Lamborghini Gallardo LP560-4 Spyder MY 2013, test drive

Racconto di un rodeo con un toro scatenato

Lamborghini Gallardo - Frutto di un incessante lavoro d'affinamento, a distanza di 10 anni dal lancio la Gallardo ha saputo mantenere intatte le "tonnellate" di fascino e di emozioni che riesce a generare. Sia guardandola, che guidandola. L'abbiamo portata sul circuito di Castelletto di Branduzzo per capire, nei limiti del buon senso, cosa ci poteva regalare questo toro scatenato

Quando la notte vai a dormire, sapendo che l’indomani mattina ti aspettano i cordoli di una pista, per provare una delle vetture che hanno fissa dimora nel cassetto dei sogni di ogni appassionato non è mai una notte come tutte le altre. Tenti di coricarti presto, di addormentarti, ma c’è quel misto di adrenalina, emozione e attesa che non ti fa prendere sonno, ed anche quanto ti addormenti, non fai altro che svegliarti e risvegliarti, guardando l’orologio, sperando che la sveglia suoni al più presto. Ma finalmente arriva il momento: siamo in pista, e c’è un freddo pazzesco: il termometro segna -3°, e secondo il meteo dell’ iPhone abbiamo soltanto un’ora prima che inizi a nevicare. Ma la “Lambo” ancora non c’è: la porteranno i nostri “capi”, che l’hanno tenuta il giorno prima. Ad un certo punto, in quella gelida mattinata, sentiamo un suono soave, ma rabbioso e cattivo come pochi: non ci sono dubbi, è lei, sono arrivati. Anche perchè quel sound meraviglioso, dopo averlo sentito, registrato e riascoltato mille volte quando abbiamo provato la Spyder Performante, circa un anno fa, è rimasto impresso nella nostra mente meglio del giorno del compleanno della nostra ragazza (che puntualmente dimentichiamo). La vediamo entrare dal cancello della pista, con il suo bianco perlato che spicca tra il grigio della nebbia, ed ancora una volta restiamo totalmente imbambolati ad ammirare la linea di quella che è sicuramente una delle auto sportive più belle di sempre. A distanza di 10 anni dal debutto sul mercato la Gallardo è ancora terribilmente affascinante, sexy, cattiva, aggressiva, e chi più ne ha più ne metta. I suoi tratti affilati, le forme così sbilanciate tra il muso cortissimo e la coda lunghissima, hanno un fascino ed un armonia inarrivabili, anche per molte altre supercar. Ma questa è diversa da tutte le altre Gallardo del passato: la model year 2013 porta in dote un nuovo paraurti anteriore, ancora più tagliente e spigoloso, con le due prese d’aria triangolari alle estremità che la rendono, se possibile, ancora più minacciosa quando la vedi comparire nello specchietto retrovisore. Ma andiamo in coda: anche qui il cambiamento è notevole, con una nuova linea trapezoidale, che dalla parte bassa del paraurti sale verso il cofano, disegnando le prese d’aria e gli sfoghi del poderoso 10 cilindri di Sant’Agata. Indubbiamente questi nuovi tratti danno alla Gallardo un aspetto ancora più cattivo. Però in coda, secondo noi, si è forse persa un pelino di armonia e di eleganza, ma sono gusti personali.

