Uber: il Ceo promette 50.000 posti di lavoro all’Europa

Travis Kalanick si apre al dialogo con le amministrazioni

Dopo le tante polemiche degli ultimi mesi, il colosso statunitense si mostra disponibile a collaborare in un'ottica di innovazione continua. L'obiettivo è quello di espandere i nuovi servizi e siglare nuove partnership, chiedendo però al vecchio continente una maggiore libertà nella concessione delle licenze
Uber: il Ceo promette 50.000 posti di lavoro all’Europa

Una promessa, dopo le tante polemiche, è quella che arriva da Uber all’Europa. A farla è il Ceo dell’azienda californiana, nata per offrire un servizio di trasporto automobilistico privato e tanto odiata dai tassisti di mezzo mondo.

Durante un intervento alla Dld (Digital-life-design) Conference, tenutasi di recente a Monaco di Baviera, il numero uno di Uber ha parlato di 50.000 posti di lavoro in arrivo in Europa, assieme a una diminuzione delle vetture circolanti pari a 400.000 esemplari. Messi da parte l’approccio aggressivo e l’atteggiamento tipico dei colossi americani, il giovane Travis Kalanick ha deciso di tentare la strada della diplomazia e di venire incontro alle amministrazioni delle città del vecchio continente, con le quali negli ultimi tempi il dialogo non era stato particolarmente aperto e produttivo.

“Per il 2015 – ha dichiarato il Ceo – Uber ha grandi obiettivi per i driver e le città d’Europa. Ma non possiamo arrivarci da soli”. L’obiettivo primario è quello di siglare nuove partnership con le città europee in un’ottica innovativa.

In cima alla lista delle priorità c’è il progetto UberPool, presentato a Parigi nel mese di novembre. Il servizio permette a più utenti di spartirsi il costo per un singola corsa e si basa sul concetto già visto con UberPop, dove gli utenti sono messi in contatto diretto con i privati automobilisti. Servizio peraltro considerato da molti illegale. Le corse delle auto vengono ottimizzate mediante un algoritmo, così che in una sola corsa si possano soddisfare più clienti. L’opzione “Pool” permette un risparmio del 10% sulla tariffa, che può arrivare fino al 50% se l’itinerario coincide con quello di un altro passeggero.

Ma obiettivo di Uber è anche quello di continuare a garantire la sicurezza per i suoi utenti, specialmente dopo alcuni episodi di violenza, vera e presunta, ai danni dei passeggeri. L’azienda americana, ha spiegato ancora Kalanick, sta lavorando con i governi per garantire la sicurezza e allo stesso tempo aumentare la concorrenza.

Nel 2014, 22 giurisdizioni americane hanno approvato nuove normative in tema di ridesharing e anche India, Olanda e altre città come Bruxelles e Helsinki stanno operando in questa direzione, con un conseguente miglioramento per quanto riguarda inoltre i dati relativi agli arresti di driver che si mettono al volante dopo aver abusato di alcol o droghe.

Il Ceo ha portato ad esempio la città di Seattle, dove la presenza di Uber ha consentito una diminuzione del 10% negli arresti per guida sotto l’effetto di alcool e stupefacenti.

“Quando i consumatori possono connettersi a qualsiasi provider di trasporto a prezzi diversi e i driver hanno la libertà di scegliere il modo in cui si guadagnano da vivere, le città vedono una riduzione degli arresti per guida in stato di ebrezza, aumentano le corse per i quartieri meno abbienti con maggiori guadagni per i conducenti”, ha concluso Kalanick.

Uber ha però chiesto ai governi anche qualcosa in cambio, come l’abolizione del limite per il numero dei guidatori e più facilità nel concedere le licenze.

Nonostante il quadro apparentemente ottimistico illustrato dal colosso statunitense, la situazione non è però così rosea. Kalanick è stato infatti incriminato in Corea del sud per l’illegalità del servizio taxi, bandito a sua volta dal tribunale di Madrid.

In Italia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi ha dichiarato di ritenere Uber un servizio illegale, ma non si è andati oltre. Intanto l’attività procede indisturbata e anzi promuove sempre nuove iniziative, come quella natalizia, in collaborazione con Eataly, che provvedeva alla consegna dei panettoni. La scorsa estate lo stesso business era stato avviato per la consegna dei gelati.

La consegna a domicilio è tra le nuove frontiere del futuro e il pubblico sembra apprezzare: a Natale la richiesta di panettoni superava quella degli autisti di Uber.

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