Lamborghini Aventador Roadster: prova in pista a Modena [FOTO e VIDEO]

La teoria della relatività riscritta dal "Toro"

Esiste qualcosa di più affascinante? Esiste qualcosa di più estremo? Probabilmente no: è la Lamborghini Aventador in versione Roadster. Un tetto in meno, per avere ancora più appeal rispetto alla versione coupè, senza nessuna ripercussione dal punto di vista del peso e della dinamica di guida. L'abbiamo messa alla frusta all'Autodromo di Modena, ecco com'è andata.

Lamborghini Aventador Roadster – Tra il 1905 ed il 1913 Albert Einstein, uno dei più grandi scenziati della storia, elaborò la teoria della relatività. Detto sinceramente, a parte la classica formuletta E=mc2, di questa teoria ne sappiamo ben poco. Però, anche noi, nel nostro piccolo, ne abbiamo elaborato una nostra, personale. I quasi 500 metri del rettilieno del circuito di Modena, infatti, dovrebbero essere una misura oggettiva: 500 metri sono 500 metri. Eppure, la Lamborghini Aventador, sembra accorciarli mostruosamente. Nella stessa pista, nello stesso rettilineo, avevamo già guidato la Mercedes CLA 45 AMG, una bomba da 360cv, e poi, dopo qualche mese, la BMW M4, altra bomba da 431cv. Eppure, proprio quel rettilineo, con i 700cv della Aventarod Roadster, non ci era mai sembrato così corto, sembrava davvero finire in un batter di ciglia. Neanche il tempo di uscire dall’ultima curva, spalancare il gas, che già bisognava attaccarsi agli spettacolari dischi carboceramici, capaci di farti rallentare altrettanto in un batter d’occhio, o di ciglia se preferite.

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Prima ancora di partire, però, ci sarebbe da stare ore ed ore ad ammirarla. Questa Lamborghini Aventador, specialmente in versione Roadster, con il suo colore bianco perlato, è davvero da restare senza fiato. E’ grossa, larghissima, possente, esagerata. La guardi e provi addirittura timore, percepisci la sua cattiveria, la vedi lì, pronta a sbranare l’asfalto, a lanciarsi come una fionda ad ogni affondo sull’acceleratore. Lunga quasi 478cm, praticamente come una berlina di rappresentanza, poggiata al posteriore su delle spaventose gomme Pirelli 335/30 da 20”, basta soltanto guardarla, con quello spettacolo di motore messo lì, quasi in vetrina sotto al cofano motore trasparente, per provare già tonnellate e tonnellate di adrenalina. L’aggiunta del tetto asportabile le conferisce un aspetto ancora più sensazionale, perché quando si toglie il tetto l’Aventador diventa probabilmente l’auto più sexy al mondo. Arrivare davanti a qualsiasi locale con questa, probabilmente, equivale a rimorchiare tutte le donzelle presenti nell’arco di 3-4 km.

Tornando a toni più seri, per questa versione Roadster, i tecnici di Sant’Agata hanno optato per una soluzione che consentisse il maggior risparmio possibile in termini di peso, salvaguardando al tempo stesso la shilouette della vettura, con la linea che non doveva assolutamente risultare intaccata rispetto alla versione coupè. Proprio per questo sono stati adottati due pannelli in fibra di carbonio, pesanti appena 6kg ciascuno, che possono essere facilmente asportati, prima uno e poi l’altro, per essere riposti nell’apposito vano anteriore, che ne consente la sistemazione assicurandosi che rimangano bel saldi all’interno del bagagliaio. Elemento tutt’altro che di secondaria importanza, la soluzione del tettino asportabile ha consentito di mantenere la fantastica apertura “alare” delle portiere, che da sempre identifica le Lamborghini più estreme, dalla Countach alla Murcielago, passando prima per la Diablo.

