Renault Clio, sempre più forte sul mercato italiano
Stenta ancora, però, il segmento elettrico
Il gruppo francese, negli ultimi mesi, ha aumentato considerevolmente il suo fatturato nel nostro paese.
A dircelo è il direttore generale di Renault Italia Bernard Chrétien in una conferenza stampa ricca di dati e percentuali, dove sostanzialmente viene richiamata l’attenzione anche sulle novità che Renault terrebbe in serbo per l’avvenire. Il gruppo, stando alle analisi presentate, avrebbe avuto una crescita, fino a giugno del 2014, del 27,5%. Cifra notevole tenuto conto che i consumi generali, e dell’automobile in particolare, in Italia, nonostante qualche timido cenno di ripresa, rimangono ancora fondamentalmente al palo. Il gruppo automobilistico d’oltralpe spera che tale trend si confermi ancora durante il mese di luglio, grazie all’arrivo del Duster Freeway, e a settembre, mese in cui dovrebbe entrare in scena la nuova Twingo.
In particolare, nel primo semestre del 2014, il marchio ha totalizzato, tra auto e veicoli commerciali, 69.495 nuove immatricolazioni. Naturalmente una tale crescita ha determinato una evoluzione positiva del titolo quotato sul mercato balzato all’8,52%, con un miglioramento di 1,58 punti percentuali. Merito di tale andamento lo si dovrebbe, dati Renault Italia alla mano, anche alle vendite della Renault Clio, che, con 22.289 auto immatricolate nel semestre 2014, si confermerebbe la vettura straniera preferita dagli italiani. Riguardo quest’ultimo modello, vincente sarebbe stata la politica della personalizzazione, il 50% delle Clio vendute possiede infatti tratti caratteristici scelti dall’utente.
Unica nota stonata, all’interno di questo corale ben armonizzato, sembrano essere i consumi della mobilità elettrica: nei primi mesi dell’anno 2014 il gruppo Renault Italia avrebbe immatricolato appena 314 unità. Su quest’ultimo dato dolente, è lo stesso DG Bernard Chrétien a prendere una posizione chiara: “Non possiamo dire di essere soddisfatti di questi risultati – ha riconosciuto – ma questa non è una ragione per non andare avanti su un percorso che potrebbe rivelarsi un successo, magari tra 4-5 anni.”
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