24 Ore di Le Mans 2015: dove il tempo è giudice di emozioni [VIDEO E FOTO]

Correre pensando sempre al domani

I momenti trascorsi in uno dei teatri internazionali della velocità, sommerso dai rumori e le visioni di una gara intensa, faticosa ma gratificante in ogni aspetto

24 Ore di Le Mans 2015 – La 24 Ore di Le Mans è una grande storia di complicità, se ci pensate. I piloti condividono con il giorno e la notte un rapporto intenso tra amici, tra conoscenti, tra compagni. Si stuzzicano, si cercano, si dividono e poi si ritrovano ogni anno, sempre alla stessa ora, sempre nello stesso posto.

Si è circondati dal calore e dal tempo, l’invisibile presenza che scandisce le pause e i ritmi, che è custode dei trionfi e delle sconfitte, che consegna alla storia immagini e momenti. Un insieme di lingue e di culture si incontrano tra le strade, i passaggi che portano al tracciato, le tribune piantate su erbose colline, per condividere una stessa passione, e non c’è angolo del circuito che non la trasmetta al mondo. Quella voglia di sentirsi parte di evento internazionale è presente dal più piccolo souvenir sfoggiato con gli amici, alla più ampia hospitality. Senza dimenticare che è la città stessa a contagiarti con la sua passione.

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La corsa è fusa con la città stessa, sono un’unica realtà. Diversi luoghi, angoli e monumenti rimandano costantemente alla corsa, e ci si accorge di essere in un luogo dove l’automobilismo non è solo una forma d’arte, ma è soprattutto aggregazione. Un’essenza inebriante miscelata nell’aria, che nella testa trasmette le stesse emozioni che provano i bambini davanti ai loro miti. Davanti a “Mr. Le Mans” Tom Kristensen ad esempio, il cui sguardo si immerge un’altra volta nella visiera quando parla di come affrontare la Le Mans, o Allan McNish altro maestro di questa classica che snocciola opinioni e consigli.
E si ritorna ragazzi, si riprovano quei momenti di spensierata gioventù quando si affrontava il mondo con l’entusiasmo viaggiante oltre i 300 km/h. Inseguendo i propri beniamini nei momenti di aggregazione, che ridipingono le strade di Le Mans. L’arrivo dei piloti in parata diventa una festa composta di folclore e divertimento, da impreziosire con una visita al monumento sulla quale i vincitori di questa classica hanno posto le loro impronte. E quasi subito si ha voglia di poggiare la propria mano su quella dell’indimenticabile Michele Alboreto o su altri intramontabili protagonisti della maratona. Così come questi si sono legati al luogo attraverso le loro imprese, questo universo di sensazioni a sua colta prova a contagiare chiunque, in attesa della gara.

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Allo start l’adrenalina sale assieme all’urlo dei motori, che non abbandonano più gli appassionati sino al giorno dopo. I suoni imperiosi e brutali delle Corvette o delle “barchette” Rebellion, intensi come le accelerazioni funamboliche delle Ferrari 458 della classe GTE Pro o quelli più addolciti e fulminei delle motorizzazioni ibride di Porsche 919 Hybrid, Audi R18 e-tron quattro e Toyota TS040 Hybrid, tentano di lottare con il buio e impedirti di chiudere gli occhi. Lottano anche i meccanici con la stanchezza, resistono anche le gomme contro le accelerazioni brutali e i fulminei contatti con i cordoli. Tutto sembra riportare a quelle intrepide giornate estive in cui si partiva per il mare o per un altro mondo, e ci si lasciava andare a funamboliche traversate notturne in attesa dell’alba. Ai fuochi sulla spiaggia si sostituiscono le luci di questi bolidi che illuminano il tracciato, per poi distendersi sui sacchi a pelo che ogni tanto compaiono sulle gradinate. Il mattino è uno dei quei saluti che difficilmente si dimenticano. Passano le ore, passano i momenti, ma si sa che resteranno i ricordi anche dopo lo sventolio della bandiera a scacchi. La festa c’è ancora, la prossima è ancora tutta da vivere.

Si ringrazia Michelin Italia

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