Peugeot RCZ R Bimota, tanto eccessiva ed estrema da farcela amare subito [SPECIALE TEST IN PISTA]

Look estremo e una consistente aggiunta di cattiveria

Peugeot RCZ R Bimota PB104 - Auto in esemplare unico, abbiamo provato in pista la RCZ R Bimota Special Edition PB104, acronimo di Peugeot Bimota, 1 perché è la prima volta per questo connubio, 04 per le 4 ruote (anche questa una prima volta per la Casa motociclistica di Rimini). Per l’occasione la abbiamo affiancata alla più iconica delle moto di Casa Bimota: la Tesi 3D 40° Anniversario

Prendeteci per pazzi, ma dopo aver guidato auto e supercar di ogni genere e marca, alla classica domanda “quale scegliereste?” la nostra risposta è la stessa almeno da un anno a questa parte: Peugeot RCZ R. Intendiamoci, non perché sia la più potente o la più veloce e nemmeno la più comoda e confortevole, ma perché riesce a mettere insieme una dose di divertimento alla guida con pochi eguali a caratteristiche che la rendono un’auto perfetta anche per un utilizzo quotidiano. Ha un signor bagagliaio, due posti posteriori fruibili comodamente almeno fino ad un’altezza di 1,65 – 1,70, un consumo più che onesto quando non si tira al limite (tra gli 11 ed i 13 Km/l), ma soprattutto un motore ed un telaio da 10 e lode. L’ abbiamo guidata più volte ed in vari allestimenti, dalla diesel a questo esemplare unico con 34 cavalli in più della già agguerrita “R” (304 totali da un piccolo 1.600!), ogni volta restando sorpresi e separandocene a malincuore. Quest’ultima però è senza dubbio l’esperienza che ricorderemo con più piacere, vuoi per le peculiarità dell’allestimento Bimota (che più avanti vi racconteremo in dettaglio), vuoi per il divertimento di averla portata al limite in pista in compagnia di una moto.

Danzare tra una curva e l’altra con auto e moto a poca distanza l’una dall’altra è stato spettacolare, al punto che nessuno dei due avrebbe voluto smettere, fino a quando è stata la pioggia ad interrompere “il gioco” costringendoci ad infilarci nei box. Ci teniamo a precisare una cosa però, non è stata una sfida e non avrebbe senso lo fosse. Più in generale auto e moto sono tanto differenti da rendere praticamente impossibile un confronto diretto concreto. Più veloce in percorrenza il mezzo a quattro ruote, enormemente più rapida in accelerazione una moto. Sono differenti anche le traiettorie, ma ciò che ci ha stupito ed entusiasmato dell’interazione tra RCZ R Bimota e Tesi 3D, è stata la semplicità e la facilità con cui con l’auto siamo riusciti a “reinterpretare” le traiettorie e lo stile di guida per cercare di stare sempre a stretto contatto con la moto. Solamente sul rettilineo principale le differenze erano tali da farci prendere distanza dalla motocicletta, che dalla sua ha un rapporto peso/potenza nettamente migliore.

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Facciamo un passo indietro, partendo dall’idea di Peugeot Italia di affidare una RCZ R al piccolo costruttore romagnolo per una personalizzazione estetica e meccanica. Per chi non conoscesse il marchio Bimota, si tratta di una realtà italiana, il cui nome è l’acronimo dei cognomi dei tra fondatori: Bianchi, Morri ed un “certo” Tamburini (ovviamente siamo ironici, il compianto tecnico e designer, scomparso nel 2014, è anche noto come il “Michelangelo del motociclismo”, grazie alle sue opere d’arte a 2 ruote). Nata nel 1966 con altri scopi (produzione di impianti di riscaldamento), la Bimota inizio a legarsi al mondo delle moto cinque anni più tardi, con una special realizzata proprio da Massimo Tamburini, su base MV Agusta. La produzione e la commercializzazione in piccola serie inizio però solamente nel 1975, con 10 HB1. L’acronimo, tutt’ora in uso, lega le iniziali delle due Case coinvolte, in questo caso Honda e Bimota, con un numero progressivo. Al CB Four 750 preso come base, si erano abbinati un telaio ed una ciclistica tutta nuova. Il marchio si creerà una fama mondiale con la partecipazione alle competizioni, citiamo ad esempio la YB4 R vincitrice con Virginio Ferrari del mondiale TT F1. Tante le marche di motociclette coinvolte nei progetti della Casa romagnola, dalle 4 sorelle giapponesi fino a Ducati e, ultima, BMW dal 1995 (ed oggi la BB3 partecipa ad importanti competizioni). Se però chiedete ad un appassionato delle due ruote di citarvi un modello di Casa Bimota, siamo quasi certi che vi parlerà della Tesi, universalmente conosciuta per la sua particolarità telaistica. Nata sulla base della tesi di laurea (da qui il nome della moto) di Pier Luigi Marconi, che aveva sviluppato appunto l’idea di una sospensione anteriore innovativa e non convenzionale.

