Nissan: ridotta la produzione del 20%, chiusi gli impianti a Barcellona e in Indonesia

I modelli passeranno da 69 a 55, oltre 3.000 persone rischiano il posto di lavoro

Nissan: ridotta la produzione del 20%, chiusi gli impianti a Barcellona e in Indonesia

L’avevamo accennato nella giornata di ieri e infatti è arrivato preciso come un orologio svizzero. Il nuovo piano di ristrutturazione di Nissan non si è fatto attendere e, come sembrava lecito aspettarsi, le notizie non sono per niente buone. Tra le novità più negative segnaliamo una diminuzione complessiva della produzione e della gamma di veicoli del 20%, oltre ad una notizia davvero shock: la fabbrica di Barcellona verrà chiusa, era operativa dal 1983.

Brutti tempi per il mondo dell’auto e per Nissan

La fabbrica di Barcellona è un sito storico per il marchio giapponese, fondata nel 1983 ha visto oltre 30 modelli passare dalle proprie line di produzione. Negli ultimi anni si era concentrata principalmente sui veicoli commerciali e da lavoro, come il pick-up Navara e il furgone Nissan e-NV200. Dava lavoro ad oltre 2.400 persone, con altri 600 dipendenti legati a strutture ad essa collegate. Si parla quindi di oltre 3.000 persone che potrebbero rimanere a casa, in un periodo di certo non fiorente per la situazione economica.

Razionalizzazione e definizione delle priorità

Ma questa è solo una delle tante decisioni prese dal consiglio d’amministrazione della compagnia giapponese: l’obiettivo è quello di riuscire a raggiungere “una crescita sostenibile, stabilità finanziaria e redditività entro la fine dell’anno fiscale 2023“. Andrà in atto una manovra estremamente scientifica per poter razionalizzare le spese, ponderare alla perfezione ogni investimento e controllare al centesimo ogni costo, cercando si snellire il più possibile le componenti fisse. La produzione verrà razionalizzata, concentrandosi sui prodotti più redditizi, contraendo le gamme di veicoli e limitando le possibilità di diversificazione all’interno dello stesso modello.

L’obiettivo è raggiungere un margine di profitto operativo del 5% e una quota di mercato globale sostenibile del 6% entro la fine dell’anno fiscale 2023. Il piano si concentra su due aree strategiche: razionalizzazione e definizione delle priorità dei mercati e dei prodotti principali.

La capacità produttiva verrà ridotta a 5,4 milioni di vetture, una stretta del 20%, raggiungendo un tasso di utilizzo degli impianti dell’80%. I modelli globali verranno ridotti da 69 a 55, consolidando la commercializzazione nel Nord America a quei prodotti principali e più redditizi. I costi fissi saranno ridotti di oltre 3 miliardi di dollari. Lo stabilimento in Indonesia verrà chiuso, potenziando quello presente in Thailandia.

Poche aree ma buone

Nella seconda parte del piano si trattano le aree strategiche principali: Giappone, Cina e Nord America, sfruttando poi le risorse derivate dall’alleanza con Renault per le attività in Sud America, zona ASEAN ed Europa. Si connetterà su veicoli di segmento C e D (abbastanza rari in Europa ma più popolari in America e Cina), veicoli elettrici e vetture sportive. Saranno introdotti 12 nuovi modelli entro i prossimi 18 mesi, portando sempre più tutta la gamma verso l’elettrificazione. Tra le ultime novità troviamo l’introduzione del nuovo sistema di guida autonoma ProPilot, su oltre 20 modelli commercializzati in più di 20 mercati. Entro il 2023 oltre 1.5 milioni di vetture dovranno essere equipaggiate con questo sistema.

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