Citroen 2CV Sahara: lo sviluppo di un modello 4×4, mantenendo le originarie caratteristiche [FOTO]

La compatta francese e la sfida “tout terrein”

La storia della 2CV 4X4, ovvero la versione Sahara come fu ribattezzata, è legata a specifiche esigenze di marcia in condizioni più impegnative rispetto a quelle tradizionali, pur conservando le innate caratteristiche

Due motori, due chiavi e tasti d’avvio, una trazione integrale, ma all’esterno il design altamente riconoscibile della storica 2CV di Citroen.

Un esemplare “tout terrein”

Pur non sovvertendo le caratteristiche intrinseche della 2CV, in pratica un peso contenuto, quindi una discreta agilità e la semplicità di concetto, Citroën si dedicò a una versione speciale della sua compatta, destinata a un pubblico con particolari esigenze. La risposta a una precisa richiesta avanzata dalla Compagnie Française des Pétroles, quella poi più nota con il nome Total e impegnata allora in Algeria, nonché alle necessità anche delle grandi imprese statali come il Corpo Forestale o le Poste transalpine.
Il costo, ipotizzando una diffusione limitata, superava di parecchio quello di un esemplare tradizionale: in quel periodo 815.000 franchi. Con tale cifra superava persino quella di due esemplari standard della stessa vettura, da quanto segnalato. Un prezzo giustificato anche dal tipo di veicolo e da quanto fatto per renderlo “integrale” e ancora più versatile. Questa versione fu impiegata in varie esplorazioni, in particolare da appassionati. Quindi nel 1971 ritornò sotto i riflettori grazie al lavoro di una filiale olandese del marchio, che assemblò il modello numero 695 usando componenti di magazzino.

Due motori, stessa 2CV

Il peso contenuto a 735 chilogrammi e il design esterno, che rimanda a quello originario e riconoscibile della 2CV, non forniscono suggerimenti sul carattere più eclettico della vettura, ma un’analisi più approfondita mostra una realtà composta da soluzioni dedicate e ardite, che rendono unica quest’auto. Si può partire elencando la presenza di un telaio specifico con opportuni rinforzi, un corpo vettura dotato del peculiare cofano “onduline”, portiere anteriori fatte apposta per consentire l’accesso ai serbatoi collocati sotto i sedili anteriori, due come i motori. Il cofano posteriore, poi, è stato rimodellato per favorire il raffreddamento della seconda unità motrice. Nonostante ci fossero due propulsori, si poteva intervenire attraverso un’unica leva su cambio e differenziale, così come era unico il pedale dell’acceleratore. Considerando le caratteristiche, l’impianto frenante era stato rinforzato tramite l’introduzione all’uscita del differenziali di quattro sistemi a tamburo.
Infine, all’interno, spiccava la particolare plancia sulla quale troneggiavano due chiavi e altrettanti pulsanti di accensione per i motori. Questi potevano agire in sinergia, oppure si dava spazio solo a quello anteriore, mentre l’altro taceva restando “in folle” sotto un regime di 1000 giri/minuto, grazie a una frizione centrifuga. Riemergeva così la classica personalità della 2CV.

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