Dopo averla ammirata a lungo, è poi arrivato il momento di metterci al volante ed iniziare a divertirci un po’. Una volta calati all’interno dell’abitacolo, praticamente rasoterra, le sensazioni rispetto a quelle provate sulla Spyder Performante sono un po’ diverse: lì c’erano i sedili a guscio e i pannelli porta molto minimal rivestiti interamente in carbonio a farti capire che ti trovavi sul sedile della versione più “selvaggia” della Gallardo. Qui, sebbene l’impressione di trovarsi al volante di una supercar sia sempre ben chiara, dato che i dettagli sono quelli tipici di una “Lambo”, al tempo stesso ti rendi conto che questa è la versione decisamente più “civile”. Bene, è arrivato il momento di mettere in moto ed iniziare a girare. Piccole premesse: detto della temperatura gelida, dobbiamo dirvi, per dovere di cronaca, che la vettura montava gomme invernali Pirelli Sottozero, e che siamo in pista soltanto per fare qualche foto scenografica e non per stampare il tempone sul cronometro. Dunque, mantenendo le promesse, iniziamo a girare in maniera piuttosto tranquilla, con la Gallardo che ci sorprende, mostrandoci un’anima docile, mansueta. Non sembra neanche di essere al volante di una belva da 560 cv. Ma lo stile di guida da “passeggiata domenicale” non dura per molto, perchè l’indice della nostra mano destra non resiste alla tentazione irrefrenabile di premere il simpatico tasto “corsa” sul tunnel centrale, e l’altrettanto simpatico tasto che disattiva il controllo di stabilità. Ora ci siamo, la Gallardo si è trasformata, ed iniziamo a spingere come si deve. Il motore ha una spinta impressionante: superati i 4500 giri al minuto inizi a sentire tutti i cavalli, ma è dai 6000 fino al limitatore che il 10 cilindri ti fa letteralmente impazzire di gioia. La progressione è un qualcosa di devastante, e la velocità con cui la lancetta dei giri sale e scende sembra quella di una Honda Cbr 1000. Detto del motore, che permette alla Gallardo di sbrigare la pratica dello 0-100 in 4,0 secondi o poco meno, parliamo un po’ delle dinamiche di guida. Qualcuno di voi starà pensando che la pista di Castelletto non sia di certo il luogo più adatto dove poter scatenare una Gallardo, dato che in rettilineo si riesce a mettere soltanto la quarta. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: tralasciando il discorso rettilineo, la pista ha numerose curve piuttosto angolate, dalle quali si esce in seconda marcia, se non addirittura in prima nel caso del tornantino. Ma c’é anche un curvone a sinistra piuttosto veloce, che si fa in appoggio sulle ruote esterne, in piena accelerazione. Beh, queste caratteristiche ci permettono di valutare al meglio doti, tra le quali in primis l’agilità, la motricità e la sensibilità ai trasferimenti di carico. Nei primi giri tirati optiamo per uno stile di guida pulito, delicato sui comandi: senza dubbio stiamo andando forte, però l’impressione è quella di non sfruttare appieno le potenzialità della vettura, che sembra sempre un po’ “strozzata”. Proviamo quindi a guidarla di forza, con cattiveria. La buttiamo in curva verso il punto di corda senza troppe formalità. Ci sentiamo perfettamente in sintonia con la Gallardo, e abbiamo la netta sensazione di sfruttarla se non al 100%, almeno al 95%. La si guida più con il gas e con i trasferimenti di carico piuttosto che con lo sterzo. L’anteriore piuttosto incisivo, con il posteriore dov’è invece è concentrato il 57% del peso della vettura, fanno si che in ingresso riesci a sfruttare la prontezza del muso, complice anche lo sterzo millimetrico, con la coda che non appena rilasci l’acceleratore s’intraversa qual tanto che basta per aiutarti a chiudere la curva. Ma non la devi raddrizzare: la continui a tenere per tutta la percorrenza un filino di traverso, per poi in uscita dare gas a fondo, senza aspettare di tornare a ruote dritte. È la trazione integrale, infatti, che trasferendo più potenza alle ruote anteriori la raddrizza praticamente “da sola”.

Una piccola osservazione sul cambio: il sequenziale E-Gear a sei rapporti è straordinariamente veloce e cattivo nelle cambiate, però tra la modalità Sport e la modalità Corsa preferiamo la prima. In Corsa, infatti, i passaggi da una marcia all’altra avvengono con una cattiveria incredibile, tanto che bisogna mettere per bene in tensione i muscoli del collo prima di agire sui paddle. Tutta questa violenza, però, a nostro personale parere fa perdere qualcosa in termini di fluidità di guida, mentre in Sport, sebbene non si perda nulla in termini di velocità, ci si guadagna in dolcezza. Fantastici, invece, i quattro dischi in materiale carboceramico, che garantiscono delle decelerazioni che sembrano farti spostare gli organi interni ad ogni pestone sul pedale. Un plauso va anche alle gomme Pirelli Sottozero: prima di arrivare in pista non ci saremmo mai aspettati di poter spingere così con una gomma invernale. Finito il nostro turno siamo molto soddisfatti, con quel sorrisino inebetito che testimonia quanto ci siamo divertiti. Nonostante la temperatura gelida, però, siamo anche un po’ sudati: la Gallardo, quando la si porta al limite, ti diverte come nessuna, ma ti chiede anche tanto impegno e concentrazione. Insomma, non è una cosa da tutti. Chiedete a quelli di Pamplona che effetto fa un toro imbizzarrito.

Eccovi qui il video della nostra prova, il primo con la musica e, per i più integralisti, il secondo con solo sound:

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