Incentivi auto 2022: fino a 6.000 euro di ecobonus per le elettriche

La pubblicazione del ‘Decreto Energia’ in Gazzetta Ufficiale ha dato il via libera definitiva agli incentivi per il settore automotive nel 2022 e per gli anni successivi. Restano ancora da definire le modalità per l’accesso al bonus, che dovranno essere ufficializzate entro il 31 marzo. Tuttavia, sono arrivate le prime anticipazioni.

Due fasce

I fondi disponibili per quest’anno saranno 700 milioni di euro, che cresceranno poi ad un miliardo dal 2023. Si andrà avanti con il sistema a fasce di emissioni, ma con una probabile novità: secondo quanto anticipato dal deputato Giuseppe Chiazzese, infatti, saranno solo due le categorie, quelle 0-60 g/km e l’altra 61-135 g/km.

Per la prima dovrebbero venir stanziati 450 milioni, per la seconda 150 milioni, mentre i restanti 100 milioni saranno destinati come aiuti alle imprese del settore. Visto che, all’interno del decreto, non si è parlato solamente di incentivi per l’acquisto di vetture, ma anche come fondi per il sostegno dell’intera filiera.

Fino a 6.000 euro

Quali saranno gli sconti con l’Ecobonus 2022? Secondo le indiscrezioni arrivate nelle ultime ore, i contributi singoli andranno da 1.250 a 6.000 euro, a seconda della fascia di emissioni. Sempre con la presenza di un’auto da rottamare. Dovrebbe esserci, invece, uno sconto di 4.000 euro, solo per fascia più bassa, senza rottamazione.

Le altre news

Ci saranno altre due novità per l’Ecobonus 2022: un limite di prezzo ed il vincolo di proprietà. Per quanto riguarda la prima nota, le vetture per accedere agli incentivi non dovrebbero costare più 45.000 euro (più Iva) nella fascia 0-60 g/km, mentre di scende a 25.000 più Iva per quella tra 61 e 135 grammi al chilometro di CO2.

Infine, all’interno delle modalità definitive, verrà inserito un vincolo di proprietà di un anno. Chi acquisterà una vettura con gli incentivi, non potrà fare alcun passaggio di proprietà nei primi 12 mesi. Questo perché “gli ultimi incentivi sono spariti in due giorni – spiega Chiazzese – ma era chiaro che non fossero stati i cittadini a usarli”.