Stellantis: “La crisi dei microchip è grave e durerà ancora a lungo”

Situazione sempre più critica e di non facile risoluzione

La prolungata crisi dei microchip che da mesi attanaglia l’industria dell’auto e non solo, costringendo a riprogrammare la produzione, chiudere impianti e fare ricorso alla cassa integrazione, non è di facile e immediata risoluzione. A ribadire ancora una volta la gravità della situazione è Stellantis, attraverso le parole di Davide Mele, vice direttore operativo di Stellantis Europa.

La carenza di semiconduttori si fa sentire in maniera concreta su tutti gli stabilimenti di Stellantis, compresi quelli italiano con la Sevel di Atessa (ex FCA di Melfi) e gli impianti di Pomigliano D’Arco e di Cassino. Senza le forniture di microchip, componentistica fondamentale nella produzione automotive, le Case sono costrette sempre più spesso a fermare le linee produttive di auto e veicoli commerciali. 

Nessuna soluzione immediata

Una situazione molto complicata per il settore auto, quella che descritta da Davide Mele, che ha parlato in occasione del convegno “Un patto strategico per l’Automotive alla sfida della transizione”, affermando che al momento non si prevede “nessuna soluzione immediata per la crisi dei chip”. Ad accentuare il problema di molti costruttori europei e americani è anche la quasi totale dipendenza dai produttori asiatici, dove tra pandemia Covid, focolai e contagi nelle fabbriche di Taiwan, Cina e Corea non si riesce più a star dietro alla domanda mondiale di semiconduttori. 

Lavoratori a rischio

Sebbene diverse aziende, come ad esempio Intel, hanno messo sul piatto importanti investimenti per costruire impianti produttivi di chip, per realizzarli servirà tempo, un tempo che le Case automobilistiche non si possono permettere, con tanti lavoratori a rischiare il posto. Come ad esempio i quasi 1.000 lavoratori precari dello stabilimento Sevel di Atessa che rischiano di pagare a caro prezzo la riduzione delle produzioni e il taglio dei turni. 

Si prova a fare qualcosa 

Spiegando che bisognerà fare i conti con la crisi dei chip ancora per molto tempo, Mele afferma che anche Stellantis sta provando a fare qualcosa ma non è semplice: “Stiamo mettendo attenzione massima per individuare le azioni da mettere in piedi, ma non si trova una soluzione da un giorno all’altro. Lavoriamo 24 ore al giorno ma dobbiamo gestire la contingenza temporanea, dobbiamo adattare la nostra competitività allo stato attuale della fornitura. Nonostante tutto questo, continuiamo nel nostro impegno di investimenti e raggiungimento degli obiettivi della fusione”.

Mercato che fatica a ripartire, Italia resta al centro del progetto di Stellantis

Ampliando la visione sulla situazione complessiva, il rappresentante di Stellantis, spiega: “Il mercato sta facendo fatica a ripartire, c’è un trend negativo: siamo ancora sotto del 25% rispetto a una condizione naturale del mercato”. Tuttavia, ha spiegato Mele, che nella strategia di crescita a medio-lungo termine di Stellantis l’Italia rimane centrale: “Il piano da 5 miliardi sull’Italia, lanciato nel 2019, è in fase di implementazione: stiamo continuando a investire sul futuro. Il secondo step, che ci permetterà di arrivare al 2030, è in fase di sviluppo: verrà condiviso con fornitori, parti sociali e governo nel momento della maturazione. È un piano a step che stiamo condividendo con la trasparenza necessaria”.

Sostenibilità economica verso la transizione energetica

Mele ha poi affrontato anche il tema della transizione energetica, confermando gli impegni di Stellantis annunciati lo scorso lui, aprendo all’istituzione di un tavolo permanente Stellantis-istituzioni, e affermando: “Sarà importante elaborare un’offerta sostenibile da un punto di vista non solo ecologico, ma anche economico, Stellantis ha le conoscenze per essere leader, non follower, e per questo stiamo procedendo in modo serrato per prendere decisioni concrete da portare a termine il più rapidamente possibile”.

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