KIA Optima Plug-in Hybrid, un altro passo verso il futuro dell’auto [PROVA SU STRADA]

Elettrica nelle brevi tratte, tra le migliori ibride per i viaggi più lunghi

Tecnologia, dotazione ed abitabilità al top per la nuova proposta ibrida della Casa coreana. A fronte di comfort ed efficienza da lode, sacrifica un po’ di spazio per i bagagli, mentre i 205 cavalli la rendono vivace, ma non sportiva

KIA Optima 2.0 GDi PHEV Plug-in Hybrid – Che le si ami o meno, il futuro che ci aspetta sarà sempre più delle auto come questa, le ibride plug-in. I diesel sembrano avere infatti sempre maggiori difficoltà nel rispettare le direttive legate alle emissioni, rendendo quindi l’alternativa ibrida potenzialmente più conveniente dello sviluppo di motori a gasolio super efficienti. Oltre a questo gli investimenti iniziano a portare i loro frutti, perché auto come questa erano un miraggio solo alcuni anni fa. Si, perché una berlina di quasi “4 metri e 90”, che percorre tranquillamente oltre 16 km con un litro nel traffico cittadino, sorpassa quanto possa ottenere il migliore dei diesel.

Le plug-in ibride domani saranno la regola, oggi ancora qualche difetto è riscontrabile, in questo caso specifico legati al bagagliaio un po’ sacrificato ed al prezzo di listino impegnativo, ma mettere un passo nel futuro con la Kia Optima PHEV Plug-in Hybrid è tutt’altro che una mossa azzardata. Stupisce per qualità, dotazione ed una fluidità di marcia da ammiraglia, offre un “bonus” di 50 chilometri totalmente “elettrici”, utili per i piccoli spostamenti e per abbattere, oltre che le emissioni, il costo del carburante. Chi la sceglie lo fa forse per altre ragioni, ma se vogliamo fare i ragionieri, la propulsione elettrica è infatti la più economica in assoluto, paragonabile solo al metano come costo chilometrico. Andiamo a scoprire i dettagli della Kia Optima PHEV Plug-in Hybrid con la nostra prova su strada completa.

Design e Interni: [xrr rating=4/5]

Si affina nell’aerodinamica per farsi più efficiente
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La Optima è ancora fresca di presentazione, ma la vettura che stiamo provando ha già delle differenze rispetto al modello standard. Non si tratta di un aggiornamento, ovviamente, ma è la testimonianza che questa versione ibrida sia molto importante per Kia. Lo dimostra non solo una ottima dotazione, con la presenza di serie, ad esempio, dei fari Full led o dei cerchi da 17”, ma le novità corpose sono anche aerodinamiche, tema fondamentale per tutte le auto ibride. La maschera anteriore, ad esempio, è dotata di alette che si aprono solo all’occorrenza. Questa versione della griglia “Tiger Nose”, insieme ad altri accorgimenti, consente al Cx della Hybrid di passare dallo 0.27 delle altre versioni, ad un notevole 0.25. Troviamo poi alcuni dettagli in blu elettrico, che differenziano la Hybrid dalle sorelle a motore termico, mentre il look resta quello accattivante della ultima Optima. Il centro stile Kia, con a capo Peter Schreyer, ha saputo regalare alla berlina di segmento D un look decisamente più moderno di quanto non ci si possa attendere da una sedan, tipologia di carrozzeria che dalle nostre parti non è solitamente tra le più apprezzate. I circa 485 centimetri di lunghezza sono infatti ben celati da linee aggressive e sportive, mentre la fiancata è caratterizzata, nel caso della versione Hybrid, da cerchi con forme particolari, studiate per ottimizzare il più possibile l’aerodinamica della vettura. Il disegno è infatti molto chiuso, quasi da ruota lenticolare, reso però stilisticamente più leggero da incavi con finitura scura a contrasto. Sul passaruota anteriore, davanti alla portiera del guidatore, troviamo poi l’indizio classico delle ibride, lo sportello dove è alloggiata la presa per ricaricare le batterie.

