Pichetto Fratin: ‘Il problema dell’elettrico è di ordine economico’
"Servirebbe un salario integrato di almeno il 50 o 60%"
La transizione energetica è sempre il tema più caldo del momento nel settore automotive, con l’Italia in ritardo rispetto agli altri paesi più importanti d’Europa sull’elettrico. “La natura del ritardo è principalmente di ordine economico”, le parole di Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Tra salario e incentivi
Il ministro va più a fondo nella spiegazione, durante l’Automotive Business Summit del Sole 24 Ore: “Il salario medio italiano avrebbe bisogno di un’integrazione almeno del 50 o 60% per essere alla pari del salario tedesco”. O, in alternativa, “si dovrebbe di fatto avere un incentivo, una contribuzione pubblica per l’elettrico di dimensioni, triple, quadruple rispetto all’attuale stanziamento”. Nessuna delle due vie è attualmente percorribile e l’Italia è così in ritardo.
Cosa si può fare per provare a ridurre il problema? “Il percorso è quello che riguarda il sistema industriale, il sistema produttivo per arrivare a dei prezzi che siano compatibili con il mercato. È una questione di tempi, di salari, di cultura. Peraltro, nel piano nazionale integrato energia e clima, io ho previsto sei milioni al 2030 perché sono convinto che andando avanti ci sarà una crescita molto più accentuata”.
Il problema delle Euro 1 e 2
Non solo la transizione energetica, ma anche un parco auto molto vecchio è presente nel nostro Paese: “L’Italia ha 40 milioni di veicoli, ha due milioni e mezzo di Euro 1 e Euro 2 che inquinano 28 volte un Euro 6”. Qui, secondo il ministro, qualcosa si potrebbe fare: “Quando ero al Mise abbiamo incentivato il cambio verso Euro 5 ed Euro 6 nel quale chi cedeva una Euro 1 o Euro 2 prendeva l’incentivo per rinnovare il parco auto. È un’azione che va fatta compatibilmente col bilancio dello Stato”.
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