Mercato in crisi: l’Unrae chiede l’immediata attivazione degli incentivi
Cardinali: "Il -33% è impressionante, ma non sorprendente"
Il mercato italiano dell’auto continua la sua crisi profonda ed il -33% registrato nel mese di aprile preoccupa non poco tutti gli esperti del settore. Un crollo iniziato a marzo 2020 con l’inizio della pandemia e proseguito con gli stop alle fabbriche, la crisi dei chip, la guerra in Ucraina ed i tempi biblici di consegna delle auto nuove.
Incentivi ancora al palo
Una serie di eventi negativi a livello mondiale, a cui si sta aggiungendo, in Italia, il ritardo nell’entrata in vigore degli incentivi annunciati da quasi un mese. Il decreto firmato dal premier Mario Draghi non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, gli sconti non sono ancora disponibili. Con il rischio non lo siano ancora per un po’. È questo il timore di Andrea Cardinali, direttore generale Unrae, per il prossimo futuro.
L’auspicio è che “non si aggiungano i tempi burocratici per la messa a punto della piattaforma di prenotazione e della messa online delle Faq applicative – le sue parole a Quattroruote – Vi sono alcune questioni interpretative da sciogliere ed è importate il quadro sia subito chiaro”. Per accelerare il processo ed evitare anche un pericoloso click day, che potrebbe far terminare a stretto giro di posta gli incentivi, in particolare per la fascia più richiesta, quella tra 61 e 135 g/km.
La crisi del mercato
Quel -33% è “impressionante, ma non c’è nulla di sorprendente – ha proseguito – Alla vigilia dell’entrata in vigore degli incentivi l’effetto attesa si fa indubbiamente sentire. Nessuno immatricola nulla che non sia strettamente necessario”. Aspettando di poter accedere agli sconti, i cui effetti, però, “inizieranno a manifestarsi sulle immatricolazioni a fine autunno. Sarà un problema anche per lo Stato, che inizierà a incassare l’Iva solo a fine anno”.
Di conseguenza, ci attendono ancora mesi difficili, con una previsione di “1,4 milioni di immatricolazioni” per il 2022 e con il problema legato alla “disponibilità economica delle famiglie e la propensione alla spesa. Questo scenario di inflazione al 6% è molto preoccupante per gli acquisti di beni durevoli”.
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