Carshooting: Sony A6300, la piccola che vuol fare la grande [RECENSIONE]

La mirrorless APS-C che vanta caratteristiche da ammiraglia

Sony A6300 - Messa a fuoco con velocità ed efficacia da record, fino ad 11 scatti al secondo, video 4K con funzionalità avanzate e una scheda tecnica degna di una fotocamera di fascia alta, ma ad un prezzo abbordabile anche per un amatore. La abbiamo messa alla prova in abbinamento ad una prestigiosa ottica Zeiss 16-70 F4, su uno dei campi più difficili, soprattutto per la messa a fuoco, con risultati molto interessanti
Carshooting: Sony A6300, la piccola che vuol fare la grande [RECENSIONE]

Negli ultimi anni Sony sta facendo parlare di se molto spesso, anche nell’ambito delle fotocamere di fascia alta. Ha infatti lanciato apertamente la sfida alle reflex, con le sue mirrorless full frame, capaci di prestazioni impensabili per una fotocamera priva dello specchio, almeno fino a qualche anno fa. Ve ne abbiamo parlato in alcuni nostri articoli, dopo aver provato la prima e la seconda generazione della A7, (qui le tre recensioni complete di A7, A7S II ed A7R II), a cui recentemente si è affiancata la A9, che alza ulteriormente il tiro e mette nel mirino (digitale dato che è sempre una mirrorless) le ammiraglie più blasonate, come Canon EOS 1-D X Mark II e Nikon D5.

In parallelo, già dal 2014, è stata sviluppata una gamma di mirrorless APS-C di fascia alta, che ha continuato quanto iniziato con la Nex7 (che ben conosciamo, essendo ancora oggi una delle fotocamere utilizzate nella redazione di Motorionline). In pratica Sony ha “splittato” la propria gamma, sostituendo l’ammiraglia delle “vecchie” Nex con un prodotto che ha creato di fatto un segmento, quello delle mirrorless full frame, per poi affiancargli prima la A6000, poi la A6300 nel 2016 ed ora anche la A6500, che mette sul piatto alcuni plus rispetto al modello oggetto di questo nostro test. Per compattezza, leggerezza e per un rapporto qualità / prezzo molto interessanti, le Alpha della famiglia 6.000 rappresentano una soluzione “trasversale”, perfette come secondo corpo per un professionista che abbia l’esigenza di una fotocamera più compatta, ma anche come prima soluzione per un impiego professionale meno estremo ed ovviamente per tutti coloro facciano della fotografia (o delle riprese video), il loro hobby e non lavoro.


Affiancate vediamo la prima “antenata”, la NEX7, in mezzo la A6000 e sulla destra la A6300

Non pochi sono passati dalle reflex a queste mirrorless di fascia alta negli ultimi tempi, con la A6300 e la sorella maggiore 6500 che hanno accelerato il fenomeno. La curiosità di provarle era quindi molta, andiamo a scoprire il risultato del nostro test sul campo.

