stiamo parlando di grandi appassionati, ma comunque di persone che vogliono davvero comprare una vettura. Penso a città di cui ho esperienza con buone reti di car sharing, come Berlino o Francoforte: si ha a disposizione un’auto tecnologica, ma quando si sale a bordo spesso non è pulita come vorremmo e non ci trasmette buone sensazioni. Ancora nessuno è riuscito a trovare una vera soluzione grazie alla quale viene fornita un’auto secondo necessità che però al tempo stesso sia anche piacevole da usare. […] Forse si sta andando verso noleggio e leasing, ma il modello dello sharing potrebbe non essere una soluzione di successo. Ci sono società con una lunga esperienza nel settore, come Sixt, che si stanno occupando di studiare e far evolvere il fenomeno, i cui problemi però non sono ancora stati risolti. Io credo che entrambi i modelli possano essere percorribili (acquisto e noleggio/leasing, n.d.r.) e dobbiamo offrirli entrambi, specialmente se vogliamo completare la transizione verso il ruolo di “fornitore di mobilità”. Senza dubbio dobbiamo offrire ai nostri clienti diverse possibilità, ma l’auto è ancora una proprietà privata. Pensate anche a questo periodo di pandemia: molti costruttori hanno spostato la vendita verso i canali online, ma i clienti vogliono ancora andare dal concessionario. Vogliono vedere l’auto dal vivo. Vogliono guidare l’auto. Soprattutto sul mercato mainstream, dove la fidelizzazione è anche piuttosto bassa quindi i clienti passano da un brand all’altro. Come potrebbero provare l’auto senza averla fisicamente sempre a disposizione? Ci sono varie soluzioni, le stiamo affrontando come chiunque altro. Non posso garantire al 100% come questo potrà evolversi, ma dovremo guardare ogni singola soluzione e decidere nel corso del tempo se ognuna potrà sopravvivere o meno.

In un mondo dove le alternative ecologiche sono uno degli argomenti più discussi per quanto riguarda l’automotive, quanto è importante il motorsport professionistico?

Questa è una domanda molto valida. Ce lo chiediamo ogni anno noi stessi. Per esempio nel WRC 2020 siamo diventati campioni del mondo costruttori e anche quest’anno possiamo vincere, ma si riflette davvero su di noi. Naturalmente l’elettrificazione finirà per giocare un ruolo anche in questo genere di motorsport. Ma in generale, ad essere molto onesti, aiuta molto le nostre auto più sportive, le N, che rappresentano circa il 10% delle nostre vendite, per cui [il motorsport] si riflette molto sul piccolo gruppo di appassionati che ama le gare e che, vedendo che Hyundai vince, potrebbe pensare di comprarne una. Io personalmente penso che il motorsport non potrà sopravvivere sul lungo termine se non darà delle risposte precise in termini di ambiente. Guardiamo ad esempio la Formula 1, che migliorerà ancora di più la loro ibridizzazione. La Formula E è un’alternativa, ma ne perde il “sound”. È difficile trovare il giusto equilibrio, ma prima o poi dovremo chiederci se il motorsport è la giusta piattaforma oppure se ne dobbiamo trovare un’altra che sia più interessante per il pubblico. Non dobbiamo ancora trovare delle risposte a questo punto, ma mano a mano dobbiamo cercare le giuste soluzioni.

Parliamo proprio dell’atto di “comprare un’auto”. Personalmente guardando il caso dell’Italia, per molti anni l’unico modo di acquistare un’auto era pagarla subito nella sua interezza o al massimo a rate. Ora abbiamo nuove vie, anche per i privati, come il leasing. Come pensa che reagirà il mercato? Pensa che in futuro ci sarà ancora spazio per gli acquisti tradizionali o tra dieci anni ci saranno soprattutto leasing e noleggi?

Io penso che ci saranno entrambi. La tendenza c’è e dobbiamo offrire prodotti in questo senso. Io credo che tutto accada a “ondate”. Specialmente se vediamo i più giovani durante gli ultimi anni sono sembrati meno interessati a “possedere” un’auto, ma piuttosto stavano cercando contratti particolari o car sharing. Quindi stiamo cercando delle soluzioni che possano essere attraenti e che possano coprire dei punti cruciali richiesti dal cliente per avere un libero accesso ad un’auto. Dall’altra parte, l’attuale generazione sembra invece ancora più interessata a “possedere” un’auto rispetto alla precedente. Quindi il mercato sta andando in entrambe le direzioni. Esistono però dei problemi. A Berlino e a Francoforte, per esempio, ci sono queste soluzioni di mobilità alternativa basate sullo sharing, che sono perfette dal punto di vista software, ma che devono affrontare guai come la pulizia delle auto e gli eventuali danni. Questo non ti restituisce una bella sensazione e nessuno è ancora riuscito a trovare una vera soluzione nella quale ti viene consegnata un’auto nella quale ci si possa trovare a proprio agio. Penso che il coronavirus ci abbia insegnato che la stessa auto deve essere una sorta di bolla nella quale il guidatore può fare quello che vuole e i servizi di car sharing non hanno ancora trovato una soluzione. Probabilmente è la prossima strada da percorrere, ma il modello sharing potrebbe non essere conveniente, nemmeno per le aziende come Sixt, per esempio. Sono attivi da anni, ma hanno delle difficoltà nel far evolvere questo mercato, perché ci sono alcuni ostacoli ancora non superati. Sicuramente noi dobbiamo evolverci e diventare dei veri provider di mobilità, perché i clienti ci chiederanno questa possibilità, ma possedere l’auto offre molti vantaggi. Durante il coronavirus abbiamo visto lo sviluppo di molte nostre capacità soprattutto online, compreso l’acquisto dell’auto, ma i clienti non l’hanno apprezzato più di tanto, perché vogliono andare dal concessionario. Vogliono vedere l’auto, vogliono guidarla, in particolare è importante coltivare la fedeltà al brand e incentivare il passaggio da altri e come sarebbe possibile farlo senza avere l’oggetto concreto davanti? Non c’è una vera soluzione al momento. Siamo in una fase di sperimentazione, come tutti gli altri. Non posso darvi una previsione sicura al 100% di come si svilupperà il settore ed è per questo che dobbiamo creare tutte le alternative prima di decidere su quale segmento puntare e quale invece cedere a terze parti.

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