Porsche: ecco come ha sviluppato i freni a disco ventilati nel 1965
Oggi vengono proposti di serie su tutte le sue auto
I primi test sui freni a disco furono effettuati negli anni ‘50 da Jaguar, Dunlop e Sir Stirling Moss utilizzando una C-Type. Nonostante il salto prestazionale dai precedenti a tamburo, i freni a disco erano ancora imperfetti e ciò ha richiesto altri 10 anni per introdurre importanti miglioramenti.
Malgrado fossero un miglioramento rispetto ai freni a tamburo, Porsche considerava i dischi ancora troppo soggetti a surriscaldamento e in questo modo veniva diminuita la loro efficacia. Nel 1965, però, la casa automobilistica tedesca voleva migliorare le prestazioni in frenata della sua Porsche 906-8 Bergspyder progettata per il pilota Gerhard Mitter.
La casa di Stoccarda voleva migliorare anche le prestazioni in frenata
Il motore a otto cilindri da 570 kg di questa vettura era capace di sviluppare 260 CV di potenza, numeri che all’epoca erano sicuramente interessanti. Tuttavia, il marchio di Stoccarda voleva ottimizzare anche i tempi di frenata.
Per fare ciò, Porsche ha sviluppato un disco a doppia parete con fori presenti sia anteriormente che posteriormente. In questo modo, l’aria poteva circolare in modo più efficace, garantendo così una migliore dissipazione del calore e permettendo alle prestazioni di rimanere costanti più a lungo.
La tecnologia, presente sui freni dell’asse anteriore della 906-8 Bergspyder, permisero a Mitter di effettuare curve con maggiore sicurezza e soprattutto con più aggressività. Dopo questo successo, i freni a disco ventilati sviluppati dal marchio tedesco debuttarono un anno dopo sulla 911 S. Oggi questa tecnologia è presente di serie su ogni veicolo venduto da Porsche.
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