Gran Turismo, il Film: la recensione (senza spoiler)
Trama semplice, ma solida e visivamente appagante
Quando seppi che avrebbero fatto un film basato sulla serie Gran Turismo non sapevo veramente cosa aspettarmi. Sono un giocatore da anni e per quanto il titolo sviluppato da Polyphony Digital non sia in assoluto il videogioco più realistico sul mondo delle corse (quel titolo appartiene oggettivamente ad Assetto Corsa), senza alcun dubbio è stato quello che maggiormente ne ha saputo cogliere l’atmosfera e trasmetterla al giocatore, senza limitazioni da licenza (come invece accade a F1 2023 e precedenti, dove la grande atmosfera è per forza di cose limitata solo a chi segue la “Classe Regina”). Un film, basato su un videogioco che a sua volta voleva comunque imitare la realtà, poteva trasmettere la stessa atmosfera senza cadere nel banale? Sì, ha potuto farlo. È un film esente da difetti? Assolutamente no. Vediamo quali.
Tra realtà e fantasia
Il film “Gran Turismo, la Storia di un Sogno Impossibile” (sottotitolo non presente nella versione originale) può essere guardato in due modi: arrivando completamente all’oscuro di fatti e vicende oppure ben conoscendo la storia di Jann Mardenborough, vero pilota e primo nella storia a fare il salto dagli eSports al circuito professionistico (che tra l’altro è stato consulente e controfigura del protagonista). Come potete ben immaginare, la prima parte di film è strettamente legata al videogame per Playstation (qui potete leggere la nostra recensione dell’ultimo capitolo uscito), con la partecipazione di Jann, interpretato da Archie Madekwe (giovane attore londinese già visto nella serie TV “See” e nell’horror “Midsommar”), al torneo online per far parte della GT Academy, progetto creato da Danny Moore, marketing manager di Nissan interpretato da Orlando Bloom. Il cast di stelle si completa con Jack Salter, ex pilota interpretato da David Harbour (lo sceriffo Jim Hopper di “Stranger Things”). Lui è probabilmente l’attore che domina la scena per tutta la pellicola, essendo il suo personaggio il classico uomo burbero, ma saggio, impulsivo e che alla fine saprà sempre prendere la decisione giusta. Praticamente quello che era proprio il personaggio dello sceriffo nella serie Netflix.
Trama semplice, ma che scorre bene
Per evitare spoiler, non mi inoltrerò di più nella trama. Potete però ben immaginare che cosa accada nel proseguimento della storia e questo è forse il difetto principale del film. La storia è piuttosto lineare, a tratti quasi ingenua. Non ci sono molti momenti in cui, effettivamente, si abbia la sensazione che al protagonista possa andare in un modo piuttosto che in un altro. I colpi di scena non sono tanto nella trama (tra l’altro una sequenza molto importante è stata inserita pur essendo realmente avvenuta due anni dopo gli eventi della pellicola e questo ha attirato diverse critiche al regista Neill Blomkamp), quanto nella resa visiva delle gare. Per quanto ciò che si vede non possa dirsi una resa perfetta dell’ambiente del motorsport (avete presente Rush? Ecco, questa è una cosa diversa), riesce a rendere egregiamente l’atmosfera e l’adrenalina (come il videogioco del resto), con diversi effetti speciali molto ben concepiti, a parte uno sul finale che ho trovato un po’ eccessivo per quanto organico per la trama. In generale, la storia scorre molto bene. Ho detto che la trama è semplice, ma non per questo noiosa, anzi. In particolare gli immancabili momenti di crisi dei protagonisti sono dei veri colpi allo stomaco (anche se questo aspetto è più efficace solo se non conoscete la storia di Mardenborough), molto ben resi ed emotivamente efficaci. Qui salta fuori persino l’ex Spice Girl Geri Halliwell Horner, che interpreta la madre del protagonista, efficace in quei pochissimi minuti che le vengono concessi. Questo film, del resto, fallisce clamorosamente il test di Bechdel, con le attrici relegate a ruoli che definire marginali è dir poco. Un paio di gamer e l’interesse romantico di Jann, la giovane Maeve Courtier-Lilley nel ruolo di Audrey (talmente trascurata da non avere nemmeno un cognome ufficiale), non bastano a risollevare questo aspetto, a meno che non si volesse far passare il concetto della preponderanza maschile nel mondo del motorsport. A quel punto, però, rimarrebbe da spiegare quale idea ci fosse dietro alla scrittura del ruolo di Audrey, trattata come una sorta di appendice del protagonista, buona solamente a fare gli occhi dolci a comando in giro per il mondo.
Non sapevo di stare ancora giocando
Visivamente, Gran Turismo cerca in tutti i modi di rimanere attaccato al materiale originale, che alla fine è presente solamente nei primi 30 dei 136 minuti totali della pellicola. Una volta esaurita la parte dedicata agli eSports, Gran Turismo diventa un vero e proprio film sportivo di Hollywood, con in più una sorta di fabbrica di easter egg dedicata agli appassionati della serie. Qualcuno più evidente, come le grafiche da videogioco durante le gare di Jann, altre più sottili, come le inquadrature durante le corse e altre che vi sfidiamo a trovare al cinema. Vi è persino un’intera sequenza (peraltro molto importante per la trama) che sembra un grande tributo alla modalità fotografica Scapes del gioco, dove i gamer possono fotografare le loro auto, magari personalizzate, in alcuni paesaggi da sogno e piste famose in giro per il mondo. Ultimo appunto per la colonna sonora, davvero eccezionale e sempre a tempo, anche quando a dominare sono il sassofonista Kenny G e gli Enya.
Non solo per gli appassionati, ma soprattutto per loro
Quindi il film Gran Turismo è solo per gli appassionati della serie? No, ma saranno comunque quelli che se lo godranno di più. Tenendo conto che Gran Turismo dal 1997 ha venduto più di 80 milioni di copie in giro per il mondo, non dubitiamo che potrebbero bastare da soli a rendere questo film un buon successo commerciale. Gli altri spettatori si troveranno davanti comunque un film abbastanza solido, per quanto semplice e lineare nella trama, e molto appagante da un punto di vista visivo. Come detto precedentemente, se vi aspettate una rappresentazione super realistica del mondo delle corse come in Rush, allora state sbagliando film. Se, invece, il motorsport vi appassiona e volete vedere un buon film sportivo, che scorre bene senza essere un capolavoro, allora Gran Turismo potrà valere il prezzo del biglietto.
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