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Soli i più attenti potranno notare che anche la parte posteriore si contraddistingue rispetto alle motorizzazioni termiche. Il fascione paraurti è infatti privo di terminali di scarico e caratterizzato da forme forse meno armoniose e sinuose, ma che tagliano perfettamente il flusso aerodinamico, grazie ad uno spigolo vivo appositamente creato proprio per questa finalità, orientata alla massima efficienza.

Interno: Materiali pregiati e finiture di livello, sulla Hybrid sale ancora l’asticella
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Salendo a bordo la Optima si dimostra molto ben rifinita, con una dotazione molto ricca, che include sedili regolabili elettricamente ed interni in pelle. Se il livello di Kia è salito nel corso degli anni, la versione ibrida della Optima sfoggia un pacchetto molto ricco, che incrementa la qualità percepita. Rinuncia, alcuni ne saranno felici, a cockpit da astronave, che spesso ritroviamo invece sulle vetture elettriche o ibride, limitando le differenze quasi esclusivamente allo strumento di sinistra del quadro, dedicato appunto ai dati relativi alla piattaforma ibrida, con l’indicazione dell’energia consumata o prodotta ed il livello di carica della batteria.

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Sfrutta il generoso passo di ben 2,8 metri, mettendo davvero comodi i passeggeri posteriori, che hanno a disposizione uno spazio record per le gambe. Sul fronte tecnologia la Optima mette sul piatto il Drive Wise, un insieme di sistemi di sicurezza attiva e passiva, che vanno nella direzione della guida autonoma, oltre a rendere l’esperienza di guida più piacevole e sicura. Non mancano la ricarica wireless per il proprio smartphone (se compatibile), oltre all’impianto di infotainment con schermo da 8”.

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La piattaforma ibrida si fa pagare per la presenza delle batterie, in parte sotta la zona dei sedili, in parte nel bagagliaio, che cala nella sua capacità (anche il serbatoio perde 10 litri di capacità), scendendo a quota 307 litri (misurazione VDA), con una forma poco uniforme ed oltretutto non c’è il passaggio all’abitacolo, visto che i sedili posteriori non sono abbattibili. Dovrebbe però arrivare anche una versione SW della Optima PHEV, con una configurazione ed un posizionamento differente delle batterie, per soddisfare chi abbia bisogno di maggior spazio per i bagagli.

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La Optima è molto sobria nello stile interno, la qualità è ottima e sono ben poche le cadute di stile, anche sul fronte materiali ed assemblaggio delle plastiche. La eccellente abitabilità posteriore è arricchita da una dotazione ricca, con prese USB e sedili riscaldabili, oltre che le comode tendine presenti in questa configurazione. In ottica efficienza è da lodarsi la presenza del tasto “driver only”, per spegnere il climatizzatore nella zona del passeggero, quando si viaggia appunto da soli. Anche se non abbiamo avuto modo di provare direttamente la funzione, la Optima PHEV mette anche a disposizione una interessante novità: una sorta di controllo remoto. Grazie ad una SIM installata a bordo, è infatti possibile monitorare i dati della vettura, avere una replica del quadro strumenti e localizzare la vettura, cosa che si traduce in un utile strumento sia di diagnostica in caso di guasti, ma anche come Parental Control, dato che è possibile ricevere degli alert quando viene superata una data velocità.

Comportamento su Strada: [xrr rating=4/5]

Tanta tecnologia e una piattaforma ibrida che incrementa il comfort di marcia
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Abbiamo detto della presenza del Drive Wise, si tratta di un pacchetto di sistemi, che non solo coprono la sicurezza attiva e passiva, ma vanno anche ad offrire l’assistenza in parcheggio, la frenata automatica o il cruise control adattivo ed il mantenimento della corsia. Influisce ovviamente sull’esperienza di guida, incrementando sicurezza e comfort. Quest’ultimo sale e non di poco nella versione Hybrid PHEV della Optima, merito di una piattaforma che punta certamente ad incrementare l’efficienza, oltre che la fluidità di marcia ed il livello di silenziosità, sia in modalità completamente elettrica, ma anche quando interagisce con la parte termica. Nel traffico si finisce molto spesso a procedere con l’energia delle batterie, con il 2 litri benzina spento, con la gradevole assenza del suo rumore e delle vibrazioni. L’interazione dei due tipi di propulsione è molto dolce e ben gestita, al punto che è difficile accorgersi del passaggio da una modalità all’altra.

