Suzuki Jimny Street, il piccolo mito 4×4 strizza l’occhio all’off road urbano
Nel coreografico scenario del parco Dora di Torino la piccola di Casa Suzuki da spettacolo
Suzuki Jimny Street: LJ, SJ, Samurai, Gimny, vari nomi, varie sigle, un’unica auto, in grado di spegnere ormai quasi certamente le 50 candeline nel 2018. Era infatti il 1968 quando apparve per la prima volta quella che ad oggi è l’unica vera auto da off road del segmento A. In un momento storico in cui la concorrenza millanta caratteristiche che sono unicamente e realmente riscontrabili solo con la Suzuki Gimny, questa edizione a tiratura limitata vuole sottolineare tutte le doti di questo mito a quattro ruote. Avendo vissuto la “Milano da bere” negli anni ’80 possiamo garantirvi che da oltre 30 anni proprio grazie a lei l’utilizzo cittadino di un fuoristrada “duro e puro” è stato sdoganato, diventando anzi chic. Chi si voleva far notare ha iniziato ad utilizzare le SJ410 e SJ413, meglio ancora se in allestimento cabrio, per girare tra le vie delle città, oppure per andare in spiaggia nelle località di mare alla moda. Un mezzo tutto fare, in grado di andare sostanzialmente ovunque, che paga tutt’ora solo i difetti congeniti di un progetto aggiornato, ma mai stravolto, in rispetto alla tradizione. Chi è affezionato al Gimny sa bene che a velocità autostradali la rumorosità e le vibrazioni non sono certo paragonabili a nessun’altra auto moderna e che l’assetto è rigido sulle sconnessioni, ma il fascino di viaggiare su un pezzo di storia non ha prezzo. Di contro la tecnologia lo ha reso perfetto per l’uso cittadino, ancor di più in questo allestimento dedicato alla versione Street Limited Edition. L’elemento più visibile è l’accostamento alla colorazione base pearl white con particolari dedicati in colore arancio “graffiti”, che ritroviamo frontalmente nelle cornici dei fendinebbia e nella sagoma della presa d’aria sul cofano, sugli specchietti laterali, nei terminali delle barre sul tetto, ma anche all’interno della vettura. A completare l’allestimento esterno ci sono i bei cerchi in lega bruniti, i sedili in ecopelle e, non poteva mancare su una vettura pensata per la città, il navigatore con schermo Touch da 7”, mappe 3D e Bluetooth. Fuori un copriruota rigido personalizzato, sempre in tinta pearl white, riporta il logo Jimny Street, che ritroviamo anche sui montanti laterali. Sotto al cofano trova posto un moderno quattro cilindri a benzina di 1.328 cc, twincam 16 valvole con basamento in lega leggera, capace di 85 cavalli e 110 Nm, che rende guidabile il Gimny anche per i neopatentati, perché mantiene il rapporto peso potenza inferiore ai 55 KW per tonnellata. Alla soglia dei 50 anni quest’auto arriva però con un pacchetto di tecnologia e sicurezza attiva e passiva che la tiene al livello della migliore concorrenza. Troviamo infatti un sistema ABS a tre canali, con distribuzione elettronica della forza frenante EBD, le barre laterali antintrusione ed il sistema ISOFIX per i sedili posteriori, che consente il fissaggio dei sedili per i bambini in modo rapido e sicuro. Ciò che rende unico però il Gimny è la sua capacità di andare praticamente ovunque, grazie alla trazione integrale. Con il sistema Drive Action è possibile un rapido cambio di modalità da 2WD a 4WD, con la facoltà di inserire le ridotte per i percorsi più estremi.
