Tesla: ritardi per la Gigafactory di Berlino, lo scontro con gli ambientalisti

Un continuo susseguirsi di autorizzazioni mancanti, malumori e incomprensioni tra Tesla e il Governo tedesco

Tesla: ritardi per la Gigafactory di Berlino, lo scontro con gli ambientalisti

Tesla, il brand californiano di Elon Musk che dal 2020 sta vivendo un’ascesa impressionante tra le big del mondo automotive, ha comunicato che ci saranno ulteriori ritardi per la realizzazione del nuovo impianto produttivo di Berlino. Tra le principali cause vengono riscontrate l’eccessiva burocrazia europea e i continui periodi di lockdown che stanno interessando la Germania e l’Europa più in generale. 

Gigafactory di Berlino, i motivi dei ritardi

Dopo la realizzazione in tempi lampo della Gigafactory di Shanghai, la compagnia e il mondo intero si sarebbe aspettato delle tempistiche simili per la realizzazione dell’impianto tedesco, eppure la tabella di marcia continua a registrare ritardi su ritardi, posticipando di quasi un anno la sua realizzazione. L’avvio delle attività produttive presso la sede di Berlino era inizialmente prevista per il primo trimestre del 2021, posticipata poi a luglio 2021 per il Covid ed ora sembra che si parli addirittura di inizio 2022. 

Germania che dà, Germania che toglie 

Se da un lato infatti lo stato teutonico aveva concesso a Tesla il permesso di avviare i lavori per la creazione del sito produttivo anche prima di ricevere l’ok definitivo dalle autorità, ora sembra proprio che la causa dei rallentamenti sia da ricercare nei documenti e nelle firme “mancanti” per il completamento dell’opera. Diversi gruppi di ambientalisti si stanno poi interrogando sulla reale necessità di costruire questo impianto a fronte dei danni che potrebbero generarsi per l’ecosistema, ma le autorità non hanno mai interrotto i lavori per questa ragione. Alcune certificazioni e garanzie richieste prima dell’inizio del cantiere nono ancora state rilasciate da Tesla e il licenziamento del responsabile dell’azienda a capo del progetto della Gigafactory non ha aiutato in termini di tempistiche. Il Ministero dell’Ambiente tedesco ha chiesto nuovamente a Tesla tutta la documentazione sul progetto, interrompendo definitivamente l’avanzamento dei lavori. 

Sarà quindi necessario approvare nuovamente il piano del progetto e i finanziamenti pubblici dell’Unione Europea per la realizzazione della fabbrica di batterie annessa allo stabilimento. Si parla di altri 3 mesi per riaprire tutte le pratiche, ma la realtà è che questo stop potrebbe triplicarsi a causa delle consultazioni di altri enti e pubblici. Gli 11 mesi necessari per la realizzazione dell’impianto di Shanghai si scontrano con gli oltre 16 mesi ad oggi trascorsi dall’avvio dei lavori a Berlino: è ancora necessaria l’autorizzazione definitiva sull’impatto ambientale e il Ministero dell’Ambiente tedesco non sembra avere la stessa fretta manifestata dalla compagnia di Palo Alto. 

Incomprensioni e malumori

Si sono sollevate infatti polemiche da Tesla circa le lungaggini burocratiche del governo tedesco, alimentando una situazione già delicata e instabile tra gli ambientalisti e i diretti interessati per la realizzazione di questo progetto. Tesla, dalla sua, sembra anche esserci presa delle libertà progettuali oltre ai confini posti dalle molteplici autorizzazioni temporali che il ministero dell’ambiente aveva concesso per rendere più snelli i lavori. Il 12 aprile le autorità avevano imposto lo stop ai lavori per la posa di alcune tubature fognarie apparentemente non previste dai progetti iniziali, per Tesla già approvate da una precedente concessione temporanea. 

Aggiornamento all’1 settembre 2021 

La produzione sarebbe dovuta partire già dall’inizio del mese di agosto ma un sabotaggio della linea elettrica messo a punto da un gruppo di estrema sinistra, (Vulkangruppe), ha ulteriormente ritardato l’avvio dei lavori. L’ultimo cavillo riguarderebbe la presenza di una preziosa falda acquifera situata nel sottosuolo, la cui azienda americana intende utilizzare per un ammontare di circa 1.4 milioni di metri cubi l’anno. Diverse associazioni di ambientalisti si sono opposti a tale scenario, lamentando un possibile alteramento dell’ecosistema, da anni già in crisi per via di una sempre più preoccupante siccità. L’azienda americana ha ovviamente proposto un piano di bonifica ambientale e purificazione degli scarti industriali per non intaccare in alcun modo la composizione dell’acqua della falda, ma il gruppo di ambientalisti continua ad ostacolare l’avanzamento dei lavori. 

Il Ministero dell’Ambiente di Brandeburgo, dopo la visione dell’ultimo piano industriale presentato dalla società, ha sollevato oltre 250 contestazioni, accentuando la polarizzazione tra chi crede che una nuova fabbrica rappresenterebbe una valida risorsa economica per il territorio e chi invece teme un impatto troppo violento sull’ambiente. 

Ad oggi non è ancora presente un via libera definitivo del governo tedesco per la realizzazione del complesso industriale, tuttavia Tesla sta continuando i lavori a suo rischio e pericolo. Nella peggiore delle ipotesi, se il piano non dovesse essere approvato in via definitiva, si rischia l’ordinanza del Ministero dell’Ambiente per far demolire l’intero stabile, con una conseguente bonifica dell’area. Si tratta di una conclusione alquanto improbabile, dal momento che diversi analisti si sono mostrati favorevoli al completamento dei lavori, così come molti partiti candidati alla cancelleria, le cui elezioni si terranno il prossimo 26 settembre. 

 

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