Aspetto, caratteristiche principali e prime impressioni
L’evoluzione della specie, così vien da pensare a chi, come noi, provenga dall’utilizzo di una delle antenate della A6300, come lo è sicuramente stata la Nex7. Il corpo macchina ha un aspetto gradevole, compatta e ben realizzata, sembra essere anche piuttosto robusta, anche se non si tratta di un apparecchio tropicalizzato, ma viene definito da Sony come “weather resistant”, cioè resistente a qualche goccia di pioggia ed agli agenti atmosferici. Il peso passa di pochissimo la soglia dei 4 etti (404 grammi incluse batteria e scheda di memoria), mentre le dimensioni sono di appena 120 mm di larghezza, 67 di altezza, con una profondità di 49 senza ottica montata, che scendono a circa 30 nella zona principale del corpo, escludendo quindi l’impugnatura. La A6300 ci è stata fornita nel kit con il 16-50 con zoom motorizzato, che ad apparecchio spento si “chiude”, occupando davvero pochissimo spazio. Il corpo è dotato di una impugnatura comoda ed efficace, che include i tasti di accensione e scatto, oltre che quello denominato “C1”, con cui richiamare una delle funzioni preferite. Nella zona superiore troviamo poi due ghiere, una per selezionare la modalità di scatto ed utilizzo, una per le principali funzionalità, che si gestiscono dal dorso, dove troviamo una ghiera principale, che integra 4 tasti più quello centrale, oltre ad altri tasti, a dire il vero pochi, rispetto a tutto ciò che si può fare con la A6300. Un classico della casa giapponese è poi il comando che inizia e termina la registrazione video, posizionato sull’angolo superiore destro, escludibile per rimediare all’intrinseco difetto dell’azionamento involontario. Altri elementi fondamentali della A6300 sono la slitta superiore, che può comandare anche i microfoni esterni dedicati, senza necessità di collegamenti “a filo”, mentre il piccolo flash integrato è a scomparsa e si comanda con tasto. Molto comodo il trucco di un suo utilizzo indiretto, semplicemente puntandolo verso l’alto con una pressione del dito. In questo modo si risolve anche il problema delle zone d’ombra, che si vanno a creare quando si montano ottiche ingombranti. Ci abbiamo provato con successo anche con il “mitico” SEL 18-200, zoom tuttofare con un rapporto qualità / prezzo con pochi eguali, che ha però un diametro tale da coprire gran parte del fascio di luce naturale del flash incorporato. Gli ultimi due elementi che andiamo a descrivere sono il mirino ed il display. Quest’ultimo è uno dei punti chiave del successo delle mirrorless Sony, fin dalla prima Nex3 del lontano 2010. Ha una dimensione di 3″, con una risoluzione che prevede 921.000 punti ed è basculante (90° se orientato verso l’alto, la metà circa se verso il basso). In questo la A6300 si è evoluta rispetto alle sue antenate in termini di qualità dell’immagine, ma non per altro. Non è infatti di tipo touch (cosa che Sony ha portato invece al debutto sulla A6500), ma non è nemmeno ribaltabile, ad esempio per poter gestire foto o riprese in modalità “selfie”. Il mirino (chiaramente elettronico essendo una mirrorless) è dotato di un paraluce, un po’ rigido a dire il vero, ma di contro si segnala la presenza del comando per la correzione diottrie ed una qualità molto buona. Nitido e ben definito, si tratta di un OLED da 0,39″, XGA a 2.359.000 punti, con risoluzione 1024×768, copertura 100% e fattore di moltiplicazione 0.70x. Va detto che il sensore che spegne il display ed accende il mirino quando ci si avvicina, non è estremamente rapido nel reagire e “si vede nero” per un attimo.

La batteria è l’intramontabile NP-FW50, batteria interna che Sony ripropone anche per la A6300, con la sua durata accettabile (è dichiarata per 350-400 scatti), ma non eccellente, che obbliga ad acquistarne almeno una seconda, in caso di utilizzo intensivo. Si ricarica attraverso la porta Micro USB del corpo macchina, in modo pratico e comodo, dato che non occorre avere altro che un cavo universale, lo stesso che si usa per molti cellulari e non solo, ma che costringe ad acquistare un caricabatteria separato chi voglia avere un minimo di indipendenza, magari continuando a scattare mentre si carica un’altra batteria. Accanto alla batteria trova posto uno slot singolo, che può ospitare Memory Stick Duo o le classiche schede SD. Nello sportello di sinistra trovano posto la presa Micro USB, quella HDMI di tipo “D” e l’ingresso per il microfono. La A6300 fornisce poi la possibilità di condividere contenuti in modalità Wi-Fi, anche con NFC. Abbiamo trovato estremamente pratica la funzionalità con cui, in pochi istanti si possono avere le preview degli scatti sul proprio smartphone, sul quale è sufficiente installare una applicazione gratuita. Altre caratteristiche riguardano la registrazione video, con risoluzione massima 4K a 3840×2160 pixel e 30 fps. I formati disponibili sono davvero molti, con il più ricco XAVC S dedicato alla modalità 4K, come detto a 30 fps, ma anche a 25 o 24, oltre che all’HD 1920×1080, che prevede riprese fino a 120 fps (passando anche da 100, 60, 50, 30, 25 e 24). Si possono poi utilizzare la AVCHD, sempre con risoluzione 1920×1080 e fino a 60 fps. La più leggera delle modalità di acquisizione video prevede invece il formato MP4, 1920×1080 a 60-50-30-25 fps, oppure 1280×720 a 30 e 25.

