BMW: vanno a ruba, non solo nei concessionari

Sempre più furti, molti i proprietari disperati che guardano ad altri marchi

BMW - Le vetture della casa bavarese sono ormai le più ricercate tra i ladri su commissione, che smontano qualunque pezzo su richiesta, creando danni ingentissimi ai malcapitati proprietari delle auto saccheggiate. E mentre la casa sembra fare orecchie da mercante, i proprietari optano per scegliere un altro brand.
BMW: vanno a ruba, non solo nei concessionari

Nel nostro paese l’auto più rubata è la Fiat Panda, ne abbiamo già parlato in precedenza. Non un dato così eclatante, se si considera che è la citycar più amata dagli italiani e solo a Maggio ne sono state immatricolate 14.842 (oltre 75mila da inizio 2017). Il dato che più consola gli sfortunati proprietari è che una buona percentuale di esse viene poi ritrovata e restituita dalle forze dell’ordine (dati 2016).

C’è però un altro mercato legato ai furti che sta prendendo sempre più piede soprattutto nel nord Italia e che anziché mirare alle auto più vendute (tra cui le vetture del gruppo FCA, la VW Golf e la Ford Fiesta) si concentra su una nicchia premium, in particolare le BMW. Diversi i casi segnalati da un paio d’anni a questa parte nel milanese e nel suo hinterland, sia da testate locali che nazionali, a mostrare il tanto crescente quanto preoccupante aumento dei furti su commissione.

L’operazione è piuttosto veloce tanto che basta una semplice pausa pranzo ai ladri per agire indisturbati. Gli elementi più ricercati sono quelli tecnologici: dopo aver spaccato uno dei due vetri anteriori ed aver aperto le portiere, con arnesi del “mestiere” viene divelto il tunnel centrale ed estratto lo schermo insieme a tutto il corpo dell’infotainment ed, in alcuni casi, anche della costosa unità di gestione della climatizzazione. Se richiesto, anche il volante viene asportato. Dopodiché i ‘topi d’auto’ si volatilizzano con i pezzi. Ancora più eclatanti sono i casi in cui vengono asportati fari, calandre, ruote e maschere anteriori ed addirittura portiere (trafugate in tutta fretta con la collaborazione di pali pronti con veicoli capienti, evidentemente), lasciando letteralmente a bocca aperta sia proprietari che passanti. La cosa che però sconvolge ancor di più è che il tutto può avvenire tranquillamente in pieno giorno. Danni che diventano chiaramente ingenti: solo per sostituire l’impianto di navigazione e riposizionare le varie componenti le concessionarie BMW richiedono cifre vicine, o addirittura superiori, ai 10.000 euro.

E non è detto che le assicurazioni siano disposte a coprire tali cifre, soprattutto conoscendo la frequenza dei furti organizzati. Infatti, in base ad esperienze dirette che riportiamo, se il danno avviene entro i primi 6-12 mesi dall’acquisto – e la vettura è coperta contro atti vandalici – l’assicurazione è tenuta a risponderne nel pieno ammontare di quanto subìto dal proprietario BMW, al netto comunque delle franchigie. La procedura viene sbrigata quindi senza troppi problemi ed in tempistiche tutto sommato ragionevoli, con però il “fastidio” di dover quasi sempre anticipare l’ingente saldo della fattura. Lo stesso non si può dire allo scadere dei 12 mesi: subentra infatti il fattore svalutazione e le assicurazioni a tal punto non si fanno più garanti dell’intero danno. Per ipotesi, se l’auto ha subito una svalutazione del 50% rispetto al valore iniziale, rimborseranno il 50% del costo dei ricambi, mentre la mano d’opera dovrebbe essere interamente coperta, il tutto sempre al netto di una eventuale franchigia. Facendo un semplice esempio, ipotizzando 10 mila euro di danni, di cui 9.000 in pezzi di ricambio, il malcapitato proprietario dell’auto oggetto del furto avrà diritto ad un risarcimento solamente di 5.500 euro (la metà di 9.000 ed i 1.000 di mano d’opera), da cui va decurtata poi la franchigia. A conti fatti ci andrà a rimettere un bel po’ di soldi, oltre a tutti i disagi connessi alla cosa. Pensiamo al tempo perso tra denuncia, pratiche con l’assicurazione e fermo auto per le necessarie riparazioni. Senza dubbio una beffa per chi acquista auto ritenute premium, ma che perdono in fretta una buona parte del loro valore, piuttosto alto.

