I prezzi dei carburanti in salita. Di chi la colpa? Governo o distributori?

Il ritorno delle accise fa scatenare critiche e colpe

I prezzi dei carburanti in salita. Di chi la colpa? Governo o distributori?

Perché i prezzi della benzina salgono? Ormai la risposta la sanno “anche i muri”. Il prezzo alla pompa sta salendo a causa, in primis, della guerra Russia-Ucraina che fa salire il prezzo delle materie prime, e poi della rimozione dello sconto sulle accise. Rimozione voluta dal governo Meloni.

Cosa sono le accise? Sono le imposte fisse al litro (tasse. Ancor più semplice) che gravano sul prezzo finale del carburante. Come spesso capita in questi casi, tutti i principali soggetti di questa “bella vicenda” si accusano vicendevolmente.

I politici danno la colpa agli operatori e ai distributori, colpevoli di speculare sul prezzo “della benzina” in un momento di crisi, mentre quest’ultimi danno dei “ladri” ai politici. A conti fatti, però, il prezzo del carburante ultimamente è aumentato quasi esattamente del valore pari al ritorno delle accise. Da inizio gennaio 2023 i prezzi di benzina e diesel sono stati in media pari a 1,81 e 1,86 euro al litro, in rialzo di 16 centesimi rispetto alla settimana precedente, un rincaro in linea con la rimozione dello sconto sulle accise.

Il ministro Matteo Salvini però non ci sta e continua a urlare alla “Speculazione!!”. Ecco le sue dichiarazioni: “Non ci possono essere distributori che vendono la benzina a 1,70 e altri a 2,40. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo. Porterò il ragionamento a livello di governo“. Parole a cui hanno fatto eco quelle del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista rilasciata alla Stampa. “Con i livelli attuali di gas e petrolio, io credo che uno sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione. Se il prezzo dei carburanti dovesse tornare a crescere in modo stabile e significativo, il governo è pronto a intervenire”.

I dati pubblicati dal Il Post smentiscono però ancora una volta le dichiarazioni dei nostri politici. Il prezzo del carburante è la somma di due fattori, costo materia prima e tasse, con il rialzo che è dovuto solo (o, in gran parte) a quest’ultima componente. Ecco l’esempio portato:

“Prima del 31 dicembre un litro di benzina costava 1,62 euro, di cui 87 centesimi erano accise e IVA (il 54 per cento del prezzo finale), mentre il resto era composto dal costo industriale della benzina. Nella rilevazione sulla prima settimana di gennaio, il prezzo finale è di 1,81 centesimi, di cui 1,05 euro solo di accise e IVA (il 58 per cento del prezzo finale). Il prezzo al netto delle accise, ossia quello industriale su cui effettivamente gli operatori possono “speculare”, è stato addirittura leggermente più basso, pari a 75,6 centesimi.”

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