A livello tecnico, sottopelle, la Roadster rimane identica alla coupè. Rispetto alle vecchie Lamborghini come Diablo e Murcielago, che erano dei mostri di pura ignoranza automobilistica, auto che conferivano un’aura eroica a chi riusciva a guidare speditamente, soprattutto sul bagnato, la Aventador, per merito del bagaglio tecnico apportato da Audi, è innanzitutto un capolavoro della tecnica. Il telaio, proprio come nelle vetture da competizione, è un monoscocca realizzato interamente in fibra di carbonio, al quale sono solidali i due telaietti, anteriore e posteriore, realizzati interamente in alluminio. Insomma, una soluzione costruttiva senza eguali, che consente si stabilire valori ineguagliabili in quanto a leggerezza e rigidità torsionale. Ma l’utilizzo di fibra di carbonio ed alluminio non si ferma al telaio: sono realizzati in fibra, infatti, anche il cofano motore, le prese d’aria laterali e lo spoiler posteriore nonché l’hard top di cui abbiamo già parlato. Il cofano anteriore, i parafanghi e le portiere, invece, sono realizzati in alluminio. Tutto questo, ha consentito di fermare la bilancia ad appena 1625kg (solo 50kg più della coupè), un dato di riguardo considerando il motore da 6498 cm3. Questo consente di avere lo sbalorditivo rapporto peso potenza di appena 2,32kg/cv: considerate che un’auto viene in genere ritenuta sportiva quando ha un rapporto peso potenza vicino ai 4kg/cv. Per quanto concerne il comparto sospensioni, è stata adottata la sofisticatissima soluzione delle sospensioni push-road, simili proprio a quelle delle vetture di Formula 1, mentre per i freni ci si affida a 4 dischi in materiale carboceramico, con all’anteriore uno spaventoso disco da 400 x 38 mm che viene morso dalla splendida pinza a sei pistoncini. Ed infine lui, il cuore pulsante di questa Aventador Roadster: i cilindri sono 12, posizionati con un’inclinazione a “V” di 60° tra le due bancate. Dotato di fasatura variabile e lubrificazione a carter secco, il mostruoso 6.5 litri di Sant’Agata sviluppa la spaventosa potenza di 700cv, erogati alla vertiginosa cifra di 8.250 RPM. Mostruosa anche la coppia, di 690nm. In fine il cambio: la trasmissione è soltanto sequenziale con paddle al volante, con una singola frizione a secco (e quindi non un doppia frizione). La trazione, infine, come in tutte le Lamborghini da quando il marchio è sotto la guida di Audi (eccezion fatta per la Gallardo Balboni), è integrale con differenziale Haldex di IV generazione.

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Se con la prova della Aventador Coupè il pistino di Castelletto di Branduzzo non aveva consentito di scatenare al massimo le potenzialità della Lambo, dato che era un po’ come uno squalo in una vasca per pesci rossi, questa volta, la splendida pista di Modena ci ha permesso di poter scatenare per davvero le tonnellate di cavalli erogati dal V12. In un periodo in cui i motori turbo, nel bene e nel male, stanno orami dilagando sia su auto normali che su auto sportive, ritrovarsi ad oltre 8000 giri con un V12 aspriato che urla alle spalle, è l’estasi dell’appassionato, una sensazione indescrivibile fin tanto che non la si prova. Ma andiamo con ordine.
Nell’abitacolo dell’Aventador Roadster bisogna letteralmente calarcisi, dato che è la seduta è praticamente rasoterra. Al posto guida si viene quasi abbracciati dal telaio, con il brancardo molto alto sulla sinistra, ed il tunnel centrale altrettanto alto sulla destra. Proprio sul tunnel centrale, coperto da una plastica rossa, come nei caccia da combattimento, c’è il tasto start che fa prendere vita al V12. Siamo fermi, a cento pista, all’inizio del rettilineo. Inseriamo la modalità “Corsa”, piede destro sul gas, spalancato, piede sinistro sul freno, e si attiva il launch control. La lancetta del contagiri si ferma a 5000 RPM, con l’elettronica che “mura”, e non appena si rilascia il freno, il decollo. Non si fa neanche in tempo a parlare di 0-100, dato che servono appena 3 secondi, che già ci si ritrova ai 200km/h a fine rettilineo. La partenza è così violenta, con zero pattinamenti, che ti viene quasi da controllare se per caso non hai staccato l’asfalto dal terreno: a giudicare dai pezzi di bitume della pista incollati nelle gomme a fine prova viene quasi da pensare che è vero, l’Aventador “stacca” l’asfalto. La partenza assistita permette anche di apprezzare la rapidità sbalorditiva del cambio. I passaggi da un rapporto all’altro, infatti, avvengono con una velocità ovviamente ineguagliabile per manuale. Rispetto ai doppia frizione della concorrenza, Ferrari in primis, si avverte però in maniera maggiore l’interruzione della potenza. Se alla guida di una Ferrari il cambio di marcia sembra quasi non esserci, nel caso dell’Aventador Roadster il passaggio da una marcia all’altra si sente eccome, con dei grossi calcioni nella schiena, specialmente quando il cambio è in modalità corsa. Sembra quasi di essere su una vettura da competizione, che ben può disinteressarsi del comfort degli occupanti. Il che, oggettivamente, può anche fare piacere quando si è in pista, alla ricerca di cattiveria.

