Peugeot 208 R2 e 208T16 R5: la prova

Il leone, "re" delle speciali

Peugeot 208R2 e 208R5 T16 Ci siamo messi al volante delle nuove armi da rally di casa Peugeot. La più piccola ma comunque tostissima R2, e la mostruosa T16 R5. Ed è bastato guidarle per pochi chilometri per scoprire da subito il motivo per cui le vetture del leone dominano le speciali di tutto il mondo ad ogni rally.
Peugeot 208 R2 e 208T16 R5: la prova

Come passa il tempo. E’ già trascorso un anno e mezzo dalla mia ultima volta su una vettura da rally, guardacaso proprio una Peugeot, per la precisione la cara ed affezionata 106 n2. Questa volta, però, non c’è il navigatore al mio fianco, niente controlli orari, niente ps, ma l’emozione è sempre quella, anzi, decisamente maggiore. E’maggiore perchè ci troviamo in Garfagnana, terra di un certo Signore di nome Paolo Andreucci, e di preciso su un tratto di strada che fa parte di una prova speciale del rally del Ciocco, uno dei più belli del campionato italiano. Ma la cosa che ancora di più fa accelerare il battito sono le due vetture che stiamo per provare: la più piccola 208 R2, e poi la T16, ovvero proprio la vettura da rally del momento, quella che ogni appassionato della categoria sogna di poter quantomeno vedere impegnata in prova speciale, figuratevi di guidarla…E allora via, cinture ben strette, casco allacciato, tasto start…

PARTIAMO CON LA 208 R2 DI STEFANO ALBERTINI.
Peugeot_208_R2_ed_R5_test_drive_051
Dopo aver fatto un giro “conoscitivo” del percorso insieme a Stefano, altro fortissimo pilota ufficiale Peugeot, che sta affrontando il CIR proprio alla guida della 208 R2, è arrivato il nostro momento. Siamo ben consapevoli delle potenzialità della vettura: basta guardare i risultati cronometrici che ottiene Stefano ad ogni gara, o anche i piazzamenti da assoluto ottenuti da Andreucci lo scorso campionato, anche lui al volante della R2 in attesa che arrivasse quest’anno la R5. Pensata per essere una vettura dal costo accessibile (poco più di 50.000€ già assemblata da Peugeot Sport) è dotata del 1.6 VTI aspirato che grazie ad alcune modifiche come bielle e pistoni raggiunge la ragguardevole potenza di 185cv, erogati a 7800giri/min. Tutto ciò è stato accompagnato dall’adozione di un assetto Ohlins completamente regolabile, del cambio sequenziale a 5 rapporti, del differenziale autobloccante, ed ovviamente di tutti i dispositivi di sicurezza previsti da regolamento Fia. Il peso della vettura, grazie all’alleggerimento, si ferma ad appena 1030kg a vuoto. Alla guida bastano pochissimi metri per capire che hai tra le mani qualcosa di veramente tosto. Il motore in basso è meno scorbutico del previsto, ma totalmente privo di coppia. Bisogna tirare le marce, ed allora ecco che si scatena. Dopo una partenza prudente, anche per via dello sterzo talmente pronto che sulle prime lascia addirittura spaesati, iniziamo a prenderci gusto e ritmo. Piccola e leggera com’è, la R2 è davvero una saetta, passa da una cuva all’altra con l’agilità di un felino che insegue una lucertola, non fai nemmeno in tempo a pensare che devi curvare che già ti ritrovi lì, con il muso diretto verso il punto di corda. Il motore, come già detto, richiede un certo impegno per essere sfruttato. Guai ad anticipare troppo la cambiata, altrimenti ci si ritrova troppo sottocoppia, meglio aspettare l’accensione del led rosso prima di tirare a sè la leva del cambio sequenziale, peraltro velocissimo e cattivissimo nelle cambiate. E poi, che assetto spettacolare che ha questa 208 R2: il bilanciamento sembra davvero perfetto. La guidiamo da una manciata di chilometri, ma già riusciamo a sentirla abbastanza “nostra”. Il muso, come già detto, è di una prontezza impressionante, mentre la coda, ad andature “umane” come le nostre, non mette mai in apprensione, nè in rilascio nè sulle sconnessioni prese a centro curva, in piena accelerazione, in seconda e terza marcia. Ma la cosa bella è che proprio la coda, pur dando tanta confidenza, permette di “giocare” tanto: lo capiamo quando facciamo il giro da passeggeri di Stefano Albertini, che riesce a sfruttarla in maniera pazzesca, lasciandola scivolare in ingresso o in percorrenza a proprio piacimento, con una facilità ed una naturalezza mai viste.

