Sensori angolo cieco, Confcommercio Mobilità: sicurezza, ma serve definizione comune
Buongiardino: “Questi sensori hanno prezzi diversi e capacità diverse. Hanno oscillazioni che vanno dai 1.200 ai 10.000 €”
Da circa un mese il Comune di Milano ha deciso di stringere ancora di più le maglie dei mezzi che possono entrare all’interno del territorio di competenza della sua amministrazione, come risposta ad una serie di gravi incidenti che, disgraziatamente, hanno causato fatalmente vittime. Una delle novità più importanti riguarda i mezzi pesanti e da lavoro, che da ora in poi non potranno accedere all’Area B (la zona a traffico limitato che corrisponde alla quasi interezza del Comune) senza essere dotati di un sensore di controllo dell’angolo cieco. Questo sistema di sicurezza è ormai quasi scontato sulle auto di recente produzione, ma manca in molti casi sui mezzi pesanti da lavoro e trasporto, che paradossalmente sono anche quelli con la minore visibilità del loro angolo cieco per una banale questione di dimensioni. Per il momento l’obbligo riguarda tutti gli automezzi con omologazione M3 (trasporto persone) e N3 (trasporto cose). È prevista una deroga per chi può presentare prove di aver prenotato il dispositivo, che durerà fino alla fine del prossimo anno. Dal 1 ottobre 2024, invece, la regola riguarderà anche gli automezzi M2 e N2, ovvero entro un limite di peso di 3,5 tonnellate, anche per loro con possibilità di deroga fino ad un anno. Per approfondire l’argomento abbiamo raggiunto Simonpaolo Buongiardino, Presidente di Federmotorizzazione e di Confcommercio Mobilità.
Il Comune si starebbe muovendo in anticipo sul Codice
“Questa norma fa riferimento ad una risoluzione del Parlamento Europeo del 2019, nella quale definirono questi strumenti per rilevare l’angolo cieco – ci ha spiegato Buongiardino – La delibera dell’Unione Europea, però, non è ancora stata recepita dagli Stati membri. In particolare in Italia si sta ragionando sul nuovo Codice della Strada, che potrebbe farlo. Quindi di fatto il Comune si impone sulla ZTL utilizzando la possibilità di intervenire in modo più restrittivo sulla circolazione all’interno di essa, stabilendo dei vincoli che ancora il Codice della Strada non prevede. Questo è un problema che dovrà essere gestito tra il Comune e il Ministero”. Non si tratta, però, solo di una questione legislativa, ma anche tecnica. “Questi sensori hanno prezzi diversi e capacità diverse. Vi sono i semplici sensori di movimento, le telecamere, i radar e poi questi due uniti. Hanno oscillazioni che vanno dai 1.200 ai 10.000 €, quindi anche molto impegnativi. La variabilità dipende anche dal campo di rilevazione dell’ostacolo da parte del sensore, che può andare dai 4 ai 12 metri a seconda del tipo di strumento. È evidente, quindi, che gli M3 e gli N3, che sono i veicoli più lunghi hanno necessità di avere dei sensori ad ampio raggio, che costano un po’ di più”.
Disponibili al dialogo
Ma quindi c’è una contrarietà a questa norma? “Noi come Confcommercio Mobilità, siccome siamo sensibili al problema della sicurezza delle persone lungo le strade, non ci siamo schierati contro questa risoluzione, anche se c’è da stabilire la legittimità nei confronti del Codice della Strada. Anzi, siamo disponibili al dialogo, cosa che abbiamo fatto. Abbiamo anche selezionato un’azienda nostra associata che distribuisce questi sensori. Questa è la situazione attuale. […] C’è da dire che altri Paesi europei hanno compiuto i passi che ha fatto il Comune di Milano, adottando in aree limitate del loro territorio questi obblighi. Qual è il problema che ne deriva? Intanto abbiamo dei veicoli che entrano ed escono ogni giorno dalla città e quindi si doteranno di questi strumenti come onere aggiuntivo. Al limite decideranno come e se ribaltarlo sui costi delle consegne. Per i veicoli che entrano una volta ogni tanto, però, che magari provengono da altre regioni italiane o anche dall’estero, questo sarà un problema.
Serve una definizione comune
C’è qualcosa di preciso che vorreste chiedere? “Sì. Noi non ci siamo messi di traverso su questa iniziativa, pur essendo a conoscenza del fatto che sia una norma che precorre le disposizioni del Codice, che mi risulta sia vicino a nuove modifiche. […] Sarebbe opportuno che ci fosse alla fine una definizione comune tra Ministero e amministrazione di Milano”.
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