Suzuki Swift 4×4 DualJet, prova su strada

Una citycar per tutte le stagioni

Abbiamo testato la rinfrescata versione della citycar nipponica che ora presenta un nuovo propulsore a benzina e si affida ad una trazione integrale per muoversi con agilità sia nel traffico cittadino che nelle gite fuori porta. Con questo Suzuki si "oppone" al movimento delle Crossover offrendo un mezzo dotato di un equipaggiamento sopra la media e tanto spazio per i passeggeri.

Suzuki Swift – Diciamocelo, al giorno d’oggi non è facile trovare un’auto che riesca a soddisfare tutti i nostri gusti, dando al guidatore il piacere di guidare un mezzo bello da vedere, che avvolga nel suo ambiente interno regalando un tocco di sportività all’occorrenza. Eppure sembra che Suzuki con la nuova Swift sia riuscita a proporre un giusto mix di compromessi che riesce a mettere d’accordo padre, madre e figli. Sì, ci permettiamo di dire ciò poiché la citycar giapponese ha un’aria sbarazzina ed uno sprint dosato che qualche emozione regala sempre, ma sempre con un occhio alla sicurezza ed ai consumi (la versione da noi saggiata era la 1.2 a benzina). Nella nostra prova su strada con il modello di punta B-Top andremo meglio approfondendo quanto anticipato sinora entrando nei dettagli.

Design e Interni: [xrr rating=4/5]

Una linea che si sa distinguere nel traffico cittadino

Rispetto al vecchio modello la nuova Swift è diventata più personale senza per questo perdere la sua linea originale e semplice, grazie all’aggiunta ed alla modifica di pochi quanto mai essenziali elementi. Guardando il frontale possiamo subito notare i nuovi fari a led incastonati nella parte inferiore assieme ai fendinebbia ed a forma di “L”, mentre nella parte superiore abbiamo il corpo fari che conserva la linea precedente: sagomati e dall’aspetto tagliente si slanciano verso indietro somigliando molto alla pinna di uno squalo e rendono il parabrezza più imponente di quanto in realtà sembri. La calandra centrale è divisa in parte superiore ed inferiore da un fascione dove è posta la targa, mentre sopra svetta solitario ed in bella vista il logo della casa di Hamamatsu. Uno piccolo spoiler nella parte inferiore accentua il piglio aggressivo. Lateralmente gli specchietti retrovisori hanno una colorazione abbinata alla carrozzeria e seguendo il profilo abbiamo un’inversione di tendenza rispetto al modello precedente, poiché se prima era il tetto a scendere verso la coda della vettura, ora sono i finestrini che “da sotto” proseguono con un taglio dritto e netto verso il tetto della vettura senza per questo perdere in funzionalità. Nella versione B-Top inoltre quelli posteriori sono oscurati, cosa che di solito si trova su auto di classe superiore. Oltre a questo i designer giapponesi non hanno influito molto nella vista laterale e ciò è stato un bene, permettendo che l’unico elemento caratterizzante sia notato con semplicità: anche la parte bassa ripete tale ricercata geometria in un motivo di slancio. Nella parte terminale poi possiamo vedere apparire i fanali posteriori che con un disegno a mezza luna paiono appoggiati sulla carrozzeria e che paiono molto simili a quelli anteriori, proiettandosi sul baule e congiunti dalla linea d’apertura del bagagliaio. Il lunotto è oscurato e non di grandi proporzioni tuttavia la visibilità non ne risente molto. Da sotto pare uscire un piccolo estrattore d’aria, altro segno di ricercata sportività. Da segnalare come la soglia di carico non sia molto bassa, essendo posta ad oltre 70 centimetri da terra e dovendo “scavalcare” un gradino una volta aperto il bagagliaio, cosa che per una citycar stona un po’. A completare il tutto abbiamo un piccolo spoiler nella parte finale del tetto che integra le luci di frenata e dei cerchi in lega a doppie razze da 16 pollici di 185/55: adesso non possiamo negare che qui la sportività sia di casa.