Per quanto riguarda la fotografia, si segnala un tempo di scatto più rapido di 1 / 4.000, non dei più veloci per un prodotto con queste velleità, mentre il sensore è un ormai classico Exmor APS-C (23,5×15,6mm) con risoluzione a 24,2 Mpixel (6000×4000) e possibilità di salvare gli scatti in formato ARW (RAW) 14 bit oppure JPEG. La gamma di sensibilità va da 100 a 25.600 ISO, che diventano 51.200 in modalità estesa.

Il nostro test, la sua arma “più tagliente” è l’innovativo sistema di messa a fuoco, ma ne ha tante altre

La qualità del sensore APS-C delle top di gamma Sony è una certezza da anni, la A6300 conferma questo aspetto positivo, grazie al suo sensore retroilluminato da circa 24 Mpixel, che raggiunge livelli paragonabili addirittura ad alcune avversarie full frame. Per quanto riguarda la sensibilità lavora al massimo delle sue qualità tra 100 e 800 ISO, ma abbiamo realizzato scatti di buon livello anche spingendoci fino a quota 6.400. Oltre occorre salvare i file in modalità Raw e post produrli per raggiungere un buon risultato. Buona, ma non eccellente la compressione in JPG, che taglia un po’, sia a livello cromatico che di qualità generale, anche in questo caso non è una novità per chi conosce le fotocamere Sony. Sembra che, un pezzo alla volta, la casa giapponese stia via via raggiungendo la miglior concorrenza su tutti i parametri, a volte facendo clamorosi sorpassi che le lasciano indietro non di poco. È il caso, questa volta, del sistema di messa a fuoco, in passato vero tallone d’Achille delle Mirrorless Sony. Debutta infatti un sistema di rilevazione di fase su 425 punti, che copre praticamente tutta l’area del sensore e lo fa con una alta densità. Il sistema AF ibrido 4D, oltre ai 425 punti a rilevazione di fase mette in campo 169 zone per la rilevazione del contrasto. Sono poi ben 5 le modalità disponibili, con AF-S (singolo) e AF-C (continuo) affiancate dalla AF-A, che in automatico passa da singolo a continuo in caso che venga rilevato un soggetto in movimento, ma resta possibile gestire tutto in modo manuale (MF) oppure con la DMF, che sfrutta l’automatismo affiancandolo da una molto utile funzionalità di correzione manuale. All’area di messa a fuoco ampia ne sono affiancate altre 5; zona, centrale, Spot, Spot flessibile, Spot flessibile espanso, Spot flessibile espanso con possibilità di agganciare un soggetto in movimento. Qui entriamo però nella problematica di gestire funzionalità avanzate, che metto in crisi l’interfaccia. Selezionare l’area di messa a fuoco in modo veloce è infatti molto complesso, dato che occorre usare la ghiera a 4 tasti e non un cursore o lo schermo (non touch). Resta un giudizio molto alto all’efficacia del sistema di messa a fuoco, davvero veloce e preciso, con il test più difficile sorpassato senza alcun problema. Abbiamo infatti fatto provare ad un utente poco esperto la A6300, oltretutto con uno degli scenari più difficili, quello di scatti ad una moto in movimento, a distanza ridotta e molto variabile. Dove anche con reflex di alto livello gli scarti sono ben superiori agli scatti utilizzabili, in questo caso le foto erano quasi tutte perfettamente a fuoco, senza quindi nessuna malizia da parte del fotografo, ma affidandosi al 100% agli automatismi ed alle “magie” del sistema ibrido 4D. Ottima anche la possibilità di spingersi fino a ben 11 fps. A questo livello la A6300 non mostra ciò che si inquadra, ma la preview degli scatti, mentre scendendo a 8 o meno fps è più facile “controllare” cosa si sta facendo, con il live view. Abbiamo testato in parallelo anche una A6000, che già a livello di messa a fuoco aveva fatto un grosso passo in avanti rispetto alla Nex7, ma le differnze tra le tre sono notevolissime. La A6300 sembra anni luce avanti rispetto alla sua più anziana antenata e lascia a ragguardevole distanza anche la più recente A6000.

