Lamborghini Aventador Roadster & Pirelli P Zero

Prova in pista sul circuito di Modena

Quando ci sono in ballo potenze da capogiro (per la cronaca 700 cv) non si può affatto scherzare. Ecco che allora Lamborghini si è rivolta al costruttore leader a livello mondiale nella produzione di pneumatici sportivi, facendo sviluppare appositamente per la sua Aventador Roadster una versione dedicata del glorioso P ZERO. Li abbiamo portati entrambi in pista, sul circuito di Modena, e questo è il risultato del nostro test.

Quando é il cronometro a dover dare il responso cambia tutto. La prospettiva è totalmente diversa. Non importano i consumi, il comfort, la resistenza al rotolamento. Quello che interessa davvero è solo e soltanto una cosa: la velocità pura. Velocità che non può prescindere da grip e trazione, in pista come su strada. Tra l’altro poi ci sono certe vetture, che per le loro caratteristiche, sentono meno il bisogno di una gomma che lavori per bene. Ad esempio, prendete una Elise o una Mx-5. Così agili e leggere sembrano andare più o meno discretamente con qualsiasi tipo di copertoni, anche di marca non eccelsa. E poi, invece, si entra nell’Olimpo delle vetture, quelle da migliaia e migliaia di euro, con potenze da far spaventare anche chi bazzica un giorno sì è l’altro pure tra i cordoli di una pista. Nel caso specifico della Lamborghini Aventador Roadster stiamo parlando di uno “scherzetto” da SETTECENTO cavalli tondi tondi, per una velocità di punta di 350km/h, ed uno 0-100 km/h polverizzato in appena 3 secondi. Insomma, numeri da astronave, da caccia al decollo, piuttosto che da vettura con cui puoi tranquillamente circolare su strada ogni dì. E proprio per questo, dati gli spettacolari numeri in ballo, vien da sé che le gomme assumono un’importanza vitale.

CALZE SU MISURA

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Appositamente per la Lamborghini Aventador Roadster, Pirelli ha sviluppato una nuova versione delle sue gomme Ultra High Performance, le ormai famosissime P Zero, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni. La Lambo, al posteriore, poggia su delle mostruose “scarpe” da 355′, con spalla da 25′, e cerchi da 21! Le gomme, studiate congiuntamente dai tecnici Pirelli e dai collaudatori Lamborghini, sono state appositamente pensate per offrire il massimo della prestazione su strada e tra i cordoli della pista, esaltando le caratteristiche di una vettura così speciale. Proprio per questo, Pirelli, nella realizzazione di questo pneumatico, è ricorsa a tutta la sua esperienza sviluppata nel mondo delle competizioni, utilizzando tecniche costruttive da lì derivate, avvalendosi nella fase realizzativa della più avanzata tecnologia al mondo, come la “Next Mirs”, evoluzione di un processo lavorativo totalmente robotizzato per garantire il massimo della precisione costruttiva, ed il Continuous Compound Mixing system, che permette una lavorazione della mescola tecnologicamente avanzata.

CIACK, SI GIRA
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Il bellissimo e recentissimo circuito modenese non poteva che essere un eccellente campo di prova per la Lamborghini e le sue Pirelli P Zero, chiamate ad un compito decisamente arduo. La giornata è molto calda, circa 28º, ma con meteo incerto. Il nostro turno è verso ora di pranzo, ma la notte e tutta la mattina ha piovuto, quindi l’asfalto è caldissimo e la pista poco gommata. E poi, come avevamo già avuto modo di capire con il precedente test dell’Aventador senza tetto asportabile, questa Lambo è una vettura che per le sue caratteristiche tecniche e comportamentali conta davvero tantissimo sul lavoro delle gomme. L’avevamo definita come “pensata per consentire agli sceicchi ed ai calciatori di non uccidersi alla prima curva”, ed effettivamente, anche sul circuito modenese, abbiamo avuto la conferma che questa Aventador, anche in versione Roadster, è una vettura di una facilità e di una stabilità disarmanti, specialmente considerando i numeri in ballo. Con quella maxi impronta a terra, così bassa e larga, e con la trazione su tutte e quattro le ruote, l’Aventador Roadster sembra incollata all’asfalto come se avessero inondato la pista con migliaia di litri di colla. È davvero sensazionale come la vettura segua alla perfezione il comando impartito senza scomporsi neanche un minimo. Puoi esagerare con lo sterzo, entrare in curva ancora pinzatissimo, ma l’Aventador e le sue P Zero tengono e tengono ancora senza perdere un colpo. E poi la trazione, quasi sconcertante (nel senso buono del termine). I cavalli da scaricare, teniamolo bene in mente, sono settecento, ovvero quelli che otterremmo sommando le potenze di tutte le 20 utilitarie e non parcheggiate nel cortile del condominio dove vive chi vi scrive.

Nel tracciato modenese, verso la fine del giro, dopo un destra-sinistra piuttosto lento, c’è un lungo curvone in uscita, che si percorre tutto in appoggio, in piena accelerazione. È proprio qui che l’Aventador e le sue Pirelli ci hanno lasciato senza parole. Su questa pista avevamo già girato con altre vetture, con potenze e prestazioni che non raggiungono neanche la metà di quelle della Lambo, ma con nessuna, e ripetiamo nessuna, ci eravamo potuti permettere il lusso di uscire da quella curva spalancando tutto di seconda, in piena accelerazione, senza che si manifestasse la benché minima reazione, nè sul volante, nè in termini di sotto o sovrasterzo o di pattinamenti della ruota interna. Si esce semplicemente come una cannonata, in totale nonchalance. Chapeau ad entrambi, gomme e vettura. Che poi, proprio quella reattività dell’anteriore così marcata, e quella comunicatività immediata dello sterzo, merito anche delle sospensioni push-road stile F1, consentono davvero di sentire la gomma che lavora, la spalla del copertone che lotta per contrastare la forza g ed il peso della vettura, che per quanto possa essere ridotto considerando dimensioni e cubatura del motore, recita comunque più di 1600 kg alla bilancia. Proprio per questo, avendo sentito così bene e così a lungo lavorare le gomme, dopo le due orette trascorse a girare, tra hot lap e passaggi per foto e video, ci aspettavamo di trovare delle P Zero ormai da buttare, con le tele a vista. Ma, con nostra grande sorpresa, le quattro Pirelli sembravano essere ancora in perfetto stato. Giusto i chilometri d’autostrada per rientrare a Milano ed erano già scomparsi dalla spalla della gomma i segni di un pomeriggio di straordinaria passione automobilistica. Scomparsi dalla gomma, ma rimasti ricordo indelebile nella memoria.

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