Contro l’ideologia la mobilità ora si mobilita: evento a Varese per discutere di transizione nell’automotive

Si è parlato dell'elettrico e delle implicazioni che esso comporta

Contro l’ideologia la mobilità ora si mobilita: evento a Varese per discutere di transizione nell’automotive

Mobilita, senza accento sulla a finale, è il nome scelto per l’evento-dibattito che ha focalizzato l’attenzione sul tema della transizione ecologica dell’automotive e che si è svolto ieri presso la sede della Confcommercio di Varese. Oltre a lanciare un messaggio al mondo dell’auto, l’evento Mobilita è stata anche l’occasione per inaugurare la nascita del polo di Federmotorizzazione nel territorio varesino e per presentare i risultati dell’osservatorio sulla mobilità di Format Research.

L’evento, moderato da Pierluigi Bonora, promotore di #ForumAutoMotive, ha visto anche la partecipazione di due esponenti della politica italiana, l’onorevole Luca Squeri, di Forza Italia, che fa parte della commissione Commercio; e l’onorevole Paolo Borchia, europarlamentare della Lega, membro della commissioni Industria, Energia, Ricerca e Trasporti e Turismo.

“Elettrificare tutto non è la strada giusta”

“Decarbonizzare significa non usare più petrolio e gas, che oggi rappresentano il 75% del fabbisogno energetico mondiale – ha affermato Squeri -. In Italia abbiamo cominciato un percorso sbagliato, dettato dall’Europa, perché la strada decisa è quella di elettrificare tutto. E questo significa che quel restante 25% che oggi produciamo dovrebbe coprire tutto. Impensabile. Potremo arrivare a una vera decarbonizzazione solamente quando riusciremo ad implementare molto di più le fonti rinnovabili. Ma vi piacerebbe vedere tutta la Pianura Padana coperta di pannelli fotovoltaici? A me no, ma bisogna considerare anche le necessità del caso”.

Parole alle quali fanno eco quelle di Borchia: “Nel 2021 il 18% delle auto vendute sono state ibride ed elettriche, un mercato importante, ma che deve ancora crescere; ma bisogna lasciarlo crescere non imponendo dall’alto direttive, ma andando dietro allo sviluppo della tecnologia. Il Governo Draghi? Sono cautamente ottimista. Dico solo che la politica europea ha deciso di dire no al gas russo perché causa dipendenza; ora stiamo andando verso la dipendenza cinese da tecnologia e materie prime”.

Anche Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione, ha espresso diverse perplessità sulla definizione del processo di transizione: “Il 2035 è data talmente lontana che con la velocità di oggi data dalle novità tecnologiche, avverranno mille altre cose che renderanno inutile l’auto elettrica ma questo vedrà anche l’addio a molte aziende italiane, che si scontreranno con la manodopera e la tecnologia cinese, più a buon mercato”.

Regole per il mercato dell’usato

Mentre Loreno Epis, consigliere nazionale di Federmotorizzazione, ha rimarcato l’importanza di avere un mercato dell’usato controllato: «Per ogni 100 vetture vendute, 77 sono usate con transazioni dirette tra privati pari al 55%. Questa è concorrenza sleale, perché non c’è nessuna garanzia legale di conformità, nessuna tracciatura di pagamento, nessun costo da sostenere e nessuna tassa da pagare all’amministrazione finanziaria. Non c’è da sorprendersi se si registra un aumento esponenziale delle truffe online da parte di ‘finti’ commercianti, con pagamenti falsi, trasferimenti di proprietà mai conclusi, autovetture mai consegnate… In Italia il problema non è solo il parco circolante, il più vetusto in Europa, ma va ben oltre”.

Come stanno le aziende automotive oggi?

Sullo stato di salute attuale delle aziende automotive, interessanti spunti arrivano dalle parole di Pierluigi Ascani, presidente di Format Research, che presentando i risultati di una recente ricerca sul settore ha dichiarato: “Il dato relativo alla fiducia sull’andamento della propria impresa è del 23,5%. Si tratta di indicatori che danno il segno della crisi. La pandemia e oggi la guerra, insieme alle decisioni a livello transnazionale sul destino del mercato, non stanno giocando a favore del mercato; tanto che le imprese hanno diminuito i propri organici del 25%, ma nessuno degli intervistati ha previsto licenziamenti. E questo fa ben sperare”.

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