Northvolt interrompe definitivamente la produzione di batterie
Lo ha annunciato nelle scorse ore il curatore fallimentare Mikael Kubu
Northvolt, celebre produttore di celle per batterie che come vi abbiamo scritto nei mesi scorsi ha presentato istanza di fallimento, sta interrompendo la produzione nel suo stabilimento principale di Skellefteå, in Svezia. Di recente, lo stabilimento ha servito un solo cliente, il produttore di camion Scania. La chiusura avverrà entro il 30 giugno e 900 persone potrebbero perdere il lavoro. Il curatore fallimentare Mikael Kubu ha annunciato che, nonostante siano in corso trattative per vendere l’impianto Northvolt Ett, al momento non si prevede una ripresa della produzione.
Northvolt entro fine giugno fermerà definitivamente la produzione di batterie
Di conseguenza, le attività verranno progressivamente ridotte fino all’interruzione completa entro la fine di giugno. Secondo l’emittente svedese SVT, circa 900 persone lavorano ancora nello stabilimento, anche se a marzo Northvolt aveva previsto il mantenimento di 1.200 posti su 3.000 a Skellefteå. La produzione si è rivelata insostenibile: con Scania come unico cliente e costi in aumento, l’attività non era più economicamente giustificabile, ha dichiarato un portavoce dell’azienda.
Un portavoce di Scania non ha voluto confermare direttamente le voci secondo cui Scania avrebbe acquistato le sue celle per batterie dal gigante cinese CATL in futuro, ma ha dichiarato: “Oggi Northvolt e il curatore fallimentare annunciano l’interruzione della produzione. Quindi non dovremmo stare qui a parlare di altri fornitori”.
La fine della produzione di batterie Northvolt è l’ultimo capitolo di una crisi iniziata già nel 2022 con problemi di qualità nello stabilimento di Skellefteå. Nell’estate 2024, l’elevata quantità di scarti ha gonfiato i costi, spingendo BMW ad annullare un ordine miliardario. Poco dopo, la società ha ceduto filiali, è entrata in ristrutturazione sotto il Chapter 11 e l’AD Peter Carlsson si è dimesso. A marzo, è stata dichiarata insolvenza e 2.800 dipendenti sono stati licenziati. Intanto, il cantiere a Heide (Germania) prosegue, ma il progetto dipende da nuovi investitori, con indagini ora in corso sui fondi pubblici impiegati.
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