La A6300 offre poi una modalità silenziosa, utile per sfruttare l’assenza dello specchio e scattare in totale assenza di rumore. Occorre ricordarsi però di disattivare anche il suono di conferma dell’autofocus, che si gestisce separatamente. Le manca invece la stabilizzazione del sensore, già vista sulle FF A7 e presente sulla ammiraglia APS-C, la A6500, ma può contare su quella delle ottiche, oltre al fatto che dimensioni compatte e peso contenuto la rendono perfetta per essere comodamente posizionata su un gimball. In questo, soprattutto sul fronte video, ci è venuta la curiosità di montarla su uno stabilizzatore esterno, dato che si può fare senza la necessità di utilizzarne uno di complessa gestione e dalla stazza complessiva di oltre 10 Kg, ma adottandone uno “stile Osmo”, tanto per intenderci. L’unico vero grosso limite restano le quasi 30 pagine di menù, che non sono propriamente istantanee da navigare, soprattutto quando si ha fretta di trovare la configurazione giusta e non si può perdere l’attimo per lo scatto. Anche con un bel po’ di studio è praticamente impossibile arrivare rapidamente ed a colpo sicuro al parametro a cui si vuol metter mano. Restando il limite fisico delle ridotte dimensioni di una mirrorless come questa, o si inventa qualcosa di avveniristico, o una ghiera e qualche pulsante in più non potranno migliorare di molto le cose. Forse la gestione da uno smartphone potrebbe aiutare in qualche modo, ma c’è anche il rischio di complicarle ulteriormente.

Ottica utilizzata
Il Vario-Tessar T E 16-70 mm F4 ZA OSS (SEL1670Z la sua sigla tecnica), è un bel mix delle caratteristiche di nostro interesse. Risulta infatti molto piacevole a livello di qualità e definizione nelle foto di ritratto, nel nostro caso gli scatti statici di auto e moto, ma ha anche una spiccata capacità di assecondare la fotografia sportiva, sia grazie alla stabilizzazione che per la presenza di uno zoom (equivalente ad un 24-105 su 35mm), di facile e veloce utilizzo. In azione congiunta con la spettacolare messa a fuoco della A6300 ci ha permesso di scattare raffiche ai passaggi ravvicinati di una moto, utilizzando il fuoco continuo e senza dover scartare praticamente nessuna foto. Anche cercando il panning, andando quindi ad utilizzare tempi relativamente alti per avere un mosso dello sfondo, il risultato è stato decisamente interessante, con una facilità elevata, che rende tecniche potenzialmente complesse, alla portata anche del fotografo meno esperto. La qualità delle lenti è all’altezza di un prezzo abbastanza impegnativo, con un listino di 1.100 euro, mentre utilizzare ottiche di fascia più bassa si traduce nel perdere la grande qualità messa a disposizione dal sensore della A6300. Non siamo sui livelli delle sorelle Full Frame (p.e. il 24-70 F4 dedicato della serie “FE”, costa 150 euro in più di questo 16-70), ma i prezzi per dotarsi di ottiche in linea con le prestazioni del corpo macchina non sono proprio contenuti.