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Per il resto, nella parte più lenta e guidata della pista, l’Aventador Roadster ha confermato le sensazioni sbalorditive che ci aveva regalato la versione coupè. L’agilità e la rapidità nei cambi di direzione è sorprendente: vedendola così grossa, così larga, quasi non te l’aspetti. Arrivi in prossimità della curva, pestone sul freno, e lei rimane assolutamente piatta, con zero sensibilità ai trasferimenti di carico. L’anteriore, con le sue sospensioni push-road, è di un’immediatezza disarmante. Esegue alla perfezione ed istantaneamente ogni minimo comando impartito al volante, che dalla sua ha una prontezza ed una precisione a dir poco chirurgiche. E così, quasi senza neanche accorgertene, ti trovi già a centro curva, dove l’Aventador trova subito un appoggio esagerato sulle enormi gomme Pirelli. Sembra non esserci curva al mondo che tu possa prendere a velocità tale da scomporla anche soltanto un po’, sia a controlli inseriti che con tutto spento. E poi, in uscita di curva, arriva il momento della trazione integrale. La Lambo fa sembrare la cosa più semplice del mondo la pratica di scaricare a terra settecento cavalli. Anche in seconda, in terza marcia, a 50-60km/h, senza neanche avere le ruote perfettamente dritte, si può incredibilmente spalancare tutto, e la Aventardor Roadster uscirà dalla curva senza fare un plissè. Né sottosterzo, né sovrasterzo, né tantomeno reazioni sul volante. Il differenziale riesce a ripartire la trazione in maniera tale che sembra quasi di guidare in un videogame di quelli non troppo realistici, dove anche commettendo errori non da poco l’auto rimane sempre in strada. Certo, qualcuno potrebbe dire che così le emozioni ed il divertimento ne risentono, ma in realtà con la Lambo vai talmente forte e sei talmente concentrato che non potresti non volerla così perfetta, così precisa: già così, per andar forte, sudi 12 camice per quanto devi continuamente riparametrare i tuoi limiti, e trovare il coraggio di frenare sempre più tardi ed entrare sempre più forte, sicuro che tanto lei c’è e che non ti manderà mai ad impantanarti nella via di fuga. Sul veloce, poi, la sensazione di sicurezza e di stabilità è tale che ti puoi anche distrarre a guardare lo spettacolo dell’aerodinamica attiva, che lavora di continuo per tenere la macchina ancora più incollata al suolo, se possibile. In frenata, ad ogni staccata, vedi i grossi flap laterali e l’alettone posteriore sollevarsi, in modo da garantire la massima resistenza aerodinamica possibile, per poter rallentare al meglio, mentre in velocità le ali variano la loro inclinazione, in modo da favorire il massimo della deportanza ed il massimo carico aerodinamico alle alte velocità. Insomma, se siete dei fanatici della guida di traverso, dei trackday a ruote fumanti, probabilmente l’Aventador Roadster non è l’auto che fa per voi. Ma se amate andare forte e stampare tempi sul giro da chiedersi se per caso Vettel è un vostro fratello illegittimo, allora l’Aventador Roadster è proprio l’auto che fa per voi. Certo, umiliare tutti ai trackday, o in alternativa arrivare all’aperitivo con l’oggetto più sexy, più attraente, più sensazionale che si possa comprare oggi sul mercato, ha un costo che per molti, se non praticamente per tutti, la destina a rimanere un sogno, una vettura che i comuni mortali vedranno più spesso nei poster o nei video su youtube che non su strada. La cifra da scrivere sull’assegno è di 365.000€, personalizzazioni escluse. In confronto, i 6600€ di superbollo (vergogna tutta italiana) sembrano quasi fare il solletico.

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