Fiat Dino Coupe (1971) “modificata”, la storia di un esemplare unico

Un esemplare unico nato dalla matita di un esteta triestino

Siamo nel 1985, la Dino iniziava ad accusare un po' l'età, così Maurizio Mora la comprò per poco meno di 10 milioni di lire e decise di farne la base perfetta per una one off

Questa è una storia di passione per il bello di due amici Triestini. Walter – il braccio – e Maurizio Mora, il proprietario della Dino – mente del progetto – purtroppo scomparso da qualche anno, ormai. Nel 1985 avevano 25 anni, tanta passione anche per le auto ed uno di essi aveva il particolare desiderio di creare autonomamente una vettura speciale, diversa, unica.

Il proprietario nei suoi intenti voleva perfezionare a suo piacimento e attualizzare la linea – un po’ datata, a suo avviso, siamo a metà anni ’80 quando la compra – di questa Fiat Dino Coupè e per quanto mi riguarda reputo che ci sia riuscito anche piuttosto bene, nonostante fosse la prima volta.

Ve la racconto e userò un registro narrativo in quanto preferisco riportarvi fedelmente le parole di Walter, così come mi sono arrivate attraverso il telefono. Troppo belle.

Tutto nasce da una foto della Dino postata da Walter su un gruppo di appassionati di auto storiche qualche settimana fa.

Non vi dico, come spesso accade in questi gruppi, i commenti dei puristi. A loro avviso un sacrilegio a prescindere.

A me e ad altri, invece, piace. I gusti del resto sono soggettivi, no? Pur non essendo state rispettate le regole non scritte dell’ “originale è meglio”, non ci crederete, ma a me la Dino Coupe cosi modificata sembra che assomigli addirittura a certe Aston Martin dell’epoca. Così incuriosito dall’armonia espressa dalle forme di questa Dino grazie all’assenza dei paraurti in metallo ed alle linee dello spoiler e delle minigonne laterali, penso subito che pur non essendo perfetta (la presa d’aria sul cofano forse è troppo grande e la sua linea non si lega proprio benissimo nell’insieme), chi l’abbia fatta, deve essere un vero appassionato ed ha fatto un bel lavoro, così scrivo “al Walter” incuriosito ed è qui che la storia si fa ancor più bella e interessante.

Dopo un breve scambio di convenevoli con Walter, un signore di 55 anni con la passione per le auto, cerco di saperne di più sulle modifiche apportate e lui inizia il racconto: “sai ho postato nel gruppo questa auto in onore di un mio grande amico che non c’è più” – continua – “ho postato quella foto perché avevo sua nostalgia e in particolare nostalgia di ciò che l’ho aiutato a realizzare nel lontano 1985 dentro al suo box. Si perché noi ci siamo conosciuti da bambini nelle giovanili della Triestina, poi non ci siamo mai persi di vista ed a 25 anni avevamo entrambi la passione per le auto, ma soprattutto per il bello in tutte le sue espressioni e così, come a voler dipingere un quadro, un giorno del 1985 Maurizio mi dice che ha comprato una Fiat Dino Coupe con motore Ferrari e chiede il mio aiuto – visto che io me la cavavo con le mani – per realizzare delle modifiche che lui aveva pensato e disegnato”.

Adesso ditemi voi cosa avreste provato al mio posto? Io so che una lacrimuccia l’ho versata, eccome. Ero li davanti al computer ad osservare un raro esempio di “tuning” italiano su una Fiat Dino Ferrari Coupe, cosa tutt’altro che scontata e mai vista prima d’ora, e la voce gentile, pacata, le parole di chi avevo contattato per appagare la mia insaziabile curiosità verso le auto mi trafiggevano, portandomi ad un livello emozionale tale da commuovermi.

