Dieselgate: anche le Porsche Cayenne 3.0 TDI finiscono nel mirino
Uno specifico software tenderebbe a "nascondere" le emissioni reali
Il dieselgate continua a mietere vittime eccellenti. Già nello scorso mese di Giugno, infatti, KBA, l’agenzia federale tedesca dell’automobile, e Alexander Dobrindt, Ministro dei Trasporti tedesco, non esitarono a puntare il dito contro Porsche, rea di aver utilizzato sulla Cayenne il propulsore V6 3.0 TDI con emissioni superiori al limite consentito dalla legge.
Ad oggi, pare che i fondamenti su cui si basò l’accusa da parte di KBA e Dobrindt siano fondati. Difatti, sembra che, in seguito ad opportuni test svolti sui modelli incriminati, sia stato scoperto che il propulsore V6 3.0 TDI in oggetto sia dotato di un software di utilizzo illegale che nello specifico tenderebbe, per così dire, a “nascondere” le reali emissioni inquinanti del motore.
Nello specifico dai dati emersi si tratterebbe di “un dispositivo di protezione che in condizioni di traffico reale non si attiva” e che pertanto eluderebbe i controlli sulle emissioni. A tal proposito il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, ha affermato al riguardo: “Non c’è una spiegazione sulla presenza di questo software. Anche se la vettura è dotata di un sistema moderno di trattamento delle emissioni, un dispositivo di questo tipo è contro le norme e dunque deve essere rimosso.”
Allo stato attuale delle cose Dobrindt avrebbe per questo motivo richiesto un richiamo per tutte le Porsche Cayenne in circolazione equipaggiate con il motore V6 3.0 TDI Euro 6. Inoltre, avrebbe fatto sapere che le vetture ancora in fase di fabbricazione non avrebbero goduto dell’apposita autorizzazione a circolare, se prima Porsche non avesse risolto il problema con il software incriminato. Porsche avrebbe già dato la piena disponibilità a risolvere il problema tramite un aggiornamento di uno dei software dedicati al V6 3.0 TDI.
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