Ponte Morandi, le parole choc di Mion in aula: “Seppi che era a rischio crollo nel 2010, non feci nulla”
Le dichiarazioni dell'ex ad di Edizione, cassaforte della famiglia Benetton, davanti ai giudici
Le parole enunciate davanti ai giudici da Gianni Mion, ex ad di Edizione, per decenni braccio destro dei Benetton, aprono un nuovo e doloroso squarcio nella ferita dei parenti delle vittime del crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone.
Nel 2010 era a conoscenza del rischio crollo
“I tecnici Aspi – ha detto in aula Mion – ci dissero che c’era un difetto originario sul ponte Morandi, il direttore generale risposte che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico”. Era il 2010. Affermazioni scioccanti che confermano ancora una volta come si sarebbe potuto e dovuto intervenire per evitare una tragedia che era tutt’altro che imprevedibile e inattesa per coloro che conoscevano la reale condizione del ponte Morandi.
“L’ingegnere Mollo disse ‘ce lo autocertifichiamo’”
Ai giudici Mion ha detto: “Durante una riunione di induction, di aggiornamento fra i vertici di Atlantia e Aspi, si parlò di ponti e viadotti. Mi ricordo benissimo che sul Morandi i tecnici dissero che si trattava di un progetto complicato, complesso, originale e che avesse un difetto originario di progettazione. Alla riunione era sicuramente presente anche Giovanni Castellucci”.
L’ex capo di Edizione ha poi aggiunto: “Non mi ricordo di che difetto parlassero. Io chiesi se c’era qualche ente esterno che potesse certificare la tenuta del ponte Morandi ma l’ingegnere Mollo (Riccardo, ex direttore generale, imputato, ndr) disse ‘ce lo autocertifichiamo’. Io non ho detto niente, ma mi sono preoccupato. Cosa vuol dire autocertificarsi? È una contraddizione in termini. Il mio grande rammarico è che su questo non ho fatto battaglia. Il buon senso avrebbe richiesto un confronto immediato con il concedente, in sua assenza chiudere subito la circolazione sul viadotto. C’era Spea che doveva certificare, poi abbiamo visto come certificava…”.
In seguito alla conferma delle dichiarazioni rese da Mion nel corso delle indagini sul crollo del ponte Morandi, secondo quanto riportato da Repubblica, l’avvocato Giorgio Perroni, difensore di uno degli imputanti, ha chiesto di sospendere la deposizione e valutare la posizione del testimone (in riferimento alla sua iscrizione sul registro degli indagati). In caso di accoglimento delle richiesta da parte dei giudici, le dichiarazioni di Mion sarebbero inutilizzabili.
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