Il verdetto del test, un prodotto davvero notevole, anche se per un uso professionale…

Il giudizio cambia molto in funzione del tipo di utilizzo che si vuole fare della A6300. Per un amatore è uno dei migliori prodotti che si possano reperire sul mercato. Le abbiamo trovato ben pochi difetti, a fronte di pregi che, almeno in questo momento, la mettono un gradino sopra la miglior concorrenza. Oltre alla qualità generale, sfoggia un sistema di messa a fuoco che ci ha letteralmente fatto innamorare di lei, soprattutto nel fotografare le moto in movimento, operazione resa notevolmente più semplice e “gradevole” dalla A6300. Ottime poi le funzionalità che permettono di avere in pochi secondi gli scatti a disposizione sullo schermo del proprio smartphone e che rendono “connessa” questa fotocamera, anche in questo caso in modo semplice e senza complicazioni. Notevoli anche i risultati in quanto alle registrazioni video, aspetto su cui non ci siamo addentrati troppo, ma le potenzialità ci sono ed è facile intuirlo. Purtroppo però il giudizio cambia se l’approccio è quello di un professionista. Ci sono limiti superabili, come l’assenza di una uscita audio per monitorare la registrazione video in diretta oppure un sistema di ricarica che sfrutta la presa Micro USB sul corpo macchina e non prevede un caricatore esterno nella confezione. Nel primo caso occorre munirsi di un connettore che dalla Micro HDMI consenta di collegare un monitor esterno, ma soprattutto una presa audio, alla quale connettersi con un paio di cuffie, magari dotate di livello, dato che l’uscita ne è ovviamente priva. Nel secondo, un caricatore e una o più batterie aggiuntive vanno ovviamente acquistate separatamente, ovviando ad una autonomia solo discreta in termini di scatti e di minuti di registrazione video a disposizione. I veri problemi sono però legati all’interfaccia, poco intuitiva e troppo macchinosa per poter sfruttare le grosse potenzialità e le innumerevoli funzioni a disposizione. La A6500 mette in parte “una pezza”, grazie alla presenza di un display di tipo touch, ma il problema resta concreto. Le migliori reflex offrono una immediatezza di un livello diverso, anche grazie a dimensioni decisamente superiori. Il nostro verdetto finale è che si tratta quindi di un gran bel prodotto, perfetto per l’amatore o per un utilizzo che sfrutti principalmente gli automatismi a disposizione, che funzionano comunque in ottimo modo, dedicandosi a gestire manualmente solo alcuni dei tanti parametri su cui si può agire.

Il prezzo di listino della A6300 è di 1.300 euro, mentre con 1.500 è disponibile in kit con ottica 16-50, dotata di zoom motorizzato. Si tratta di una soluzione che offre alcune interessanti caratteristiche, su tutte le dimensioni estremamente compatte e la possibilità di gestire le “zummate” durante le riprese video, grazie al comando presente sul corpo obiettivo, ma che qualitativamente è decisamente inferiore rispetto al prestigioso 16-70 F4 che abbiamo utilizzato nel nostro test. Per 200 euro aggiuntivi è un acquisto che ci sentiamo di consigliarvi, anche perché il vantaggio cliente è cospicuo, dato il suo prezzo di listino di 380 euro, se acquistato separatamente.

Pregi: messa a fuoco, riprese 4K, qualità generale, dimensioni e peso contenuti, rapporto qualità / prezzo
Difetti: interfaccia poco intuitiva, assenza uscita audio per monitor audio, ricarica USB

Abbiamo utilizzato la Sony A6300 per le foto dei seguenti articoli:

Harley-Davidson StreetRod 750,
Kawasaki Z900,
Aprilia Dorsoduro 900,
Audi Q5,
SWM Silver Vase 440,
Honda X-ADV,
Zero Motorcycles SR,
Kymco X-Town 125,
Ferrari GTC4Lusso,
Subaru XV.

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