Ferrari: la recensione del nuovo film dedicato al mito del Drake

Un ottimo Adam Driver e un’eccellente resa visiva, ma ritmo un po’ lento

Girare un film dedicato alla figura di Enzo Ferrari è un’impresa di notevoli dimensioni. Forse anche maggiori di quelle affrontate da Ridley Scott per il suo Napoleone e da Christopher Nolan per Oppenheimer. Non parliamo certo dell’importanza storica del personaggio (non ce ne voglia il Drake, ma gli effetti sul mondo dei suoi due compagni annuali di bio-pic sono stati nettamente superiori, nel bene o nel male), quanto per la sua complessità a livello personale. Non mancano certo le “battaglie” da raccontare, ma Michael Mann, che abbiamo già conosciuto per film ad alto tasso di adrenalina come Insider e Heat la Sfida ma pure per storici e biografici come L’Ultimo dei Mohicani e Alì, sceglie di mostrare il lato più personale di Enzo Ferrari. I suoi dubbi personali, i suoi dolori e anche i suoi errori.

Ferrari, il Film - Adam Driver

Adam Driver ci restituisce un Drake reale

Adam Driver, il Kylo Ren di Star Wars per intenderci, apparentemente avrebbe poco a che spartire con Enzo Ferrari, ma grazie ad un lavoro di trucco di livello “Favino” e alla sua capacità di attore, possiamo dire di avere a che fare con una rappresentazione decisamente credibile e storicamente accurata. Del resto il consulente di Mann è lo stesso Piero Ferrari che nel film appare come bambino, quindi chi meglio di lui avrebbe potuto raccontare la storia del suo illustre padre? Il mondo delle corse fa capolino solo in alcune parti della pellicola, diventando protagonista unicamente nella fase finale. Il resto del tempo a far da padrone è Enzo e il suo rapporto con l’azienda e sua moglie Laura Ferrari, interpretata da un’ottima Penelope Cruz. Non andremo troppo nei dettagli per evitare spoiler, anche se in realtà essendo un film storico basta conoscere la vita di Enzo Ferrari per sapere dove si andrà a parare. Il film non vuole raccontare tutta la vita di Enzo, ma si concentra sugli eventi del 1957, anno fondamentale per Ferrari sia dal punto di vista sportivo e aziendale, che da quello personale con la morte prematura del figlio Dino. I fatti, sia tragici che scanzonati, sono riprodotti con un’ottima fedeltà e di questo bisogna dare merito a regista e attori. L’unico punto dolente è che buona parte del film, proprio per voler essere introspettivo, finisce per mancare un po’ di ritmo, fino all’esplosione di adrenalina delle sequenze finali.

Ferrari, il Film - Le auto

Resa visiva eccezionale

Ferrari non è come Rush, definito come una sorta di film “porno” per appassionati di motori. È forse una bio-pic meno urlata e più brutalmente onesta rispetto al film di Ron Howard. Le auto nella prima ora di film si vedono a mala pena, a parte in una sequenza molto cruda, che però rappresenta un’anteprima di ciò che avverrà più avanti. Il film di Mann non lascia molto spazio all’immaginazione e lo fa con un realismo che al momento delle sequenze di corsa diventa pungente e quasi inaspettato, visto il ritmo al quale ci eravamo abituati. Le auto sono riprodotte alla perfezione, fin nei minimi dettagli, e la Mille Miglia, per quanto sia trattata come una gara secca piuttosto che come una a tappe, viene resa nei suoi momenti più peculiari e nel suo rapporto con il pubblico. I duelli ruota a ruota sulle strade pubbliche d’Italia faranno stringere i denti e incrociare le dita, anche a chi sa già come si svolsero gli avvenimenti storici.

Ferrari, il Film - Penelope Cruz

Do you speak Modenese?

Per citare nuovamente Favino, infine, la versione della pellicola che abbiamo visionato è stata quella internazionale in inglese. È effettivamente un po’ strano vedere così tanti modenesi parlare tra di loro in inglese, in alcuni casi con un forte accento italiano. Forse qui deve entrare in gioco un po’ di sospensione dell’incredulità, ma per una volta ci ripromettiamo di rivedere il film con il doppiaggio italiano.

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