Porsche Cayman PDK, primo contatto

La sorella maggiore sempre più nel mirino!

Porsche Cayman PDK, primo contatto

Ogni volta che proviamo una Porsche finisce così. Ci sono auto stupende da guidare ma che difficilmente potremo usare tutti i giorni. Pensiamo a Ferrari e Lamborghini, che sono proibitive per le tasche di quasi tutti, ma anche ad auto alla portata di un appassionato con disponibilità più “normali”, come una Lotus Exige o una di quelle track day car, tanto belle da guidare quanto inutilizzabili anche solo per un week end al mare. Porsche da sempre riesce invece a conciliare l’irrazionale con il razionale, l’essenza della passione per la guida sportiva con la fruibilità nella vita quotidiana. Nel caso della Cayman con costi di acquisto e di gestione allineati con quelli di una Station Wagon premium nemmeno troppo accessoriata. Si, perché dal prezzo di listino, aggiungendo quello che possiamo ritenere indispensabile, si arriva intorno ai 60 mila euro. Che è una cifra importante e non alla portata di tutti, ma allineata con la spesa necessaria per portarsi a casa una Audi A4 SW 3.0 TDI con qualche optional, o le sue rivali in casa BMW, Mercedes. Non è questo però il suo pregio migliore, perché è usandola che ci si innamora di lei, per le prestazioni certo, ma anche perché sa essere parca nei consumi quando serve, confortevole per i lunghi viaggi, con un considerevole spazio per i bagagli di due persone. Aggiungiamoci una ottima tenuta del valore nel tempo e costi non proibitivi per bollo e spese di manutenzione. Ogni volta finisce così. Dopo averla restituita iniziamo a ragionare sul suo possibile acquisto, iniziamo a cercarne una usata e prima o poi….

Cayman_apertura

La nuova Cayman è completamente rinnovata rispetto alla precedente generazione. Il salto in avanti è di quelli importanti. Lo avevamo detto in occasione della prova della nuova Boxster, con cui condivide la scocca, lo confermiamo anche in questa occasione. Fin dalla sua nascita, nel 2005 con la versione conosciuta con il codice 987, la piccola coupè puntava in alto. Non a caso, come livello di prestazioni e come sensazioni di guida, Porsche la paragonava alla 993, l’ultima 9-11 con motore raffreddato ad aria, vero oggetto di culto per gli appassionati del marchio tedesco. Ora, grazie alla bontà del progetto 981, che non può che confermarsi nella versione chiusa, la Cayman diventa una delle peggiori avversarie della sorella maggiore. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che la piccola di casa sia superiore alla 911. In molti, soprattutto dopo averle guidate entrambe, dicono invece che sono vetture davvero ben riuscite, ma con approcci e caratteristiche ben differenti. Scopriamo quello della Cayman, in attesa di provare, speriamo presto, la sorellona. Esteticamente, inclusi gli interni, riprende fedelmente le novità ed il design, molto azzeccato, della nuova Boxster. In particolare sono identici i fari, sono simili, anche se con alcune piccole differenti, le nuove prese d’aria lungo la fiancata. La linea del parafango posteriore è fantastica, sinuosa come il corpo di una bella donna. Le carreggiate crescono e si vede anche ad occhio, prima di averne una conferma dai dati tecnici. Sono in alluminio il bellissimo portellone, inclinatissimo, il cofano anteriore e le portiere. E proprio grazie all’utilizzo di pregiati materiali, oltre all’alluminio troviamo anche il magnesio, la Cayman “dimagrisce” di circa 30 chili, malgrado cresca di 33 millimetri in lunghezza. Cresce, in maniera ancora più marcata, il passo, di ben 6 centimetri, con più spazio a disposizione nell’abitacolo e per i bagagli. All’interno la qualità e lo stile Porsche sono allineati con i modelli top di gamma, anche perchè il tunnel centrale alto è praticamente identico ormai su quasi tutti i modelli. Il tunnel alto, se da un lato è riuscito dal punto di vista del design ed è ormai un marchio di fabbrica, dall’altro è un insieme di comandi di difficile utilizzo, almeno inizialmente, oltre ad essere monolitico e privo di qualche utile vano dove poter lasciare un cellulare o qualche piccolo oggetto, che si è obbligati a stivare nella portiera, dotata invece di due comode tasche, di cui una espandibile grazie ad uno sportello. Ritroviamo anche i classici della produzione di Zuffenhausen, la chiave di accensione posta sulla sinistra del volante e i tre strumenti circolari, con al centro il contagiri, di dimensioni maggiori rispetto agli altri due. Quello di destra invece altro non è che un display da 4,6”, che si abbina a quello principale, un touch screen da 7”, con cui poter gestire le varie funzioni dell’impianto infotainment. Nel caso della Cayman i bagagliai sono ben due, con quello anteriore in grado di accogliere borse anche di buone dimensioni, e quello posteriore che può essere riempito fino al lunotto, per la notevole capienza di 275 litri.

