Coronavirus: lo stop alla circolazione non riduce l’inquinamento
Non sono calati i valori di PM10 e PM2.5 in Lombardia
Il Coronavirus ha causato una riduzione notevolissima del traffico, viste le misure restrittive adottate in Italia, ma questo non ha portato una riduzione nell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle città. Un’indagine condotta da Regione Lombardia e Arpa Lombardia rivela che lo stop alla circolazione “non ha determinato effetti” sui valori di Pm10 e Pm2.5 nell’aria.
L’indagine sull’inquinamento in Lombardia
Le restrizioni introdotte dal DPCM dell’8 marzo hanno portato, in Lombardia, ad una riduzione di circa il 75% del traffico nei giorni feriali e di circa il 90% nel corso del fine settimana, mentre l’inquinamento è rimasto piuttosto stabile. Anzi, “analizzando i dati dal 18 al 20 marzo – le parole dell’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo – si è riscontrato un incremento significativo del PM10, che in alcune stazioni ha superato il valore limite di 50 microgrammi”.
Invece, hanno avuto una riduzione importante il biossido di azoto (NO2), il monossido di azoto (NO) ed il benzene, con concentrazioni rilevate molto più basse. I motivi? Secondo quanto spiegato dall’assessore “la variabile metereologica rimane predominante nel determinare gli andamenti del particolato. Confermando la specificità del bacino padano”.
”Area B ed Area C sono inutili”
Questi dati hanno portato al commento di Riccardo Pase, presidente della commissione regionale Ambiente, sulle ZTL di Milano: “Dai dati diffusi, si evince chiaramente non solo che l’Area C è stata fatta dal Comune di Milano con l’unico intento di fare cassa, ma emerge anche la palese inutilità dell’Area B. Tutto questo a danno di cittadini e lavoratori. La conclusione ovvia è che lo stop di auto e fabbriche non ha modificato in modo sensibile la situazione”.
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