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Certo, la sportività che sarebbe lecito attendersi dai dati di potenza e coppia massime, latita un po’, perché si è certamente preferito assecondare la vocazione “comoda” della Optima. Il peso aggiuntivo incide, perché sono 190 i Kg in più rispetto alla versione a gasolio, con un peso totale di 1.780 Kg. L’handling di guida non è per nulla malvagio, con lo sterzo che restituisce feedback nemmeno troppo filtrati ed è sufficientemente preciso, però la Optima Phev, almeno nei primi giorni di utilizzo, non spinge a cercare il limite forzando l’andatura sul misto, ma piuttosto a godersi il comfort di gran livello, inclusa l’assenza di fruscii aerodinamici, grazie anche ad una cura maniacale dell’efficienza. Da notare che i freni sono stati dimensionati in funzione del maggior peso, con dischi posteriori da 300 mm, rispetto ai 262 mm delle Optima normali.

Motore e Prestazioni: [xrr rating=4/5]

Efficienza e “bonus elettrico”, prima della sportività
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La parte termica della piattaforma ibrida è il GDi 2 litri aspirato, che sfrutta il ciclo Atkinson, è quindi di per se molto parsimonioso ed eroga 156 Cv. Questa tipologia di motori, utilizza la ritardata chiusura della valvola di aspirazione per ridurre l’effettivo rapporto di compressione, diminuendo sensibilmente il calore sviluppato ed incrementando l’efficienza. Di contro questa caratteristica si traduce in una erogazione poco vivace, quindi il GDi della Optima PHEV, da solo, non sarebbe un fulmine di guerra, soprattutto ai bassi regimi (la coppia massima arriva addirittura a 5.000 giri). Non è il primo caso di ibrida con motore termico a ciclo Atkinson, proprio perché la curva di erogazione viene compensata e resa piena ed omogenea dall’interazione con il motore elettrico, in questo caso capace di 68 cavalli, che portano la potenza totale a quota 205 a 6.000 giri, con una discreta coppia di 375nm, erogati ad appena 2.300 giri.

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Non è un caso, perché corrisponde al regime massimo di erogazione della coppia dell’elettrico, con 205 Nm costanti tra 0 e 2.330 giri, mentre il termico ne eroga 189 (come detto a 5.000 giri). Le batterie garantiscono una capacità di 9.8 kWh, con fino a 54 Km di autonomia in modalità elettrica. Valgono le considerazioni che abbiamo fatto per le ormai non rare plug – in, che offrono una autonomia similare. I circa 50 Km non sono molti in assoluto, ma sulle brevi tratte consentono un gran vantaggio, come ad esempio quello di andare e tornare dall’ufficio senza consumare una goccia di carburante. La batteria può essere caricata con l’energia recuperata in fase di rilascio, con parte dell’energia prodotta dal motore, oppure con una presa elettrica. In questo caso ci vogliono da 3 a oltre 6 ore circa, a seconda della potenza a disposizione.

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La piattaforma ibrida, oltre che economicamente, si paga in peso aggiuntivo (130 Kg solo per le batterie), con una riduzione dello spazio per i bagagli, ma ha grossi vantaggi, non solo in termini di efficienza e consumi. Come abbiamo già sottolineato, il comfort acustico e la notevole fluidità di marcia sono di per se un grande vantaggio. Oltretutto, ad esempio, siamo entrati in Area C a Milano senza oneri. Le prestazioni sono buone, con uno 0-100 in 9.4 secondi ed oltre 190 Km/h di velocità di punta, ma questa Optima non è una vera sportiva, come qualcuno potrebbe pensare (soprattutto leggendo il dato della potenza massima). Anche la taratura del cambio automatico a 6 rapporti, con un classico convertitore di coppia, è votata alla fluidità di marcia ed è una trasmissione diversa da quella abbinata all’1.7 CRDI, dove viene impiegato un DCT a 7 marce.