Gli interni che non ti aspetteresti

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Per aprire e chiudere la vettura è disponibile il sistema Keyless Push Start che riconosce se avete con voi la chiave di avviamento quando aprite il mezzo. Non è necessario inserirla poiché Suzuki ha previsto un sistema Start&Stop, che dopo andremo dicendo, mentre è stata intelligentemente posta la chiave manuale per apertura delle portiere nel comando stessa, estraibile qualora la batteria si esaurisca: niente panico quindi. Saliti a bordo bisogna ammettere che non sembra una citycar bensì un’altra vettura, tanto è lo spazio che gli interior designers sono riusciti a ricavare: ci ha stupito il considerevole numero di portaoggetti che si trovano nella parte anteriore, con un portabottiglie (da 0.5 L) per ogni portiera ed uno al centro per le bottiglie più grandi. Il volante è in pelle – come anche il cambio – e dà una sensazione di sicurezza e comodità al tempo stesso, dietro di esso il quadro strumentazioni è tanto semplice quanto completo, con il computer di bordo posto al centro, i due quadri del numero di giri e della velocità ai suoi lati e ben visibili mentre in basso alle estremità troviamo gli indicatori di temperatura del motore e benzina. La scelta di retroilluminarli in bianco e con lancette rosse è stata una scelta azzeccata che rende il tutto visibile in qualsiasi condizione. Al centro del cruscotto troviamo il sistema di Infotainment con uno schermo che funge da radio, lettore multimediale e navigatore. Risponde bene al tocco del dito ma non sempre con prontezza e quando la luce lo abbaglia non è possibile leggere quanto vi sia scritto sopra, ma è facilmente raggiungibile e non distrae troppo alla guida anche perché sono presenti i comandi al volante per tutte le regolazioni necessarie: veramente intuitivi a nostro giudizio. Il sistema Bluetooth è di serie e permette di collegare il cellulare/smartphone per fare e ricevere chiamate alle quali rispondere tramite tasti posti sul volante. Sotto al già citato schermo troviamo l’impianto del clima automatico ed anche qui rimaniamo colpiti positivamente, i tasti sono pochi ma essenziali e semplici nell’uso ed il piccolo schermo mostra quali azioni stiamo compiendo, quindi quali impostazioni “clima” sono a noi gradite in quel momento senza farci perdere troppo tempo. Ancora più sotto troviamo uno spazio aperto in cui poter alloggiare piccoli oggetti come un portafogli o gli occhiali ed in cui trovano spazio l’ingresso USB ed SD. Dal lato del passeggero abbiamo un cassetto non molto grande e non illuminato che va in controtendenza con quanto detto sinora sui vari portaoggetti. Lo spazio non manca per i passeggeri e dietro anche tre adulti di media statura non devono sgomitare per farsi spazio, così come per le gambe che trovano agilmente dove muoversi. Tutte le plastiche risultano solide e soffici al tatto, simbolo di una qualità che di solito non contraddistingue molto le citycar: qui Suzuki invece ha colpito molto positivamente nel segno e ve ne diamo atto. Di gusto un po’ “retro” ci sono sembrate invece le luci interne poste sul soffitto e le tendine parasole guidatore e passeggero che stonano con il livello degli interni. Anche il bagagliaio è ben rifinito ma non molto capiente: solo 211 litri per una vettura lunga 3 metri e 85 con cui poter andare a fare la spesa in settimana (è al di sotto delle concorrenti), mentre ribaltando il divanetto la capienza sale a 902 litri, questo sì un buon dato. La sicurezza comprende un totale di 7 airbag: doppio airbag anteriore, quello per le ginocchia del guidatore, quelli laterali anteriori ed a tendina e sono presenti il sistema ESP e TCS a vigilare costantemente.

Comportamento su Strada: [xrr rating=4/5]

Sicurezza e comodità di guida i punti di forza

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Quasi tutte le versioni a benzina sono dotate della trazione integrale permanente, che aumenta il peso di 75 chilogrammi ma che non influenza più di tanto la guidabilità, anzi. In un periodo come questo dove il clima “regala” temperature sempre più prossime allo zero trovare strade leggermente ghiacciate è più probabile, ma con le quattro ruote motrici la Swift affronta il tutto con grande semplicità senza impegnare il guidatore, lo stesso su superfici bagnate dove l’elemento viscido è lì ad attendere un nostro errore con il giunto viscoso pronto a ripartire la motricità tra ruote anteriori e posteriori all’occorrenza. Merito anche delle sospensioni, tarate in maniera che il rollio laterale sia il minore possibile ma anche che dossi ed eventuali buche non sconquassino chi è a bordo, risultando morbide. Ciò che abbiamo apprezzato è anche la seduta di guida, che anche dopo lunghi viaggi non stanca facendoci scendere con le famose gambe anchilosate e le braccia a pezzi. Il feeling è quindi ottimo ed il volante regala sensazioni reali di guida essendo piuttosto preciso alle medie ed alte andature, mentre a quelle basse pare avere qualche attimo di vuoto, ma è una piccola pecca a cui basta fare l’abitudine. I cerchi in lega da 16 pollici contribuiscono a ridurre notevolmente il rumore su qualsiasi superficie e nel complesso l’insonorizzazione, viaggiando ai medi regimi, è piuttosto buona. Tirando un poco le marce invece si sente ruggire il piccolo 1.2 che comunque non da noia, ma è una cosa che ci è toccato fare raramente durante la nostra prova. In autostrada viaggia in modo pacato e silenzioso sino ai 110 km/h, dopodiché cominciano i fruscii causati dall’incontro dell’aria con il parabrezza che risultano, quelli sì, fastidiosi. Nota a parte merita il cambio: pare una pallina da biliardo date le dimensioni, ma non lascatevi ingannare, è ergonomico nell’impugnatura grazie ad una morbida plastica semi-ruvida, facile e preciso negli innesti dalla 1a alla 5a marcia, mentre la “retro” a volte fatica ad entrare e bisogna litigarci un po’. Non avrebbe stonato se l’ultima marcia fosse subentrata un po’ dopo permettendo di tenere un numero di giri più basso, rendendo di fatto la “quarta” quasi superflua nei percorsi extraurbani (a 1750 giri il computer di bordo consiglia si passare a quella superiore). I freni a disco, auto ventilanti quelli anteriori, necessitano di essere pigiati un po’ con il pedale per avvertire una vera sensazione di frenata, mentre per la prima parte di corsa il loro effetto pare quasi nullo, ma nel complesso sono affidabili in ogni condizione. Un’auto per tutte le stagioni e le situazioni quindi grazie al 4×4 – senza chiederle di affrontare guadi o salite in pendenza naturalmente – che in città si muove agilmente ma che vede i sensori di parcheggio previsti come optional anche sulla versione più lussuosa, mentre ce li saremmo aspettati già montati poiché facendo retromarcia ci è stato piuttosto difficile valutare la reale distanza tra la nostra coda ed il muso dell’altra vettura o di un eventuale ostacolo, come un paletto, che risulterebbe invisibile ai nostri occhi a causa del lunotto posteriore.

