Canale di Suez bloccato: paga anche l’automotive, prezzi delle materie prime in aumento

L'ingorgo sta provocando gravi danni alla produzione industriale

L’incidente avvenuto nel Canale di Suez, dove il 23 marzo un cargo si è incagliato di traverso bloccando del tutto la navigazione, ha degli effetti immediati anche sul settore dell’automotive, con una serie di rincari delle materie prime necessarie alla produzione delle auto.

Snodo fondamentale per l’economia mondiale

Il Canale di Suez, alveo artificiale navigabile situato in Egitto che consente la navigazione dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, evitando la circumnavigazione dell’Africa, è uno snodo cruciale delle vie commerciali per tutto il mondo. Da qui passa il 7% del traffico mercantile mondiale. Si capisce bene che un ingorgo come quello che si sta protraendo da tre giorni, e che ancora non è stato risolto, stia provocando delle gravi conseguenze all’industria e all’economia. 

Nave-cargo incagliata di traverso da tre giorni

Dunque oltre al Covid e alla crisi della produzione dei chip, il comparto automotive deve fari i conti anche con i danni causati dall’incidente occorso alla Evergreen Marine Corp, un enorme nave-cargo taiwanese, partita dalla Cina in direzione Paesi Bassi, che dopo aver imboccato il Canale di Suez si è girata di traverso a causa di una raffica di vento. Finora si sono rivelati del tutto inutili i tentativi fatti dai rimorchiatori e dagli escavatori per disincagliare la prua della nave dalla sabbia. 

Blocco che costa 9,6 miliardi di dollari al giorno

Al momento sono già più di 500 le navi bloccate in attesa di transitare, tra cui diverse petroliere, che come soluzione alternativa avrebbero solo quella di un lungo viaggio attorno all’Africa per raggiungere le proprie destinazioni. Una situazione che costa tantissimo, ora dopo ora (per un valore giornaliero stimato in circa 9,6 miliardi di dollari), con i prezzi delle materie prime che stanno subendo rincari significativi, mettendo in grossa difficoltà le filiere produttive di auto, smartphone e siderurgia, per le quali si prospettano problemi di approvvigionamento con le forniture bloccate. A tutto questo si aggiunge l’effetto sul prezzo del petrolio, spinto anch’esso alle stelle da questa situazione ancora irrisolta, e con un conseguente aumento del prezzo del carburante. 

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