Consumi e Costi: [xrr rating=4/5]

Dotazione ricca che si paga con un prezzo impegnativo, consumi contenuti
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Il prezzo della Kia Optima 2.0 GDi PHEV Plug-in Hybrid è di 44 mila euro, a cui qui vanno aggiunti i 3 mila per il pacchetto di optional presente sull’esemplare da noi provato, che include anche il tetto panoramico, il Cruise attivo, i sedili riscaldati e refrigerati, oltre che regolabili elettricamente. Da segnalare gli incentivi alla rottamazione di Kia, che abbattono il prezzi di ben 5 mila euro, scendendo a 39 mila. Molti in più comunque della 1.7 CRDI, che si ferma sotto i 30 mila, ma certo non con la stessa dotazione, con oltre 60 cavalli in meno e senza le comodità e le caratteristiche della piattaforma ibrida plug-in. Confermati gli ottimi 7 anni di garanzia, o 150.000 Km. Passando al capitolo consumi ed emissioni, la Optima PHEV dichiara 37 gr/km di CO2 nel ciclo standard NEDC ed un consumo di omologazione nel ciclo misto NEDC di soli 1,6 litri/100 km. Il valore dichiarato sfrutta notoriamente il vantaggio dell’energia elettrica, che non viene tenuta in considerazione e produce un dato assoluto davvero clamoroso. Senza sfruttare le batterie, usando quindi la Optima Hybrid come se non fosse una plug-in, abbiamo rilevato un valore di circa 15 Km/l in autostrada, dove le ibride soffrono di più e dove però si segnala un cruise control un po’ troppo irruento nelle riaccelerazioni, dettaglio poco allineato con l’animo votato all’efficienza.

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Parliamo di valori di consumo medio (6.3 l/100 Km a fine prova) paragonabili alle migliori diesel, in città anche migliori, ma sono i circa 50 Km percorribili con le batterie a costituire il “jolly”. Più spesso si riesce a ricaricare le batterie, più si risparmia. Le brevi tratte si percorrono solo con energia elettrica, sulle lunghe percorrenze si ha invece a disposizione una ottima e comoda vettura ibrida. Va sottolineato che i 54 Km dichiarati sono vicini all’autonomia effettiva che abbiamo rilevato, quando con alcune concorrenti avevamo rilevato differenze anche del 20-30%, utilizzando uno stile di guida “normale”. Facendo un ragionamento strettamente di carattere economico, ci vogliono poco più di 1,5 euro per la ricarica delle batterie. Considerando che viene mantenuta una carica minima del 12-15% (poi il motore termico si accende), si sfruttano circa 8,5 dei 9,8 kWh totali. Il costo dell’elettricità varia da contratto a contratto, ma una stima verosimile porta ad un costo compreso appunto tra 1,5 e 2 euro, che potrebbero diminuire di molto, tenendo conto di fattori come contratti flat per ricaricare la vettura presso le colonnine disponibili in città. A conti fatti circolare in modalità elettrica è quindi più conveniente di qualsiasi alternativa, metano incluso. Rispetto all’uso ibrido il risparmio è molto consistente, perché in 100 Km anziché consumare poco meno di 7 litri di benzina (quindi oltre 10 euro), con due cicli di ricarica si spendono poco più di 3 euro di elettricità.

Pro e Contro

Ci PiaceNon Ci Piace
Comfort molto elevato, qualità e dotazione, “bonus” di 50 Km elettrici.Costo importante, bagagliaio.

Kia Optima 2.0 GDi PHEV Plug-in Hybrid: la Pagella di Motorionline

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