Auto, bici o mezzi pubblici? Mobilità durante e dopo il coronavirus

I temi del pomeriggio con Forum Automotive

Auto, bici o mezzi pubblici? Mobilità durante e dopo il coronavirus

Il coronavirus ci ha costretti a restare in casa per quasi due mesi e sta cambiando anche la mobilità, per via della necessità del distanziamento sociale. Ne sta pagando le spese il trasporto pubblico, calato sensibilmente, ma anche nelle città si stanno effettuando o progettando dei cambiamenti nella circolazione, causando più di una polemica o dei disagi, soprattutto per gli automobilisti. È stato questo il tema dell’incontro odierno di Forum Automotive.

Il cambiamento della mobilità per il coronavirus

Proprio da qui è partita la discussione, con le parole di Geronimo La Russa (presidente ACI Milano): “È un cambio epocale. I mezzi pubblici sono ampiamente ridotti nel loro uso, solo un terzo sono i posti disponibili – le sue parole – Il mezzo privato diventa protagonista, l’automobile deve essere considerato il mezzo principale, per chi arriva più lontano o ha bisogno di trasportare persone anziane o deve fare degli acquisti e trasportarli”.

La conferma è arrivata anche da chi vive e amministra le due metropoli. “Ora i mezzi pubblici vengono usati solo dal 20% rispetto a quanto avveniva prima”, ha spiegato Marco Granelli, assessore alla mobilità del Comune di Milano. “A Roma le metropolitane hanno calato gli accessi dell’85%”, il rilievo di Giuseppina Fusco, presidente di ACI Roma. E, dunque, chi si deve spostare ricorre al mezzo privato, soprattutto per la paura di contagi e di assembramenti.

Milano e le piste ciclabili

Il piano di Milano, con i 23 chilometri di piste ciclabili sulle direttrici principali della città, sta facendo molto discutere. “È contro gli interessi della città, del commercio e del PIL della città, sacrificato sull’altare della mobilità dolce – le parole di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione – Mi immagino come sarà in inverno, quando in bicicletta non si viaggia. Io non le demonizzo, facciamo la Zona 30 ovunque, consentirebbe la coabitazione”.

La risposta dell’assessore milanese: “Non siamo contro le auto, la scelta è stata quella di cercare un equilibrio. Il trasporto pubblico deve permanere un asse portante, ma dobbiamo riuscire a diversificare ed aiutare i cittadini che, usando le due ruote, ci aiutano a contrastare il traffico. Se tutti decidessero di usare le auto, ci sarebbe una coda unica da Sesto Marelli a San Babila”.

Le difficoltà e il futuro dei mezzi pubblici

Come dicevamo, a subire il coronavirus sono stati soprattutto i mezzi pubblici: “C’è ancora grande diffidenza – spiega Claudio Lubatti, rappresentante ANCI dell’Osservatorio Ministeriale Nazionale del Trasporto pubblico locale – I numeri sono talmente bassi, attualmente, che le infrastrutture stanno reggendo, bisogna vedere cosa accadrà quando saremo di nuovo a regime”.

Ma quando accadrà? “Io penso che le città abbiano fatto bene ad incentivare il ritorno il prima possibile del servizio al completo. Però dovremo osservare le prossime settimane e vedere quanto tempo ci metteranno i cittadini a tornare sui mezzi pubblici. E come farli sentire di nuovo al sicuro”.

Le due ruote in crescita, ma senza motore

Le auto creano traffico, i mezzi pubblici creano poca sicurezza, sono così le due ruote le protagoniste della Fase 2 della lotta al coronavirus. Come dimostrano gli incentivi governativi per biciclette e monopattini: “Il mondo delle due ruote è contento a metà. Grandi incentivi per le bici, ma non per il resto della mobilità a due ruote – ha spiegato Pier Francesco Caliari – direttore generale di Acma – Quest’ultimo soffrirà molto, visto che si tratta di un mercato stagionale”.

Come sarà la mobilità alla fine dell’emergenza?

L’emergenza finirà, si spera il più presto possibile. Ma come cambierà la mobilità? “Bisogna intervenire sulla domanda e non sull’offerta – spiega Giuseppina Fusco – partendo da quanto abbiamo vissuto con il lavoro da remoto, con una domanda minore di spostamenti”. Lo smartworking può essere sicuramente un aiuto per una mobilità più sostenibile: “Io terrò PSA al 50% in remoto permanente”, le parole di Gaetano Thorel, ad di PSA Italia.

Servirà, però, anche agire sul parco auto: “Noi abbiamo il parco circolante più vecchio d’Europa – prosegue il dirigente PSA – Il progetto dovrebbe partire da quello, impedendo alle vetture da Euro 0 a Euro 3 di circolare, nel giro di alcuni anni, grazie ad incentivi e altre iniziative”. Non solo favorendo l’elettrico: “Gli incentivi non devono essere solo per le auto con la spina, le vetture Euro 5 e 6 inquinano molto di meno rispetto alle vetture precedenti”.

Cercando poi di avere il giusto equilibrio: “Tutto dipende dal senso civico, la mobilità non può prescindere da nessun mezzo”. E Pier Francesco Caliari lancia un’idea: “Per arrivare ad una nuova mobilità dovremo fare un cambiamento culturale, ma se non iniziamo ad insegnarlo a scuola… Serve inserire una materia, dove prendere il voto, che faccia poi media con le altre materie”.

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