Alfa Romeo, Imparato: “I politici farebbero bene a non pensare ai nomi ma a salvare l’industria dell’auto”

Alfa Romeo: Imparato esorta i politici a non pensare i nomi e a concentrarsi su come salvare l'industria auto

Alfa Romeo, Imparato: “I politici farebbero bene a non pensare ai nomi ma a salvare l’industria dell’auto”

In casa Alfa Romeo tiene banco la vicenda relativa al cambio di nome del nuovo SUV compatto che da Milano è diventato Alfa Romeo Junior. Ciò è avvenuto a causa delle pressioni arrivate anche dal mondo politico con il Ministro Urso che ha messo in discussione la legalità del nome Milano per un veicolo prodotto in Polonia.

Alfa Romeo: Imparato esorta i politici a non pensare i nomi e a concentrarsi su come salvare l’industria auto

Il numero uno di Alfa Romeo, l’amministratore delegato Jean Philippe Imparato è tornato a parlare della vicenda nelle scorse ore esortando i politici europei a concentrarsi sulla protezione dei posti di lavoro nell’industria automobilistica, piuttosto che sui nomi delle auto. Parlando con Autocar, Imparato ha affermato che la decisione di cambiare il nome del SUV Milano è stata presa nonostante il parere legale secondo cui il nome non violava la legge e per evitare di essere coinvolto in una disputa politica.

Imparato ha detto che il nome Milano è stato rivelato a dicembre ed era noto da anni che l’auto sarebbe stata prodotta in Polonia insieme alla Jeep Avenger e alla Fiat 600e, con cui condivide la piattaforma Stellantis e-CMP. Imparato ha suggerito che i politici europei dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla crescente minaccia rappresentata dalle case automobilistiche cinesi che stanno espandendo la loro produzione in Europa.

Imparato ha stimato che 12 milioni di persone lavorano nell’industria automobilistica europea e ha aggiunto che con l’1% in meno del mercato, equivalente a circa 150.000 auto, sorge un’incertezza sulla permanenza di una fabbrica ogni volta che un concorrente raggiunge quel livello.

Alfa Romeo Junior

Il numero uno di Alfa Romeo ha detto: “Ogni volta che un concorrente extraeuropeo raggiunge l’1% della quota di mercato, c’è un punto interrogativo su una fabbrica, 10 punti di quota di mercato la creano su 10 stabilimenti. Quindi posso cambiare il nome di Milano perché l’auto non è prodotta in Italia, ma con un punto di quota di mercato in meno, equivalente a 150.000 auto, rischia una fabbrica. Questo è molto preoccupante, perché in questa fabbrica ci sono dei dipendenti e dei fornitori. L’impatto potrebbe essere enorme”.

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1 commento

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  • luca tosi stefano prodi ha detto:

    non penso che bisogna dare retta alle critiche fatte da uno che è stato trombato come dirigente della Peugeot e parcheggiato in alfa Romeo, la cui prima auto non è altro che una brutta copia della 2008 equipaggiata con un motore 1.2 a 3 cilindri che è lo zimbello dell’industria motoristica europea.
    I politici avranno le loro colpe ma penso che le colpe maggiori siano a carico dei dirigenti incapaci come Imparato.

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