E POI IL GRANDE SALTO: LA 208 T16 R5 DI “UCCI”
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Per quanto la 208 r2 possa essere già cattiva ed affascinante, la 208 T16, con quella carrozzeria così allargata, con quei parafanghi enormi, ha quel fascino inarrivabile delle vetture da competizione “toste”, quelle più vicine ad un mostro che non alla vettura di serie da cui derivano. Qui la situazione, da punto di vista tecnico, è parecchio differenze: il motore è sempre un 1.6, ma questa volta turbo, e con 280cv di potenza. E poi ha tanta coppia: 400nm, dato iper significativo erogati a 2500giri/min. Abbiamo poi la trazione che da sola anteriore diviene integrale, ed ancora una volta il cambio sequenziale a 5 rapporti, mentre l’impianto frenante si affida a dischi da 300″ con pinza Alcon a quattro pistoncini. Le differenze con la 208 R2 sono ben chiare non appena saliti in macchina. Se nella prima la familiarità con la vettura di serie era percepibile ma non evidentissima, qui si ha proprio la sensazione di trovarsi alla guida di un prototipo da corsa: alla fine la T16 è proprio questo. Si guida seduti parecchio arretrati, dato che il volante, con il suo piantone appunto molto arretrato, arriva quasi a centro vettura. Il parabrezza, così, risulta davvero lontano rispetto al sedile. Prova di questo “arretramento” della posizione di guida sono gli specchietti retrovisori, che sulla 208 T16 R5 si trovano praticamente a metà della portiera. La strumentazione davanti a noi è più scarna, dato che c’è giusto un piccolo schermino in cui si vede la marcia inserita, con sopra i led che indicano in momento ideale per passare al rapporto superiore. Ma questa volta, trattandosi di una vettura turbo, c’è il Bang, più tecnicamente conosciuto come Anti Lag System. Si parte senza, ed una volta in movimento si seleziona la mappatura della centralina per attivarlo. Puà sembrare paradossale, ma sulle prime la 208 T16 R5 dà la netta sensazione di essere addirittura più facile della 208 R2: saranno le gomme e le carreggiate più larghe, ma, almeno ai ritmi da giornalista e non da pilota professionista, questa R5 sembra davvero viaggiare su dei binari. Ed effettivamente qualche sospetto ci era già venuto guardando i camera car di Paolo Andreucci: andate a cercare qualche video con la vecchia 207 S2000 e poi cercatene uno con la 208 R5. Si vede chiaramente come Paolo riesca ad essere molto più pultio e molto più lineare con lo sterzo, con una guida quasi geometrica, con molte meno correzioni in percorrenza. Anche il motore, rispetto alla R2, ci è sembrato nettamente più facile da sfruttare, tanto che, a differenza della più piccola, abbiamo visto decisamente più di frequente comparire i led rossi della cambiata. Merito della tanta coppia, disponibile già dai bassi regimi e non soltanto a ridosso del limitatore. Se con la R2, comunque, avevamo più o meno “intravisto con il binocolo” i limiti della vettura, qui, per quanto abbiamo spinto un pò di più, complice la maggiore confidenza con il percorso, ne siamo rimasti distanti anni luce. Sarà anche mertio della trazione integrale e del differenziale, che in collaborazione con le gomme Pirelli da gara, permettono di scaricare a terra tutta la potenza senza un plissè, con la coda che allarga quel tanto che basta la traiettoria in stile trazione posteriore permettendoti di uscire dalla curva a fionda con un leggero sovrasterzo. Ed il giro da passeggeri di Andreucci? E’stato della serie “ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”. Numeri del genere non riesco a farli neanche con la Play Station quando gioco a Wrc.

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