Benzina più cara: il governo riduce lo sconto sulle accise da 30,5 a 18,3 centesimi al litro

La riduzione del taglio sarà attiva dal 1° dicembre

Benzina più cara: il governo riduce lo sconto sulle accise da 30,5 a 18,3 centesimi al litro

Nella manovra finanziaria appena approvata dal governo Meloni c’è una misura che tra pochi giorni andrà ad impattare sugli automobilisti, ovvero la riduzione del taglio delle accise sui carburanti. In vigore da tutto il 2022, il taglio delle accise su benzina e diesel ha permesso nel corso dell’anno di porre un freno alla sfrenata corsa al rialzo dei prezzi dei carburanti.

Ora quel freno, una misura a sostegno dei cittadini contro il caro benzina, si fa decisamente più esiguo. L’esecutivo guidato dal premier Giorgia Meloni ha infatti disposto una significativa riduzione, quasi dimezzandolo, del taglio della accise sui carburanti a partire del 1° dicembre, e a rimetterci saranno le tasche degli italiani, dato che a partire dal mese prossimo alle stazioni di rifornimento troveremo prezzi più alti per benzina e diesel.

Dal 1° dicembre il taglio delle accise si riduce a 18,3 centesimi

Come si legge nel documento del governo, dal 1° al 31 dicembre 2022 si passerà a 578,40 euro di accise per mille litri per la benzina e di 467,40 euro per mille litri per il diesel. Questo si traduce in sconto finale ridotto di quasi la metà: lo sconto al distributore che oggi è di 30,5 centesimi al litro a dicembre scenderà a 18,3 centesimi. Dalla riduzione del taglio delle accise sono esclusi gli autotrasportatori, regolati da altri regimi.

Rienzi (Codacons): “Farà aumentare ancora i prezzi dei beni trasportati”

Una misura che ha sollevato immediate e preoccupate reazioni da parte delle associazioni dei consumatori, con il Codacons apertamente contrario alla riduzione del taglio delle accise, come dichiarato dal presidente Carlo Rienzi: “Si tratta di una misura assurda che avrà effetti diretti e indiretti pesantissimi sulle tasche degli italiani. In primo luogo la riduzione del taglio delle accise provocherà un rialzo immediato dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa di 12,2 centesimi al litro e una maggiore spesa pari a +6,1 euro a pieno, +146 euro annui a famiglia ipotizzando due pieni mensili di carburante, conto che sale al crescere dell’utilizzo dell’automobile da parte dei cittadini. In secondo luogo, fatto ancora più grave, l’abbassamento del taglio dell’accisa produrrà pesanti effetti indiretti, con un aumento dei prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% della merce in Italia viaggia su gomma. Ci saranno quindi conseguenze negative sull’inflazione (che fa impennare anche gli importi delle multe) in un momento in cui i listini al dettaglio andrebbero calmierati”.

Dona (UNC): “È un atto da kamikaze e un suicidio politico del governo”

Di “atto da kamikaze” e “suicidio politico” del governo parla Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che afferma: “Il governo ha poche idee, ma confuse. Non ha ancora capito che bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo si devono ridurre i prezzi dei beni energetici, ossia luce, gas e carburanti, senza i quali l’inflazione a ottobre sarebbe stata pari, secondo i dati Istat, al 5,9% invece che all’11.8%, ossia esattamente la metà”.

“È vero che ora i prezzi sono a livelli ragionevoli, – prosegue Dona – peccato che lo siano grazie ai 30,5 cent in meno decretati da Draghi. Con la riduzione del taglio da 30,5 a 18,3 cent, 15 cent di accise e 3,3 cent di Iva, il prezzo della benzina in modalità self service, considerando gli ultimi dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), supererebbe quota 1,8 euro, arrivando vicino a 1,9 euro al litro, esattamente a 1,893 euro al litro, mentre il gasolio sfonderebbe addirittura la soglia dei 2 euro, raggiungendo i 2,035 euro al litro”.

Il presidente dell’UNC conclude: “Tutto questo senza considerare che ci attendiamo per fine mese dei rialzi per via del calo della produzione di 2 milioni di barili di petrolio al giorno dei Paesi Opec+ scattato dal 1° novembre e che non ha ancora prodotto i suoi effetti nefasti”.

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