Patente sospesa: in caso di emergenza è possibile mettersi alla guida?

Quali sono le eccezioni al divieto previste dalla legge?

Cosa succede se per un motivo di emergenza, come potrebbe essere la corsa in ospedale per accompagnare un nostro caro che ha accusato un malore, ci si mette alla guida con la patente sospesa? Si tratta di un eccezione consentita dalla legge oppure no? Una risposta a questi dubbi è stata fornita da una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che il malore, almeno non sempre, non rappresenta una valida eccezione per infrangere il divieto di guidare un’auto.

Eccezioni che invece possono essere rappresentate da motivi di lavoro, solo però dopo aver chiesto e ottenuto la specifica autorizzazione preventiva dal Prefetto, e attenendosi esclusivamente alle esigenze professionali.

La sospensione della patente, come disposto dal Codice della strada, è una sanzione accessoria a quella amministrativa che viene comminata in specifici casi di violazioni commesse, che vanno dalle manovre di sorpasso vietate alla guida in stato di ebbrezza, solo per citarne un paio.

Cosa si rischia a guidare con la patente sospesa

La persona che ha la patente sospesa e si mette alla guida di un’auto, ignorando il provvedimento, rischia conseguenze serie: sanzione amministrativa da 1.988 a 7.953 euro, revoca della patente e fermo amministrativo del veicolo per tre mesi. Fermo amministrativo che si trasforma in confisca dell’auto qualora il divieto di guidare venga ignorato per due volte.

I casi in cui si può “congelare” il divieto di guida

La legge prevede la possibilità che entro e non oltre cinque giorni dalla notifica del ritiro della patente, l’automobilista possa presentare al Prefetto una richiesta, motivando e documentando le ragioni lavorative della stessa, per ottenerne la restituzione. Autorizzazione che il Prefetto può rilasciare, solo nel caso in cui non ci siano stati incidenti nell’accertamento dell’illecito che ha determinato il ritiro della patente, per un massimo di tre ore al giorno, motivo per il quale è bene che l’automobilista si faccia i conti delle tempistiche relative agli spostamenti casa-lavoro tra andata e ritorno.

L’accettazione del “congelamento” della sospensione della patente allunga però automaticamente il decorso del provvedimento: per ogni ora di guida autorizzata dal Prefetto la sospensione della patente si allunga di due giorni.

Caso di emergenza: cosa prevede la legge

Il rischio di perdere il lavoro o il reddito rappresenta quindi un’eccezione che consente (a determinate condizioni e con i dovuti limiti) di poter guidare con la patente sospesa. Non è così invece in caso di emergenza.

I giudici della Cassazione, chiamati ad esprimersi sul ricorso presentato da un automobilista che aveva ricevuto la sanzione per essere messo alla guida, con patente sospesa, giustificandosi di aver fatto per portare al Pronto soccorso il cognato colto da malore. La Suprema Corte, confermando la sanzione e rigettando il ricorso dell’automobilista, spiegano che non è possibile ovviare al divieto di guida con patente sospesa quando esiste una concreta alternativa che, nel caso specifico (si trattava di forte cefalea con vomito), può essere quella di chiamare un’ambulanza per il trasporto in ospedale o ricorrere ad un medicinale in grado di far passare il malore.

Nella sentenza viene però precisato che la situazione è ben diversa di fronte ad un malore grave, come potrebbe essere un infarto, o comunque in caso di pericolo immediato, situazione nella quale è consentita la guida con patente sospesa. A tal proposito la Cassazione spiega: “Diverso sarebbe trovarsi in uno stato di necessità che presuppone la sussistenza di un’effettiva situazione di pericolo imminente di un grave danno alla persona, non altrimenti evitabile, ovvero l’erronea convinzione, provocata da concrete circostanze oggettive, di trovarsi in tale situazione”.

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