La presentazione della Gimny Street Limited Edition è avvenuta in un contesto tutt’altro che casuale, la storica sede della dogana di Torino, proprio a sottolineare come lei abbia sdoganato l’utilizzo cittadino dei fuoristrada, con una immagine giovane e alla moda, che ne fa una delle segmento A più apprezzate dai suoi estimatori da moltissimi anni. Una volta saliti a bordo però ci siamo trasferiti in una location ancora più particolare, il Parco Dora, per delle prove decisamente estreme, che volevano dimostrare come quest’auto si possa accostare al concetto di Parkour, una disciplina nata in Francia che consiste nell’eseguire a piedi il percorso più breve tra due punti, superando qualsiasi ostacolo con salti ed acrobazie al limite delle possibilità del corpo umano, proprio come quanto riesce a fare il Gimny con gradini ed ostacoli urbani, grazie ad una piattaforma nata appunto per superare praticamente tutto, oltre ogni limite dell’immaginabile.
26 giornalisti ed un percorso con 4 prove di abilità tutt’altro che semplici, si tratta di trial, una cosa particolare per una prova di un’auto, ma nulla è fuori dalle possibilità di questa vettura iconica. A mostrarci il percorso ci pensa Lorenzo Codecà, un uomo in grado di conquistare 7 campionati italiani Cross Country Rally con un Grand Vitara 3.6 V6 strettamente derivato dall’auto di serie. Con lui al volante sembra tutto facile, anche se un birillo lo abbatte anche il campione, a dimostrare che le difficoltà ci sono. Si inizia con la discesa di una gradinata in uno stretto percorso delimitato da birilli, che costringe ad effettuare anche una complicata manovra in retromarcia. La seconda è una prova di Twist, con l’entrata e l’uscita da un canale, sempre facendo attenzione a non far cadere le palline da tennis appoggiate sui birilli che delimitano la strada da seguire. Le ultime due, almeno a vederle eseguite da Lorenzo Codecà, sembrano le prove più facili, ma scopriremo a nostre spese che invece saranno le più difficoltose. Nella terza prova si sale con due ruote su un ostacolo, mettendo la vettura ad una discreta inclinazione, prima in avanti ed al ritorno in retromarcia, cosa che complica non poco l’esercizio. Per finire si sale da una seconda ripida scalinata, mettendo alla prova la trazione della Gimny. Vince chi prende meno penalità, con una prima sessione che serve per scremare i migliori 5, che si giocano la vittoria nella finale.
Oltre che divertente, questa gara ci è stata utile per capire quanto quest’auto sia in grado di fare, difficilmente senza aver visto e provato certe cose ci avremmo creduto. Oltretutto, non vendo grossa esperienza di off road, abbiamo scoperto che la meccanica del Gimny è si abbastanza semplice, priva di un differenziale centrale e quindi messo alle corde anche solo dalla perdita di aderenza di una singola ruota, ma è così piccola e maneggevole che esce sempre dalle situazioni più complesse con una facilità disarmante. Vederla salire su un muretto da almeno 50 centimetri senza alcun invito è a dir poco sorprendente. Così come guardare una scalinata dal basso e ritrovarsela alle spalle solamente pochi istanti dopo dimostra come sia la sola auto in grado di fare certe cose. Grazie al passo corto e sbalzi praticamente inesistenti, ad una robustezza che non le fa temere nemmeno qualche botta sui gradini (tra auto cemento è quest’ultimo ad uscirne con qualche graffio in più), non serve un pilota professionista per fare questi esercizi. Certo, i più smaliziati alla fine hanno prevalso, ma tutti, chi più chi meno, ci siamo divertiti e ci siamo tolti la soddisfazione di arrivare alla fine del percorso.
Quella che poteva sembrare la prova più facile comunque, la salita della scalinata, si è rivelata invece per noi forse la più tecnica, perché occorreva mantenere un abbrivio sufficiente ad evitare che la salita si arrestasse, perché riprendere la marcia lungo la scalinata era impossibile per l’eccessiva pendenza, ma senza esagerare per non sbattere con la parte inferiore sui gradini ed evitare di iniziare a sgommare “a vuoto”, finendo per bloccarsi sui gradini senza aderenza.
Il debutto per la Gimny Street Limited Edition è per l’11 luglio, ad un prezzo di 19.900 euro, verniciatura metallizzata inclusa.
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