Crisi auto: lo stabilimento di Pomigliano si ferma per due settimane

Produzione maggiore alla domanda effettiva

Lo stabilimento Fiat di Pomigliano paga l'attuale crisi dell'auto e la dirigenza decide così di chiudere per una decina di giorni dopo le vacanze estive per ritrovare l'equilibrio tra domanda e offerta
Crisi auto: lo stabilimento di Pomigliano si ferma per due settimane

Dopo che ieri sono stati pubblicati i risultati di giugno del mercato automobilistico europeo, oggi arrivano le prime conseguenze. Lo stabilimento Fiat di Pomigliano, già al centro di numerose polemiche in passato, si fermerà ancora dopo la normale pausa estiva. La produzione sarà ferma dal 20 al 31 agosto, il tutto a causa della continua e interminabile crisi del settore automobilistico. Oltre a questo, Fiat ha annunciato anche che 2.150 operai dovranno essere messi in cassa integrazione ordinaria.

Ovviamente questa decisione non ha mancato di scatenare le consuete polemiche di stampo politico, che hanno puntato il dito soprattutto nei confronti di Sergio Marchionne. Non entreremo nel merito, in quanto non è il nostro settore di competenza discutere delle implicazioni politiche della gestione di Fiat. Ciononostante la crisi del settore è tangibile e il fermo di Pomigliano arriva al fine di evitare “inutili e costosi accumuli di autovetture”. In altre parole gli stabilimenti del Lingotto in questo momento stanno producendo più di quanto effettivamente lo richieda la domanda del pubblico.

In Italia il mercato delle auto sarebbe praticamente fermo ai livelli dei primi anni ’80 e soprattutto il segmento delle citycar starebbe risentendo di questa situazione. Non sorprende quindi che il marchio Fiat, costituito al 60% dalla produzione di 500 e nuova Panda, stia soffrendo particolarmente di questa discesa apparentemente senza fine. Già in passato l’equilibrio tra produzione e domanda è stato trovato fermando momentaneamente gli stabilimenti chiave del gruppo e siccome l’ambiente non sta ancora mostrando cenni di miglioramento, è probabile che Pomigliano non sarà l’ultima industria del Lingotto a doversi fermare per qualche giorno.

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