Normativa Euro 7: secondo l’Acea “potrebbe creare i nuovi poveri della mobilità individuale”

Nel 2025 dovrebbe scattare la nuova normativa ma i tempi sarebbero troppo stretti per un'applicazione su larga scala

Normativa Euro 7: secondo l’Acea “potrebbe creare i nuovi poveri della mobilità individuale”

Si parla sempre più spesso delle nuove normative antinquinamento Euro 7 per i motori endotermici che dovrebbero venir introdotte dal 2025. La realtà dei fatti è che non esiste ancora una data certa entro la quale i costruttori auto dovranno adeguare la tecnologia dei loro motori endotermici (a patto che ne esisteranno ancora dopo i prossimi 5 anni). L’Acea (Associazione europea dei costruttori auto), lancia quindi un grido d’allarme, dove è richiesta precisione e chiarezza da parte dell’Unione Europea per ciò che riguarda le soglie da dover rispettare e le tempistiche.

Si cambierà entro il 2025?

L’Acea ha infatti presentato a giugno 2021 la domanda per stabilire degli standard di omologazione per i futuri motori Euro 7 a partire dal biennio 2025/2026. La decisione definitiva dell’UE è però slittata da luglio 2021 ad Aprile 2022, causando enormi ritardi nella pianificazione degli investimenti da parte delle case automobilistiche, le quali non dispongono ad oggi di una chiara deadline e di procedure di omologazione sulle quali testare i futuri motori endotermici.

Molti esperti ritengono quindi irreale il 2025 come anno di ingresso dei futuri motori Euro 7 e c’è chi chiede a gran voce uno slittamento fino al 2028 per poter rivedere al meglio le strategie di investimento.

Il direttore generale di Acea, Eric-Mark Huitema spiega: “La riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 rappresentava già un obiettivo alquanto sfidante, ma le nuove restrizioni sembrano piuttosto impossibili da raggiungere. Se non supportati da un massiccio impegno delle istituzioni per realizzare una fitta ed efficiente infrastruttura di ricarica, i nuovi limiti rischiano di compromettere la mobilità individuale europea dei prossimi anni. I punti di ricarica necessari sarebbero oltre 7 milioni sul suolo europeo, contro i 3,9 milioni ipotizzati e i soli circa 200 mila oggi effettivamente operativi“.

Huitema sostiene quindi che potrebbero crearsi forti disparità tra gli stati europei, dove uno standard di emissioni comune non rispecchierebbe le reali possibilità di sviluppo dei singoli paesi. Sostiene che imporre il limite di 0 emissioni dei veicoli entro il 2035 appare oggi “prematuro”, una soglia da rivedere sicuramente nel 2028 per paragonarla ai progressi che l’infrastruttura elettrica potrà fare nei prossimi 6 anni.

Huitema ancora: “I futuri veicoli elettrici dovranno essere realmente alla portata di tutti, altrimenti la mobilità individuale rischierà di diventare un lusso alla portata di pochi, creando inevitabili tensioni sociali e un completo stravolgimento della libertà di movimento per come la conosciamo oggi“.

 

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