L’ingegnere che ha lasciato il lavoro in Ferrari da 3.000 euro al mese per insegnare a scuola

Lo stipendio dimezzato non ha frenato la sua voglia di fare il professore

L’ingegnere che ha lasciato il lavoro in Ferrari da 3.000 euro al mese per insegnare a scuola

Sappiamo che lavorare in Ferrari rappresenta il massimo delle ambizioni professionali per la maggior parte degli ingegneri meccanici. In tanti casi è un vero e proprio sogno da inseguire, quello di riuscire far parte della Casa di Maranello, che oltre al prestigio di lavorare in una della aziende più popolari e riconosciute del mondo permette anche di avere notevoli soddisfazioni personali, che vanno da un gran bello stipendio ai numerosi benefit, basti pensare al recente premio di produzione da 13.500 euro per ogni dipendente concesso dalla Casa del Cavallino Rampante.

L’ingegnere 46enne che molla il lavoro in Ferrari per cambiare vita

Discorso che vale ancor di più quando parliamo di profili senior con ruoli di responsabilità di un team, ma che in alcuni casi, seppur rari, può non rappresentare la priorità. Se qualche tempo fa ci eravamo imbattuti nella storia del giovane meccanico che aveva rifiutato l’assunzione in Ferrari per lo stipendio troppo basso, la vicenda dell’ingegner Silvio Capizzoto è ancora più singolare. Dopo essere riuscito a entrare in Ferrari e aver raggiunto un posizione di responsabilità nell’azienda modenese ha deciso, dopo soli due anni e mezzo, di mollare tutto, dimettersi e cambiare totalmente vita con un stipendio dimezzato rispetto a quello percepito a Maranello.

Come ha raccontato lui stesso in un’intervista al portale orizzontescuola.it, il 46enne ingegnere siciliano, è stato assunto in Ferrari a marzo 2015, dopo una lunga gavetta nel settore automobilistico, con esperienze in Fiat e Lamborghini, come responsabile del progetto BiW (Body-in-White) e con una retribuzione di tutto rispetto: “In Ferrari prendevo circa 3.000 euro al mese. Avevo un ruolo di responsabilità. Tanti ragazzi aspirano a quel posto”.

Ferrari

La seconda vita da professore

Un lavoro impegnativo e al tempo stesso stimolante, come spiegato Capizzoto, che si occupava di progetti ad elevati livelli di complessità, tra i quali che hanno portato alla realizzazione della Ferrari Portofino. Tuttavia le ottime condizioni professionali raggiunte non hanno impedito all’ingegnere originario di Messina di mollare tutto, azzerare completamente la carriera che aveva costruito fino a quel momento, lasciare il lavoro dei sogni in Ferrari per buttarsi nel mondo dell’insegnamento. Una seconda vita professionale totalmente diversa dalla prima, dove l’ingegner ha iniziato da precario per poi, dopo aver vinto il concorso nel 2022, diventare insegnante di ruolo in un istituto professionale di Modena.

L’insegnamento come una missione

Così l’ambizione di guidare la crescita dei ragazzi, oltre a poter beneficiare di ritmi di lavoro meno frenetici, ha avuto la meglio su quella di guidare lo sviluppo della prossima supercar del Cavallino, come ha raccontato Capizzoto nello spiegare il motivo del suo radicale cambio di vita: “Io ero orientato per la carriera in azienda, poi però ho cambiato idea. L’insegnamento non è un lavoro ma quasi una missione. Tra le motivazioni c’era anche l’idea di avere più tempo libero, di poter gestire il tempo in modo diverso. Spesso facevo 12 ore al giorno. Come insegnante invece lavoro meno ore. Anche se, a dir la verità, pensavo di lavorare meno”.

Nessun pentimento della scelta fatta

La volontà del neoprofessore di dedicarsi alla scuola non è stata frenata nemmeno dal notevole gap di stipendio tra quello che percepiva in Ferrari e quello da insegnante, come lui stesso racconta: “Non faccio l’insegnante per i soldi né per altro tipo di gratificazioni, si fa per i ragazzi”. E se qualcuno gli chiede se a quattro anni di distanza si sia pentito di aver lasciato il lavoro in Ferrari lui risponde di no, spiegando di essere molto soddisfatto e contento della scelta fatta.

Una domanda questa che spesso l’ex ingegnere Ferrari che ha preferito la cattedra alla fabbrica di Maranello si sente rivolgere proprio dai suoi alunni, come afferma il professore: “Quando i miei studenti mi chiedono perché ho lasciato la Ferrari per insegnare, io rispondo che mi piacciono le cose difficili”.

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