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La vedete in questa foto, in pratica al posto di una forcella troviamo un forcellone (simile ad uno posteriore), abbinato ad un monoammortizzatore. La particolarità è il sistema che permette di sterzare, con un collegamento indiretto tra manubrio e ruota anteriore. Unisce i vantaggi in termini di stabilità di sistemi come il telelever BMW, al baricentro molto basso. Giunta alla terza generazione, la Tesi di oggi è un peso piuma (170 Kg a secco) dotata del bicilindrico Ducati ad L di 1078 cc, capace di 98 cavalli e 98 Nm. Più che per le prestazioni stupisce per le tantissime chicche che sfoggia, prima tra tutte ovviamente l’avantreno, ma non è assolutamente l’unica. Questa in particolare è una versione speciale per il 40° anniversario della Bimota.

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Tornando alla RCZ, l’idea era quella di creare un connubio tra la sportività a 4 ruote e quella a 2. La cosa che non passa inosservata è la livrea che riprende quella di Bimota, ma non ci si è limitati all’estetica. Oltre alla carrozzeria ed ai cerchi neri opachi dedicati dal profilo rosso (che mantengono però le misure originali della “R”) ci si è dedicati anche ad interni e meccanica. Dentro la RCZ R Bimota è “a tutta Alcantara”: dal volante alla plancia, incluso il portacaschi che prende il posto della panca posteriore. Troviamo poi un manometro analogico per la pressione del turbo (dal sapore “tuning anni ‘80”) in sostituzione dell’orologio tra le due bocchette dell’aria centrali. Bocchette che acquistano una cornice rossa, medesimo colore utilizzato per le cuciture in contrasto (in parte già presenti anche sulla RCZ R di serie). A chiudere la personalizzazione estetica troviamo poi le scritte Bimota sulle maniglie interne delle portiere, oltre alle righe bianca e rossa sul maniglione. Per il resto si confermano i bellissimi interni della RCZ R, inclusi gli splendidi sedili sportivi, che guadagnano però la scritta della casa di Rimini. Una piccola chicca tecnologica è stata inserita con il posizionamento davanti al passeggero di un TomTom Bridge, collegato con 2 GoPro, una “annegata” nel paraurti anteriore, l’altra posizionata all’interno dell’abitacolo sul lunotto posteriore.

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La parte più interessante del pacchetto, per la cui realizzazione ci si è appoggiati all’officina specializzata Motorquality di Sesto San Giovanni, riguarda la meccanica. Troviamo infatti una nuova mappatura della centralina, è stata poi adottata una valvola pop-off ed uno scarico da competizione con catalizzatore sportivo. Sul fronte aspirazione i raccordi siliconici per il turbo ed un filtro aria racing conico diretto sulla turbina regalano l’ultimo tocco di cattiveria. Il risultato in numeri “vale” 304 cavalli totali (+34), ma fin dai primi metri, anzi anche solo accendendo l’auto da fermo, è chiaro che il risultato in termini di cattiveria va oltre i meri numeri, l’esperienza è da pelle d’oca. Lo scarico e l’aspirazione tutti nuovi regalano un sound eccezionale (al punto da far rimpiangere una valvola per i frangenti in cui si volesse passare inosservati, ma con un’auto così sarebbe impossibile). Tutte le modifiche, incluse quelle alla centralina, sono tutte finalizzate ad un unico scopo: rendere la RCZ R Bimota davvero estrema e cattiva, ben oltre quello che il mero dato numerico della accresciuta potenza possa lasciar credere. La RCZ R standard stupisce per le prestazioni, il piccolo millesei da 270 cavalli spinge fortissimo, ma dalla sua ha anche una eccezionale erogazione ai bassi regimi, questa edizione speciale conferma tutto quello che abbiamo ammirato ed amato della “R”, con l’aggiunta di una dose importante di aggressività. In strada ed in pista è una gioia spingerla fino al limitatore, è certamente una delle migliori trazioni anteriori che sia possibile guidare, con uno spettacolare differenziale Torsen anteriore che “tira fuori” dalle curve lavorando in modo eccezionale. Il tutto unito ad un telaio che chi ha avuto il piacere di provare ricorderà a lungo come un riferimento assoluto. Telaisticamente si confermano l’assetto ribassato di 10 mm della “R”, ed anche i grossi dischi freno da 380 mm di diametro e di 32 mm di spessore, con pinze freno fisse a 4 pistoncini. La RCZ è rigida, ma sincera e prevedibile nelle reazioni al limite (ed oltre), regala sensazioni che solo le migliori trazioni posteriori possono eguagliare.

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Provare a togliere i controlli elettronici rende ancora più netto il giudizio positivo sul telaio e sulla impressionante capacità di scaricare a terra la potenza (parliamo di oltre 300 cavalli), di quest’auto. Tanto che dopo averla guidata ci è tornata l’idea di cercare una RCZ R e magari regalarle alcune delle personalizzazioni di questa edizione speciale Bimota PB104. La livrea è estrema, ma non poteva mancare per un progetto così, l’unica cosa che a nostro avviso è superflua è la rinuncia ai due posti posteriori per far posto al portacaschi, per il resto tanto di cappello per aver creato un gioiello che ricorderemo a lungo.

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