 

Motore e Prestazioni: [xrr rating=4.5/5]

Novità anche sotto il cofano

Il motore da 1242 cm3 è stato rivisto dagli ingegneri della casa giapponese ha sempre quattro cilindri a cui, per ognuno di essi, sono presenti due iniettori (e da qui il nome DualJet), le valvole rimangono sempre 16. Il risultato è una potenza di ben 90 cavalli, 4 in meno del modello precedente ma che non influenza le prestazioni: la coppia è cresciuta a 120 Nm ed è raggiungibile al regime di 4400 giri/min. Ai medi ed alti regimi viaggia senza problemi e con un’erogazione continua e fluida, ai bassi tende a borbottare un po’ ma non risulta nel complesso pigro poiché quando gli si chiede un po’ di sprint in partenza risulta sempre pronto, portandoci a quota 3000 giri/min in breve tempo – ma occhio a non chiedergli troppo. Grazie alla nuova valvola EGR a raffreddamento liquido i livelli di inquinamento sono fra i più bassi della sua categoria, con soli 111 g/km di CO2 emessi. La velocità massima attestata è di 165 km/h e tale picco è facilmente raggiungibile nonostante oltre i 3500 giri/min in quinta marcia il propulsore cominci a dare segni di essere al limite. Per fare lo 0-100 all’ora impiega circa 13 secondi, un buon dato considerata la trazione integrale, il peso complessivo di poco superiore ai 1000 kg ed il motore di soli 1242 cm3. Prestazioni quindi più che adeguate in città ed anche per delle gite fuori porta nei weekend – soprattutto in montagna con la trazione integrale sempre a disposizione.

Consumi e Costi: [xrr rating=3.5/5]

Consumi giù, prezzo su

Nel ciclo combinato la Suzuki dichiarava 20,8 km/l, un dato che ci è parso un po’ superiore a quanto da noi registrato: 17,6 km/l. Non si può comunque dire che la Swift sia una macchina assetata, in città i suoi consumi sono davvero parchi: abbiamo inserito 15 euro di benzina quando la spia ci indicava la riserva e siamo riusciti a fare oltre 100 chilometri prima di arrivare di nuovo in riserva e viaggiando tra il traffico cittadino in orari di punta e per brevi tratti di strada ad alta percorrenza ad una velocità media di 100 km/h. Il merito va molto a come si guida, questo si sa, ma abbiamo trovato che il sistema Start&Stop posto sulla Swift abbia contribuito in larga parte a contenere i consumi durante soste ai semafori e code varie. Passiamo infine alle versioni ed i relativi prezzi: le versioni 1.2 che montano il propulsore DualJet sono due: B-Cool, che costa 16.500 € e B-Top (quello provato da noi) a 18.100 € e che ha già il navigatore, accessorio da oltre 1000 €.

In conclusione

Questa versione della Suzuki Swift porta certo miglioramenti con sé ad un prezzo non certamente basso ma che ripaga in piacere di guida, qualità e consumi. Altamente pratica data la trazione integrale che permette di andare un po’ ovunque con qualsiasi tipo di condizione, non ha un baule molto capiente a schienali alzati e la soglia di carico rimane un po’ troppo alta mentre a fondo piatto la possibilità di carico è piuttosto buona. La linea accattivante e personale le permette di distinguersi dal resto del gruppo e nel complesso la rende un’auto adatta a qualsiasi membro di una famiglia.

Pro e Contro

Ci PiaceNon Ci Piace
Linea personale e bassi consumi.Bagagliaio piccolo ed alta soglia di carico, impianto frenante “pigro”.

Suzuki Swift DualJet 4×4: la Pagella di Motorionline

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