Opel: il primo costruttore a riciclare le componenti plastiche
Come venne avviato il progetto del fulmine nel 1990
L’ambiente è un tema caldissimo per quanto riguarda le case automobilistiche. La lotta all’inquinamento e la riduzione di CO2 sono in primo piano, però ci sono alcuni marchi che lavorano da tempo in questa direzione: è il caso di Opel e del suo lavoro sul riciclo delle componenti plastiche delle vetture. Un progetto iniziato nell’ormai lontano 1990, cioè trent’anni fa.
Gli studi e l’avvio del riciclo
All’epoca gli specialisti avevano calcolato che di lì a qualche anno ci sarebbero state fino a 200.000 tonnellate di rifiuti di materiali sintetici ricavati da vetture demolite. Il progetto aveva richiesto sei anni di studi di fattibilità e, da allora, Opel realizzò alcuni componenti delle proprie automobili (paraspruzzi, involucri dei filtri aria e rivestimenti interni dei bagagliai) in materiali riciclati.
Opel decise (prima casa costruttrice) di distinguere tutti i componenti delle sue vetture fatti con materiale sintetico. Da allora i paraurti, gli involucri delle batterie e del filtro dell’aria portano la sigla ISO “PP” che indica il materiale chimico PoliPropilene. Altre parti di vetture, prodotte con altri materiali, portano anche esse delle sigle: “ABS” per esempio, significa il materiale AcrilnitrilButadienStirolo, mentre “PUR” indica la fibra sintetica PoliURetano.
Il riciclo degli involucri delle batterie
Alcuni componenti delle auto, infatti, potevano essere ricavati da vecchi involucri delle batterie. Una volta triturati tali involucri, il granulato ottenuto era mescolato con il materiale ricavato da paraurti anche essi demoliti e triturati. Il granulato così ottenuto possedeva una qualità costante garantita dal produttore e poteva quindi essere trattato come materiale nuovo. Il tutto senza la necessità di nuovi attrezzi o macchine per formare e costruire i prodotti di riciclaggio.
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