Di certo lascia non senza domande il perché asportare specifici pezzi anziché portare via tutta la vettura e soprattutto quale sia la destinazione finale. Premesso che i ladri su commissione intascano cifre nettamente inferiori al danno arrecato, ma comunque superiori anche ai 2.000 euro a seconda dei pezzi richiesti (di solito agiscono da 2 a 4 persone per gruppo), le “spedizioni” dei suddetti hanno come meta finale i paesi esteri. Resta da capire come sia possibile nascondere i vari pezzi passando i controlli doganali alla frontiera, sia per terra che per mare, cosa al quale le forze dell’ordine stanno indagando tenacemente.

Nel frattempo sulle community di internet sale la frustrazione di proprietari BMW che denunciano gli accaduti e come di fronte a ciò siano impotenti, specificando come la casa tedesca non offra alternative se non quella di sostituire le parti rubate a cifre che lasciano il cuore pesante ed il portafogli leggero. Un utente conclude così il suo sfogo: «Mi sento impotente. […]. Sono situazioni delicate che rischiano di rendere un acquisto più un incubo che un piacere».

E le vendite del marchio in Italia come procedono? Dagli ultimi dati UNRAE apparentemente bene: a Maggio 2017 sono state vendute 5.675 vetture, 430 in più rispetto allo stesso mese del 2016 (+8,2%). Guardando al periodo Gennaio-Maggio il 2017 ha fatto segnare un incoraggiante +7,81% (2.085 BMW vendute in più). Incoraggiante forse anche per il mercato nero. La più venduta è la X1, che entra nella Top 50 italiana al 41° posto con 6.257 unità, seguita al 47° dalla Serie 1 (5.375 vetture). Facendo riferimento alle segmento D, ci sono 105 X1 in più rispetto a Maggio 2016, mentre sono calate le vendite delle Serie 3 nel pentamestre Gennaio-Maggio, 1.056 automobili in meno per quello che è sempre stato visto come il fiore all’occhiello di BMW. Complice la concorrenza di nuove vetture, come l’Alfa Romeo Giulia, la 3 non accenna a decollare ed è 9° come vendite. Calate le immatricolazioni nel segmento E del suv X5 (-101 nei primi 5 mesi del 2017) in modo inversamente proporzionale alla Serie 5, che rimane al 2° posto, dietro alla nuova Mercedes Classe E. È interessante notare come i modelli che hanno subìto maggiori flessioni in negativo siano anche quelli più colpiti dai ladri. Clientela esasperata o un semplice calo portato da nuova concorrenza? Evidentemente solo a fine anno avremo un quadro completo. L’impressione è che il marchio BMW venga scelto per lo più dalle flotte che dai privati, essendo quest’ultime anche meglio assicurate contro ogni evento (ed anche gli ultimi dati ANFIA lo confermerebbero). Un riferimento potrebbe giungere dalla bavarese più “famigliare” degli ultimi anni, ossia la Serie 2 (Active e Gran Tourer), che dopo un ottimo slancio vede ora le vendite scese a 4.544 unità, contro le 5.051 del 2016.

Rimane quindi da trovare una soluzione in casa BMW non tanto per acquisire nuovi clienti – come abbiamo visto infatti le vendite sono in rialzo rispetto a 12 mesi fa – bensì per diminuire il churn rate, ossia il tasso di perdita di chi ha acquistato una vettura bavarese e non intende in seguito rimanere legato al marchio. Cresce un senso di frustrazione non solo per il danno subito da bande organizzate che agiscono su richiesta, ma anche per la beffa di dover versare di tasca propria soldi per rimettere a nuovo una vettura che magari ha solo 2 o 3 anni di vita. Una soluzione efficace potrebbe essere quella di diversificare le componenti da paese a paese, di modo che – ad esempio – le specifiche di un impianto di navigazione BMW italiano non si adattino a quelle di un paese straniero, impedendone così l’installazione. Scoraggiati da ciò, diminuirebbero in breve i furti. Un’altra soluzione, forse più classica e meno costosa in termini di produzione, vedrebbe l’uso di un antifurto satellitare di serie per tutte le BMW, in grado di allarmare istantaneamente il proprietario della vettura, facendo sopraggiungere in breve le forze dell’ordine o ancora meglio collegandolo ad una sezione dedicata capace di monitorare in tempo reale quanto accade.

Senza dubbio vi saranno diverse soluzioni, quel che è certo è che il marchio non può fare “orecchie da mercante” davanti alle esigenze di una clientela che riconosce la validità dei prodotti offerti ma vede, in seguito, una grave carenza sia in termini d’assistenza che di controprestazione da parte di BMW qualora si subisca ingiustamente un danno.

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