Cayman_interni

Ma veniamo alla parte più interessante, girando la chiave si intuisce subito l’importanza che è stata dedicata al sound del motore. Appena messa in moto, e per alcuni secondi, la sonorità è aggressiva, per lasciare poi spazio alla silenziosità ed al comfort di marcia. Nella guida sportiva, quando si preme a fondo sul pedale dell’acceleratore, il sound del motore è fantastico. Il boxer gira fino alla soglia degli 8 mila giri. La sua cilindrata torna ad essere di 2.7 litri, come quella della prima versione, che era salita a 2.9 con il restyling del 2009. Sale a 275 cavalli (+10) la potenza massima, scende la coppia, anche se di poco, a 290 nm (-10). Se le doti in termini di handling e piacere di guida, con uno sterzo ancora migliorato e sempre più preciso e reattivo, sono di livello assoluto, la spinta del motore, sound a parte, non è certamente la dote migliore della Cayman, almeno del modello 2.7. Lo conferma il dato di accelerazione massima rilevato dallo strumento di cui è dotata, che si è fermato a 0,7 G, anche cercando di sfruttare qualche “trucchetto”. L’esemplare in prova era infatti dotato del cambio PDK e del pacchetto Sport Chrono, che include il sistema per il Launch Control. Basta inserire la modalità Sport Plus, tenere il pedale del freno con il piede sinistro e premere a fondo il gas ed il gioco è fatto, appare una indicazione sul terzo strumento del cruscotto, a quel punto potete lasciare il freno e l’auto farà tutto da sola, scaraventandovi in avanti con tutta la violenza possibile. Vivamente suggerito alle ripartenze ai caselli, uno dei pochi posti con spazi sufficienti per sfogare in tutta sicurezza i 275 cavalli, rigorosamente fino alla canonica soglia dei 130 km/h. Battute a parte, la potenza è più che sufficiente per divertirsi, ma visto il livello generale delle prestazioni della Cayman, l’impressione è che sia meno di quanta non potrebbe essere in grado di gestirne l’auto. Il cambio PDK continua a convincerci, anche se con qualche limite ed automatismo di troppo, inclusi i doppi comandi al volante, con le medesime funzioni sia a destra che a sinistra, per scalare o passare al rapporto superiore, nettamente più scomodi e meno intuitivi dei classici paddle, che sono disponibili solamente come optional. Il cambio Porsche DoppelKupplung (doppiafrizione) si fa invece apprezzare per la velocità, per la stupenda doppietta automatica in scalata, per il comfort e per la costanza di spinta, anche durante le cambiate. Lo stesso Launch Control, altamente deleterio con i cambi di qualche anno fa, con il doppia frizione può essere utilizzato senza temere di rompere costose parti meccaniche. Sono sette i rapporti previsti, con la settima “lunga”, per favorire i consumi. Curiosa e pratica la possibilità di “veleggiare”. In determinate condizioni, rilasciando il gas, viene infatti disconnesso il motore dalle ruote, lasciandolo girare al minimo e facendo continuare alla vettura la sua marcia, sostanzialmente in folle. Bastano una pressione sul freno, sull’acceleratore o sui tasti del cambio per ripristinare la connessione tra motore, cambio e quindi con le ruote posteriori. Agendo con i tasti del cambio, premendo il tasto a salire, si può nuovamente tornare a veleggiare. Questo è in pieno stile Porsche, realizzare un cambio più rapido (3 decimi sullo 0-100 con il pacchetto Sport Chrono) del manuale a sei marce disponibile di serie, che però è in grado di aumentare il comfort e diminuire i consumi. La frenata è al top: sono 37 i metri necessari per frenare da 100 km/h, ma ad impressionare maggiormente è la costanza di rendimento e la potenza della frenata a velocità proibitive. Siamo riusciti a superare 1,2 G di decelerazione rilevata con una staccata ad oltre 210 km/h, senza che la vettura si scomponesse minimamente. Chiunque abbia mai provato a portare una vettura in pista presso l’autodromo di Monza, conosciuto come il tempio della velocità per i lunghissimi rettilinei che lo contraddistinguono, che terminano sempre con importanti punti di frenata, sa che pochissime auto, nella configurazione di serie, possono inanellare più di qualche giro di fila senza dover rallentare per far riprendere fiato all’impianto frenante. Tolte alcune eccezioni, le Porsche 911 sono sempre state tra le poche a poterlo fare, ed ora anche la “piccola” di casa, ne siamo certi, lo è altrettanto.

