Inquinamento legato ai veicoli, ricerca dell’EPHA: il costo in cure ammonta nell’Ue a 70 miliardi di euro l’anno

Osservati speciali i motori diesel

Uno studio dell'organizzazione non governativa European Public Health Alliance segnala un ingente costo, in termini di cure mediche, associato all'inquinamento atmosferico
Inquinamento legato ai veicoli, ricerca dell’EPHA: il costo in cure ammonta nell’Ue a 70 miliardi di euro l’anno

Una cifra che ammonta almeno a 70 miliari di euro l’anno. Risulta questo il costo destinato alle cure segnalato da una ricerca della organizzazione non governativa European Public Health Alliance, o più semplicemente EPHA, incentrata sull’inquinamento atmosferico associato ai veicoli da trasporto.

L’analisi

In base a quanto segnalato dall’ong, che si è concentrata sui valori di emissione nell’uso reale, dunque senza tenere in considerazione i dati segnalati dalle industrie automobilistiche, l’inquinamento causato dai gas generati dalla combustione costa in cure mediche all’incirca 70 miliardi di euro annui nell’Unione europea. Visite e accertamenti che riguardano in particolare il sistema cardiocircolatorio e le vie respiratorie.
L’EPHA, sempre considerando quanto ripreso dall’agenzia ANSA, ha valutato i costi sanitari legati alle sole malattie imputabili all’inquinamento atmosferico nei 28 Paesi dell’Unione europea. Patologie che colpiscono in particolare polmoni e cuore. Mentre, come evidenziato ancora, mali come demenza o diabete non sono stati tenuti in considerazione nel calcolo, pur ipotizzando radici comuni con le problematiche già indicate. Un altro aspetto sottolineato nell’analisi è l’incidenza dei diesel, considerando che secondo la ricerca ben “tre quarti del danno” sono collegati a questo tipo di motorizzazioni.

Gas serra in aumento

Quanto segnalato dall’EPHA può essere valutato anche tenendo presente la recente analisi dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, la WMO, che ha evidenziato un aumento dei gas serra nello scorso anno. Nello specifico il livello di anidride carbonica ha raggiunto mediamente nel 2017 una quota record di 405,5 parti per milione. In soli due anni il dato è cresciuto sensibilmente, dato che nel 2015 è stato accertato un valore medio di 400,1 parti per milione.
Secondo il bollettino diffuso dall’organizzazione, è apparsa più alta anche la concentrazione di metano e di N2O, ovvero il protossido di azoto. In risalto poi, nonostante sia in vigore un accordo di regolamentazione internazionale, una nuova incidenza di CFC-11, ossia il triclorofluorometano. Un elemento che ha un accertato e rilevante impatto sull’effetto serra, quindi sul buco dell’ozono da quanto segnalato.

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