Rc auto: il 60% delle imposte alle provincie “fantasma”

Nel 2014 circa 2,3 miliardi di euro nelle tasche degli enti

Sembrava dovessero sparire, ma in realtà le provincie continuano a battere cassa, anche attraverso il pagamento delle Rc auto, il cui costo comprende una quota non indifferente di imposte
Rc auto: il 60% delle imposte alle provincie “fantasma”

Entro la fine dell’anno arriveranno nella casse degli enti provinciali la bellezza di circa 2,3 miliardi di euro sotto forma di imposte, versate attraverso il pagamento delle polizze Rc auto. Questa la cifra rilevata dal sito web Facile.it, secondo i dati Ania – Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici. Nel costo dell’assicurazione la quota versata allo Stato sotto forma di imposta può arrivare fino a 26,5 euro su 100 pagati all’assicuratore, di cui il 10,5% è destinato al Servizio sanitario nazionale (che dovrebbe già essere sostenuto dalla fiscalità generale), mentre il 16% alle provincie. La domanda allora nasce spontanea: ma le provincie, non erano state abolite?

Il 60% delle imposte finisce quindi nelle tasche delle provincie e, tutti i territori, contribuiscono alla raccolta di tale cifra in misura proporzionale al numero di polizze e sulla base delle aliquote applicate (che variano dal 10,5 al 16%). L’imposta base equivale al 12,5% ma, come già avviene per altri tributi locali, le amministrazioni possono alzare o abbassarla del 3,5%.

E dal 2011 oltre l’80% degli enti ha alzato al massimo l’aliquota. Nella provincia di Nuovo addirittura, è stata alzata lo scorso luglio, nonostante il Parlamento avesse già intrapreso il percorso per l’abolizione. Questi invece i dati relativi al gettito fiscale, con Roma in testa (197 milioni), seguita da Milano (128), Napoli (105) e Torino (90). Sul fondo della classifica i centri meno popolati, come Caserta (29), Lecce (29) o Vicenza (22).

Per quanto riguarda il Servizio nazionale sanitario, con la legge 92/2012 della riforma del Lavoro la possibilità di dedurre le somme dalla dichiarazione si riferiva solo alla parte che eccede i 40 euro. Il che si traduceva in una possibilità riservata a ben pochi. Ora, “grazie” al decreto Imu 2013, questa possibilità è stata definitivamente cancellata. A partire dall’anno di imposta 2014 infatti, quel 10,5% destinato al Servizio nazionale sanitario non sarà più deducibile fiscalmente.

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