Mercato auto usate in Italia e in Europa: quale l’impatto della guerra in Ucraina?

Dalle difficoltà di approvvigionamento al caro carburante

Mercato auto usate in Italia e in Europa: quale l’impatto della guerra in Ucraina?

Così come il mercato europeo delle auto nuove, anche quello delle auto usate deve fare i conti con gli effetti derivanti dalla guerra tra Russia e Ucraina, un conflitto armato che ha stravolto i piani di ripresa del settore automobilistico che in questi ultimi anni è stato falcidiato dalla pandemia di Covid-19 e dalla crisi dei semiconduttori che ha compromesso la catena di produzione e di vendita dei veicoli.

Ma quali sono le conseguenze della guerra in Ucraina che vanno a incidere, aggravando la crisi, sul mercato delle auto usate? A fornire una risposta, individuando principalmente tre aree di impatto, è Matas Buzelis, esperto di auto e responsabile della comunicazione di carVertical.

Catene di fornitura danneggiate

Buzelis sottolinea come il mercato automobilistico russo, sebbene non sia il più grande, svolge comunque un ruolo significativo nella filiera dell’industria automotive. La Russia esporta diversi componenti nel settore auto, oltre a importanti materie prime: basti pensare che la Germania si affida totalmente a titanio, ferro e palladio importato da Mosca. Inoltre, con 108 milioni di tonnellate di minerale ferroso prodotto nel 2021, la Russia è il quinto produttore mondiale di minerale ferroso e rifornisce le acciaierie europee, che ora sono costrette a sostenere costi d’approvvigionamento più elevati e difficoltà per ottenere questo metallo da altri Paesi.

L’invasione russa ha avuto un impatto anche sull’industria automobilistica in Ucraina. Ad esempio, alcune Case auto tedesche come BMW e Volkswagen hanno un grande fornitore ucraino di cinture di sicurezza. Inoltre l’Ucraina è il terzo più grande produttore mondiale di nichel e alluminio, due materie prime preziose e necessarie anche per le batterie e le componenti dei veicoli elettrici. A ciò si aggiunge che l’Ucraina produce quasi il 70% del gas neon mondiale, necessario per componente come i microchip, che già scarseggiano da tempo.

Maggiore difficoltà nel trovare una buona auto usata

Se l’acquisto di un auto usata era già più complicato e costo nel 2021, lo sarà ancora di più nel 2022 con i rivenditori di auto usate che si trovano ad affrontare una carenza di veicoli. Quest’ultima è una diretta conseguenze della crisi del mercato della nuove auto, con i costruttori che stanno abbassando i volumi di produzione, cercando per una maggiore stabilità. Da ciò deriva un rallentamento del flusso dei veicoli nel mercato dell’usato, con molti che rinviano la vendita della loro auto o non se ne sbarazzano affatto.

In questo contesto, spiega Buzelis, risulta più difficile trovare un’auto usata a condizioni vantaggiose, con il rischio di imbattersi in veicoli in cattive condizioni che, per rivenditori e cliente, oggi è molto più alto rispetto a uno o due anni fa.

Prezzi delle auto usate imprevedibili

Altra questione riguarda i prezzi della auto usate che, dopo aver raggiunto i massimi storici nel 2021, subiscono gli effetti di una situazione, la guerra, senza precedenti nel mercato dei veicoli usati dell’Europa orientale. Per anni, gli acquirenti di auto usate dall’Ucraina si sono riversati in Polonia, Lituania, Slovacchia e Ungheria, optando solitamente per veicoli più vecchi (con più di 10 anni), in particolar modo con motore diesel. L’inevitabile riduzione del flusso di cliente, sottolinea Buzelis, altererà il mercato dei veicoli usati nei Paesi vicini all’Ucraina, portando a un probabile calo dei prezzi della auto usate più vecchie con i concessionari spinti a mitigare le perdite per adeguarsi al contesto critico.

L’influenza dei prezzi del carburante

Tra i fattori che impattano sull’attuale mercato dell’auto, sia nuove che usate, non può non esserci il “caro carburante“, con i prezzi che in molti Paesi europei hanno abbondantemente superato la soglia critica di 2 euro al litro (come sappiamo bene anche in Italia), facendo da incentivo a cambiare le abitudini quotidiane relative alla mobilità.

“L’aumento dei prezzi del carburante – afferma l’esperto di carVertical – indurrà alcuni automobilisti a spostarsi meno. Le persone possono ridurre il loro chilometraggio annuo scegliendo il trasporto pubblico o altri mezzi di trasporto alternativi. Meno chilometri si tradurrebbero anche in meno incidenti, con conseguente risparmio nei costi di gestione”.

Questo trend ridurrebbe il numero di veicoli in strada, ma allo stesso tempo accresce l’interesse per i veicoli a basso consumo, rendendo così le auto con motori diesel ancora più appetibili, che però troveranno spazio principalmente nei Paesi che non hanno una tassazione sui veicoli con livelli di emissioni di CO2 più elevati.

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