Mi ricompongo e visto che ero all’altro filo del telefono per saperne di più chiedo a Walter con ossequiosa mestizia di continuare nel racconto: “Maurizio che era un imprenditore nel campo dell’idraulica, nel 1985 si compra, ripeto, una Dino del 1971 rossa. All’epoca a Trieste c’erano solo 2 Dino Coupè, lei e la blu protagonista della famosa trasmissione Wheeler Dealer (Affari a Quattro Ruote, in Italia in onda su Dmax da qualche anno). La pagò quasi 10 milioni di lire, sai nel 1985 una Fiat Dino del 1971 era considerata “fuori moda” e non valeva molto, ma Maurizio che era bravo a fare un sacco di cose trovava in lei del potenziale per provare a realizzarsi in casa la sua fuoriserie e così mi chiede di aiutarlo nei ritagli di tempo a realizzare le modifiche da lui disegnate, visto che avevo più dimestichezza manuale di lui in certe cose per tutta una serie di hobby che coltivo da sempre” – va avanti – “Ci abbiamo messo 7 mesi, ricordo, quante sere passate nel box di Maurizio a provare e riprovare gli stampi in cartone che io realizzavo seguendo le forme da lui disegnate prima di passare all’uso della vetroresina. Se noti qualche errore l’abbiamo commesso ugualmente, sai è comunque un lavoro fatto in casa ed anche se avevamo la manualità e le idee, non eravamo dei professionisti” – continua – “lo spoiler è leggermente corto sui lati e non si congiunge perfettamente con i parafanghi, la presa d’aria sul cofano è forse troppo grande, ma volutamente disassata sulla sinistra per portare maggior aria ai carburatori come capitava ad altre auto all’epoca e per renderla ancora più unica Maurizio mi chiese di sostituire i fari posteriori rettangolari con i 4 tondi della Dino Spider, un lavorone, peccato che non trovi i negativi delle foto del posteriore, però”.

Peccato, esclamo io, interrompendolo, ma lui continua “pensa che le foto sul tappeto blu le abbiamo realizzate al parco del Castello di Miramare a Trieste, dove quel giorno avevano steso il tappeto blu per l’arrivo di un ministro. Noi, giovani entusiasti, vedendo la cornice molto bella del palazzo e del tappeto blu abbiamo approfittato della mancanza dei controlli, in quel momento e in 5 minuti le abbiamo scattate col rischio di prenderci una bella ramanzina se ci avessero scoperto. Ma la passione per il bello è anche questa”, continua Walter, “Una volta terminata con i cerchi maggiorati, i tergicristalli in posizione verticale e la sua silhouette modificata, Maurizio ottenne l’effetto desiderato, perché le modifiche la rendevano talmente particolare da esser guardata da tutti e ammirata dai più. E’ stata un’esperienza bellissima, conclude, ed io vorrei tanto che il figlio di Maurizio, ora ancora piccolo, un giorno sappia chi era suo padre e quanto fosse unico. Proprio come questa, la sua Dino Ferrari Coupe”.

Viva la vita, le passioni e l’amicizia! Viene proprio da dire.

A quel punto io colmo di gioia e di gratitudine per tutto questo “Ben di Dio”, non potevo proprio esimermi dal riportarvi queste immagini ed un racconto che spero abbia un po’ commosso anche voi.

P.S. Maurizio Mora pochi anni dopo vendette la Dino a Walter, in cambio della sua Citroen Maserati (altra ciliegina sulla torta di questa fantastica storia). Dopo qualche anno la vendette e dal 2015 non risulta più immatricolata in Italia e Walter ignora dove sia potuta finire.

Approfitto di questo spazio per invitarvi a segnalarci la vettura se doveste vederla in giro per il web e/o se doveste sentire parlare di lei. Sono sicuro che la cosa renderebbe felice ancora di più Walter e il figlio di Maurizio, visto che da anni non sappiano dove sia, e permettetemi di ringraziare anche Maurizio (e Walter per averla realizzata manualmente) a nome di tanti appassionati che come me apprezzeranno sia la storia che l’estro creativo applicato al coupe motorizzato Ferrari.

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1 commento

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  • ILARIO ha detto:

    mi ricordo di una dino rossa spesso ferma in via carpineto, mi sa che era questa prima delle modifiche!

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