Citroën C3 Max: il nostro racconto della gara al Mugello con la piccola “belva” [PARTE 3]

L'emozione della gara e la soddisfazione del miglior risultato stagionale

Dopo un gran rischio in partenza, e dopo parecchi giri in regime di safety car, grazie agli incitamenti via radio di Max e Giampi, arriva un ottimo risultato, con la Citroën C3 Max che centra il miglior piazzamento della stagione.
Citroën C3 Max: il nostro racconto della gara al Mugello con la piccola “belva” [PARTE 3]

Ancora una volta, anche al Mugello, ho riscoperto che il suono della sirena che segnala 1 minuto allo start, obbligando ai meccanici di abbandonare la griglia di partenza, riesce a regalarmi una scarica di adrenalina senza eguali. Da quel momento ti ritrovi da solo, sulla griglia di partenza, accendi il motore, ed è come se il mondo tutto attorno, ad un tratto, scomparisse. Anche se c’è il frastuono delle vetture da corsa, dentro di te, per qualche istante, cala un silenzio assoluto. Cerchi di concentrarti, sale l’emozione, sale l’adrenalina. Arriva anche un po’di paura, tanto che ti ritrovi a pensare che, forse, sarebbe stato meglio nascere “normali”, ed aspirare a trascorrere le domeniche comodamente sul divano, guardando la gente rincorrere una cosa tonda chiamata pallone. Invece ti ritrovi lì, con il fuoco negli occhi, vestito quasi come un pompiere, a morire di caldo dentro un abitacolo dove faranno già 40°. E così parti per il giro di ricognizione, con l’unico obiettivo di zigzagare fino alla nausea, pur di arrivare allo start con le gomme già in temperatura.

FINALMENTE IN GRIGLIA


Prima dentro, motore tra i 4000 ed i 5000 giri/min, cuore a 9000 batti/min, il semaforo che diventa rosso, via. Al suo spegnersi passa tutto. La tensione, la paura, si spengono proprio come le luci del semaforo stesso, lasciando spazio alla sola adrenalina. Adrenalina che, in partenza, scorre subito a fiumi, perché, senza neanche essere praticamente partiti, c’è già il rischio di fare la frittata. La vettura che parte dalla casella n.7, una Civic TCR, totalmente coperta nella mia visuale dalla vettura che parte dalla casella n. 9, resta ferma al palo. La Leon TCR che mi precede la scansa subito, ma io che arrivo dopo riesco a vederla davvero all’ultimo istante, evitandola con un riflesso pari a quello del gatto di mia sorella quando progetto i peggiori agguati. La prima curva fila via liscia, anche se l’aver dovuto scansare la Civic mi fa da subito perdere un po’ di contatto con gli avversari, complice una staccata alla prima curva forse troppo prudente, per paura di avere le gomme fredde. Tra l’altro, confesso che, al primo giro, facevo ancora fatica a ricordare la pista. D’altronde, alle spalle, avevo soltanto i 5 giri di qualifica. Neanche il tempo di prendere ritmo, contento per aver guadagnato due posizioni, che vedo esposto il cartello SC. Credo che qualcuno, a mia insaputa, debba avermi sottoscritto un abbonamento alla Safety Car. Negli ultimi tre anni, in tutte le gare a cui ho preso parte, ho sempre passato 10 minuti buoni (che sono quasi metà gara) in un lento trenino dietro la vettura di sicurezza.

CHE SODDISFAZIONE AL TRAGUARDO
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Finalmente, verso metà gara, la Safety rientra, ma per me non è facile riprendere da subito il ritmo. Ci provo, e riesco a realizzare un 2:10 seguito da un 2:09. Mi rendo conto di non essere velocissimo, ma mi plafono su questo ritmo tranquillo e privo di rischi, convinto di non poter prendere la Leon di Bassi che mi precede. Ma la scossa arriva ben presto, via radio, con Max e Giampi della Procar che mi incitano: “ne hai di più, lo puoi prendere. Ed effettivamente, dopo quei due giri non velocissimi, tento di recuperare la concentrazione che in qualifica mi aveva permesso di ottenere l’inaspettato 2:08. E così, in un giro e mezzo, la Seat Leon di Bassi, che sembrava così lontana, diventa improvvisamente vicina, tanto che esco dalla Bucine attaccato al suo paraurti, tentando di risucchiarne la scia. Ed effettivamente funziona, perché posso quasi passarlo, ma commetto l’“asinata” di uscire troppo presto dalla scia. Tento ugualmente un timido attacco in staccata, all’esterno, ma Bassi mantiene la traiettoria, con la curva, la San Donato, che gira a suo favore. Non demordo. Lo seguo da vicino alla Lugo – Poggio Secco, dalla quale mi rendo conto di essere uscito nettamente più veloce. Il fantastico assetto della C3 Max, infatti, mi perfette di volare sui cordoli con una cattiveria senza eguali. E così, all’ingresso della Materassi, sfruttando anche la gran frenata della C3 Max, mi butto all’interno, con Bassi che, anche correttamente, non chiude troppo la traiettoria. Sorpasso riuscito, e la grande gioia di aver portato la C3 Max nella migliore posizione possibile. Davanti a noi, soltanto TCR 2.0 con almeno 50cv in più. Un ottavo posto che, sul traguardo, sarà anche il migliore risultato stagionale ottenuto dalla piccola belva di casa Citroën . Alla fine, c’è anche spazio per una lacrimuccia: la C3 Max, essendo arrivato il nuovo modello di serie, è ormai sulla via del pensionamento, almeno nelle gare turismo in veste “ufficiale”. Con la consolazione e la soddisfazione, però, di aver preso parte alla scrittura di un pezzettino, se pur piccolo, nella storia delle competizioni italiane. La storia di una vettura un po’pazza ma bellissima, un esemplare unico che verrà ricordato negli annali per il suo essere davvero differente da tutte. D’altronde, quell’adesivo, da sempre, lo porta fiera sul paraurti: be different!

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