Cayman_chiusura

Il prezzo, lo abbiamo anticipato, parte da 53 mila euro. Mai la parola “parte” è stata più azzeccata, perché difficilmente riuscirete a fermarvi prima dei 60 mila euro, e facilmente potreste raggiungere la soglia dei 70 mila. Sono moltissimi, e spesso abbinati ad importi belli consistenti, gli optional disponibili, molti dei quali irrinunciabili. La vettura in prova era dotata di parecchi “gingillini” di questo tipo, come il PDK (circa 2.900 euro), pacchetto Sport Chrono (oltre 1.600), cerchi da 20” (quasi 3 mila), interni in pelle (oltre 3.100) e molto altro. Mancavano i freni Porsche Ceramic Composite Brake, che costano da soli la bellezza di quasi 7.500 euro! Buone notizie invece per quanto riguarda i consumi, dati dichiarati a parte, nell’uso quotidiano, non è difficile percorre e superare i classici 10 chilometri con un litro di benzina, anche concedendosi un po’ di sano divertimento qua e là. La Cayman, almeno per quanto riguarda i consumi, è più allergica alla città, dove è facile scendere di molto sulle percorrenze, piuttosto che al piede pesante su strade aperte e senza traffico.

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4 commenti

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  • Nikil ha detto:

    Bell’articolo, ma personalmente continuo a preferire il cambio manuale. Ormai é diventata una “moda” avere i paddles al volante sulle auto sportive, quando tale soluzione sarebbe adatta non a questo tipo di vetture, ma solo a piccole citycar,giusto per essere comodi nel traffico congestionato delle nostre cittá.
    Forse sarebbe il caso di fare un passo indietro perché la vera guida sportiva é fatta di cambiate manuali, e non assistite da un centralina che prende il posto del pilota.
    Il primo errore arriva dagli sport: tutte le vetture da competizione hanno ormai il cambio automatico. E la bravura del pilota dov’é? Sembrano macchinine telecomandate…schiacci un pedale e vai!
    Si sta perdendo tutto il gusto e il piacere della vera guida sportiva, sia nelle vetture di tutti i giorni, sia nello sport. Tutto nel nome della “tecnologia”: mi chiedo se tutta questa innovazione non sia controproducente visto che alla fine il piacere di guida viene meno.
    Rimanendo più in tema con l’articolo, credo che per 60.000€ (averceli), ci sia di meglio: Alfa Romeo 4C. Altro non aggiungo 😉
    Saluti

  • Castor Troy ha detto:

    Beh, non c’è che dire si tratta di un’auto eccezionale con eccellenti compromessi: forse questa la maggiore differenza con la 4C dell’Alfa. Quest’ultima è realmente piccola, con un bagaglio irrisorio e con uno spazio interno assai ridotto e direi claustrofobico. Però chi non vuole la solita Porsche…Personalmente mi piace la solita Porsche, principalmente perché è fatta bene, costruita in modo solidissimo e lo avverti senza problemi con un’affidabilità a tutta prova: non tutti sanno che puoi comprare la garanzia fino a nove anni: altro che coreane! Solo che queste le sbatti in circuito e poi vai a fare la spesa con la stessa vettura: se le coreane le porti in pista, dopo aver cambiato, marmitta, dischi freni, pastiglie, olio, etc, fatti due giri al ring la puoi pure buttare.
    Sulla 4C non punterei due lire: è bella ma temo che sia davvero poco affidabile. Certo tra vent’anni dopo qualche aggiornamento forse sarà possibile comprarla con una certa sicurezza che non ti lasci a piedi dopo il primo semaforo.

  • Nik079 ha detto:

    La 4C adotta il robustissimo TBI, e nulla a che vedere con la Cayman S. Sono auto diverissime e tra le due a occhi chiusi la 4C, vero orgoglio italiano della sportività! 😉
    Porsche è un gran marchio con una grande storia, ma questa volta alfa a saputo fare meglio: mentre òa Cayman è la classica sportivetta di classe media, la 4C si posiziona più in alto, pur mantenendo un przzo piuttosto basso.
    E poi Porsche si è rovinata motlo la reputazione producendo auto orribili come il Cayenne o auto troppo economiche (relativamante al prestigio del marchio!)come la Boxster.
    Mi spiace solo una cosa della 4C: non ha il cambio manuale, e per una sportiva quello non dovrebbe mai mancare, almeno a scelta.

  • Adrian ha detto:

    Tra 4C e Cayman S scelgo il Porsche tutta la vita, la 4C è una vettura ‘strapompata’ senza climatizzatore, hi-fi, pare che non abbia neppure la ruota di scorta…
    Ma scherziamo ? 60.000 euro e neppure il clima, ma andè a ciape i rat !!!

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