Auto elettrica e incentivi al palo. Naso (Motus-E): “Hanno avuto una scarsissima presa per vari motivi”

I fondi per supportare la mobilità elettrica ci sono ma non vengono usati

Auto elettrica e incentivi al palo. Naso (Motus-E): “Hanno avuto una scarsissima presa per vari motivi”

Nel complesso e intricato percorso a ostacoli verso l’elettrificazione del parco auto circolante, l’Italia rischia di rimanere sempre più indietro rispetto al resto d’Europa come testimoniano i dati del mercato relativi al 2022, nel quale si è registrato nei 27 Paesi Ue un incremento del 28% delle immatricolazioni di auto elettriche rispetto all’anno precedente.

Mentre la diffusione delle auto a batteria aumenta, tra gli altri, in Germania (+32%) e Francia (+25%), in Italia questa non solo non cresce, ma ha addirittura innestato la retromarcia coma racconta il -26,9% di elettriche immatricolate nel 2022 nel nostro Paese rispetto al 2021.

Un trend negativo che ha diverse motivazioni, tra le quali c’è l’inefficacia degli incentivi statali, come suggerisce Francesco Naso, presidente di Motus-E, la prima associazione italiana nata per sostenere e promuovere la mobilità elettrica: “Gli incentivi stanziati in questi anni dai governi italiani hanno avuto una scarsissima presa. I fondi per sostenere la mobilità elettrica ci sono, ma non li riusciamo a sfruttare”.

Quasi la metà degli incentivi per le BEV non è stata utilizzata

La tesi di Naso è coadiuvata dal fatto che nel 2022 mentre gli incentivi destinati a benzina e diesel, in tutto 170 milioni di euro, sono andati esauriti nel giro di appena tre settimane, il 44% dei fondi stanziati per le auto elettriche è rimasto inutilizzato. Provando a capire il perché degli incentivi alle elettriche rimasti nelle casse dello Stato, Naso afferma: “Innanzitutto, va detto che l’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei a incentivar l’acquisto di auto endotermiche, che già rappresentano la principale fascia di mercato”. Il presidente di Motus-E sottolinea poi il problema del limite massimo di prezzo fissato a 35.000 euro, giudicato troppo basso per le BEV: “Lo abbiamo già detto più volte al governo e lo ribadisco ancora: non ha veramente senso. È uno dei limiti più bassi d’Europa”.

Per le aziende bonus ancora meno appetibile

Una situazione che si complica ulteriormente per le aziende che sui veicoli elettrici possono beneficiare del 50% dei contributi previsti per i privati. Un bonus troppo basso che è stato in gran parte ignorato anche da parte di chi vorrebbe elettrificare la propria flotta aziendale. Per questo Naso suggerisce misure alternative agli incentivi che possano essere più efficaci: “Crediamo che nel caso delle azienda la soluzione migliore sia agire sulla deducibilità fiscale piuttosto che sul costo all’acquisto. Altri Paesi europei già lo stanno facendo”.

La burocrazie italiana fa da ulteriore freno

Ulteriori difficoltà alla diffusione della mobilità elettrica in Italia sono rappresentate dai tempi della burocrazia. A tal proposito Naso spiega: “Gli incentivi per le colonnine di ricarica private sono stati annunciati a ottobre. Sono passati  cinque mesi e ancora non sappiamo quando arriveranno e come funzioneranno”. Discoro analogo per il contributo sul retrofit dei veicoli, vale a dire la possibilità di trasformare un’auto endotermica in elettrica grazie a un apposito kit: “È una soluzione – afferma Naso – destinata a crescere ne prossimi anni. C’è solo un problema: la piattaforma per accedere agli incentivi è uscita a febbraio 2023 e sulla pagina del sito c’è scritto che i fondi sono validi solo fino a dicembre 2022…”. Approssimazione e confusione che allontanano i costruttori dal nostro Paese, come sostiene il presidente di Motus-E: “Le Case automobilistiche non possono fare una pianificazione precisa in Italia e finiscono per concentrarsi su altri mercati. È anche per questo che in Europa vanno quasi tutti meglio di noi”.

Risorse del Pnrr a rischio

Altra questione è legata alle difficoltà di riuscire ad accedere ai fondi del Pnrr messi a disposizione dall’Unione Europea per le infrastrutture di ricarica. Su questo aspetto Motus-E evidenzia due problemi: le scadenze troppo brevi, spesso incompatibili con l’iter autorizzativo che viene richiesto in Italia, e l’impostazione dei bandi che spesso taglia fuori gli operatori più piccoli. Difficoltà che mettono a rischio l’utilizzo dei 710 milioni di euro stanziati dall’Ue per costruire una rete da 21.000 colonnine in Italia.

Rate this post
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News, se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Auto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Array
(
)