Incidente Casal Palocco, lo youtuber Matteo Di Pietro: “La mia vita è rovinata, vorrei tornare indietro. Ma andavo a 65 all’ora, non 124”

Il 20enne indagato per omicidio stradale e lesioni ha parlato davanti al giudice

Incidente Casal Palocco, lo youtuber Matteo Di Pietro: “La mia vita è rovinata, vorrei tornare indietro. Ma andavo a 65 all’ora, non 124”

Matteo Di Pietro, lo youtuber dei The Borderline, indagato per omicidio stradale e lesioni dopo l’incidente di due settimane fa a Casal Palocco, Roma, ha parlato di fronte al Gip Angela Gerardi.

A cinque giorni dal suo arresto, il 20enne che era alla guida della Lamborghini Urus che ha travolto una Smart uccidendo il piccolo Manuel di 5 anni e ferendo la madre e la sorellina di 3 anni, si difende nell’interrogatorio di garanzia dando la sua versione: “Non andavo a 124 chilometri orari, al massimo a 65. Lei non ha rispettato la precedenza“.

Il nodo della velocità e della precedenza

Parlando per circa un’ora davanti al giudice, Matteo Di Pietro ha detto: “Sono pentito, prego ogni giorno per il bambino. Se solo potessi tornare indietro e cancellare quella giornata”. Il ragazzo, che starebbe pensando anche di scrivere una lettera alla famiglia del piccolo Manuel, ha inoltre smentito la tesi dell’alta velocità, sostenendo di viaggiare al momento dell’impatto al massimo a 65 km/h, quindi molto più piano rispetto ai 124 km/h di cui parla l’ordinanza del Gip ed emersa dal Gps presente sul SUV Lamborghini.

Va precisato che si tratta di un dato indicativo, quello relativo alla velocità di 124 km/h nei momenti immediatamente precedenti allo scontro con la Smart, non completamente attendibile e che dovrà essere supportato dalla consulenza cinematica, il cui esito fornirà ulteriore chiarezza e fondatezza sulla velocità del SUV al momento dell’incidente.

Il pericolo di inquinamento delle prove

Al di là delle affermazioni rese da Di Pietro, il giudice ne suoi confronti ha parlato di “indole aggressiva” e personalità “non tranquillizzante” come è scritto sull’ordinanza di custodia cautelare. Gli arresti domiciliari, sostiene il Gip, sono stati disposti principalmente per il pericolo di inquinamento delle prove, tenendo presente, come scritto dal giudice, il mancato rinvenimento di due telecamere con le quali gli youtuber riprendevano all’interno della Lamborghini e che sono state fatte sparire.

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